VINO DIVINO Monologo
7,00€
Lo spettacolo è un viaggio divertente e poetico nel mondo del vino.
E’ ambientato all’interno di una taverna dove il pubblico incontra uno strano personaggio, che sbucato fuori come dal nulla, racconta la sua storia e il suo precocissimo incontro con il divino nettare. Una storia fra sogno e realtà, a tratti surreale. Un mondo generato quasi per caso da un creatore che non avendo ancora inventato il vino deve difendersi dai pesci inferociti dal fatto di dover vivere in “quella brodaglia sciapa” che per loro è l’acqua.
Il monologo si sviluppa in un turbinio di situazioni comiche che vedono il pubblico coinvolto nella vicenda, e tra racconti epici e note autobiografiche, si dipana la trama della storia del santo bevitore. Uno spettacolo comico e poetico allo stesso tempo.
Lo spettacolo affonda le radici nella tradizione del racconto popolare orale.
Ripercorre il tempo delle usanze di un’Italia rurale e popolare di cui si sono perse le tracce. Porta lo spettatore a rivivere emozioni di vita semplice e poetica di cui altri hanno sentito parlare da chi ha avuto la fortuna di viverle.
Il vino, con il suo carico di suggestioni e storia è il filo conduttore dell’intera opera teatrale.
SKU: | 979-12-80419-13-2 |
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Category: | Teatro |
Anno | 2021 |
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Autore | |
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CON LE TUE LABBRA SENZA DIRLO
Con le tue labbra senza dirlo è il monologo tragicomico di un giovane autore/attore che approfitta del palco per confessare tutta la sua arroganza. L’arroganza di un amore, profondo, viscerale, che si traduce in un gioco di maschere in cui la parola passa senza distinzione dall’autore all’attore, in un continuo rimescolamento delle parti. Quale migliore alchimia per esprimere, all’esordio, tutto il proprio amore per il teatro?! Amore arrogante, che restituisce, di riflesso, l’arroganza della sfida che il teatro lancia a quanti vogliono calcarne le scene. Da qui la galleria di personaggi con cui impatta il giovane autore ai primi passi – dalla famiglia, al parroco, ai baroni dell’arte.
Massimo Canepa
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ATREUS ET ILIONA
“Atreus et Iliona ”, proposto dall’autore, racconta di due protagonisti del mito e dell’epica classica greca. Questa lettura mitologica è, in verità, liberamente ispirata a due titoli di tragedie latine rispettivamente di Accio e Pecuvio, autori latini del II sec.a.C., le cui opere, tranne pochi frammenti, sono andate perdute. Il tema centrale è quello della vendetta, della violenza perpetrata ai danni del nucleo familiare, che prelude ai giovani la possibilità di un vivere normale, di un futuro certo.
È stato messo in scena dalla compagnia teatrale Coop.Argot di
Roma e Segni dell ’Anima di Prato. -
IL CURATO E IL PAGLIACCIO
“Io credo che la normalità sia il male e la follia sia il peggio. Io credo che il diritto di essere diverso sia anche il diritto di essere uguale”.
Queste le parole di Sandro Gindro, psicoanalista di formazione freudiana, compositore e drammaturgo, cui si deve l’autonomo percorso verso Psicoanalisi Contro nonché la fondazione dell’Istituto Psicoanalistico per le Ricerche Sociali.
Dalla drammaturgia emerge un unico personaggio: il curato che si dibatte tra le due sue anime: quella del prete e quella del pagliaccio.
La questione è credere o no nell’esistenza di Dio. Ma una volta ucciso il pagliaccio, l’unico che sapeva ringraziare e per il quale valeva la pena che fosse stato creato il sole, il mare, gli alberi, il solo che sapeva goderne, “che farà Dio ”, si chiede il prete.
Ammettendone così l’esistenza. Come pure la ammette il ragazzo non vedente, che ne canta una dimostrazione, ispirata alla prova ontologica di Sant’Anselmo da Aosta. -
VOCI DALLA CITTÀ
I testi di questo libretto sono stati composti per Città in condominio, iniziativa realizzata per tre anni a Milano da un gruppo di autori (Mauro Carli, Renata Ciaravino, Carlo G. Gabardini, Renato Gabrielli, Renata M. Molinari, Giampaolo Spinato, Roberto Traverso, Tommaso Urselli) con il proposito di sperimentare diverse scritture per raccontare la città, coinvolgendo altri autori e attori.
I luoghi che hanno ospitato questi testi: a Milano il Teatro Out Off, il tendone di esterni, la Scuola D’Arte Drammatica Paolo Grassi, l’Auditorium Demetrio Stratos di Radio Popolare, il Progetto Stazioni del Teatro Arsenale; l’Arboreto di Mondaino (Rimini); il Festival Castel dei Mondi (Andria).
Hanno detto le parole di questo libretto: Silvia Baldini, Tommaso Banfi, Egidia Bruno, Marta Comerio, Jenny De Cesarei, Gianluca De Col, Francesca Perilli, Claudio Raimondo, Mario Sala, Tommaso Urselli, Elisa Zanolla.
Da questo materiale prendono vita due lavori:
Ma che ci faccio io qua? — immagini note parole per uno s-concerto sulla città, presentato a Milano al Teatro della Contraddizione nel marzo 2006 per la sezione Transiti, in collaborazione con il regista Paolo Trotti e il musicista Alberto N. A. Turra; una ulteriore evoluzione del lavoro viene presentata nel mese di maggio al Teatro della Cooperativa, per la rassegna Lavori in corso
Piccole danze quotidiane, presentato in forma di studio presso il Teatro Mohole, Milano, con la partecipazione di Monica Gallarate, Lucrezia Maniscotti, Maria Pietroleonardo, Pino Polimeni, Barbara Tonon. -
LA STANZA DELLA MEMORIA
Il testo nasce dall’urgenza di aprirsi e dialogare con quelle emozioni e quelle immagini che dal passato risalgono alla memoria, ripercorrendo con affettuosa ironia la storia di una comunità sociale calabro-lucana nel periodo compreso tra gli anni 30 e gli anni 80. Un musicista e la sua fisarmonica, anima e voce popolare, accompagnano questo viaggio temporale, creando un contrappunto di suoni, rumori e battute. La vicenda ruota intorno a nonna Francesca e al mondo che la circonda. Saverio e Dario, nipoti della ormai vecchia Francesca, ci accompagnano in questo itinerario emozionale. Il mondo contadino e il suo crepuscolo, l’avvento del mondo industriale, l’emigrazione, la mutazione dei valori, il passaggio generazionale, l’epoca del boom con nuove dinamiche sociali e con culti e modelli emergenti. Il testo ha ottenuto una segnalazione al premio nazionale teatrale Città di Reggio Calabria 1996. È stato messo in scena dalla compagnia teatrale Scena Verticale di Castrovillari (Cs).
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VINO DIVINO
(Ovvero la vera istoria del santo bevitore)Diplomatosi presso il “Centro di avviamento all’espressione” diretto da Orazio Costa a Firenze dove apprende il metodo mimico, segue i corsi del Laboratorio Nove sempre a Firenze, prosegue gli studi presso il Centro di Sperimentazione di Pontedera. Nel 1991 fonda la Compagnia Occupazioni Farsesche e si occupa della conduzione dei teatri di Scandicci, Pieve Santo Stefano, e Barberino del Mugello. Partecipa al primo allestimento del “Sogno di una notte di mezz’estate” per la regia di Glauco Mauri. Nel 1992 lavora con la Compagnia dell’Uovo di L’Aquila. Nel 1995 collabora con l’Università di Cincinnaty per la quale realizza lo spettacolo “Festino del Martedì Grasso” di cui è autore ed interprete sotto la regia di Malcom Fraser. Nel 1996 fonda, con Maurizio Annesi e Cristina Caldani, il Teatro San Leonardo di Viterbo con il quale partecipa alla realizzazione di numerosi spettacoli tra i quali “Harry’s Light” di cui è autore e regista, “Bella e la bestia” di cui è autore, si occupa della regia degli spettacoli “Remember my rame is Will” dai sonetti di Shakespeare, “La purga di Bebè” di Feydeau. Nel 1997 partecipa allo spettacolo “L’avaro di Plauto” di Lerici. Nel 2000 è protagonista dello spettacolo “L’asino d’oro” da Apuleio a fianco di Orso Maria Guerrini. Nel 2002 è Mercurio nello spettacolo Anfitrione di Plauto con Stefano Masciarelli. Nel 2003 lavora a diversi spettacoli tra i quali, “Morte di Galeazzo Ciano” di Enzo Siciliano, “La Tempesta” di Shakespeare, “Trapped” di Piermaria Cecchini. Da tre amni dirige il laboratorio permanente “Lo spettacolo possibile” a Viterbo.
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L’ARGOT… NOSTRO CONTEMPORANEO
Sono ormai diversi anni che mi occupo principalmente di drammaturgia contemporanea ed in particolare di quella italiana. Ho visto crescere decine di autori, oggi più o meno affermati, ma certamente “autori”; con loro ho stabilito rapporti di lavoro e più spesso questi rapporti si sono trasformati in amicizia. Scegliere di lavorare in particolare con i “giovani” ha significato in qualche caso crescere insieme. I rapporti sono a volte conflittuali ma sempre e comunque il confronto con l’autore è risultato molto fecondo. La possibilità di confrontarsi con più autori ha dato vita alla creazione di un vero e proprio laboratorio, “factory” come la definiscono gli anglosassoni, in continuo movimento ed alla ricerca di nuove forme espressive di scrittura e di un linguaggio comprensibile per il pubblico del nostro tempo. Un luogo dove gli autori, i registi, gli attori potessero elaborare e condividere il primo momento del fare teatro che è la scrittura di un testo. (…) Credo molto in questo metodo di lavoro, nello scambio continuo di informazioni, nel rispetto dei ruoli e nella assoluta consapevolezza che ogni partecipante alla messa in scena deve essere coinvolto nell’allestimento in modo responsabile. Ritengo che questo “lavorare” intorno al testo sia uno degli ingredienti fondamentali per la riuscita degli spettacoli. L’augurio è che sempre più case-laboratorio nascano per permettere ai giovani autori e non solo, di fare pratica di palcoscenico, perchè è in questo modo che si costruisce una drammaturgia nazionale con una identità e una ricchezza assolutamente indispensabili oggi per un rinnovato rapporto con il pubblico.
Maurizio Panici
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GERUSALEMME
IL GIARDINO DI MIRIAM E SALMANPer amore di Israele e dei suoi e nostri fratelli e sorelle Palestinesi è stato scritto questo testo di Lidia Caputo: nella storia del «possibile impossibile
» amore di Myriam, ragazza Ebrea, e Salman, giovane Palestinese, storia «battezzata» nel sangue degli innocenti, è un futuro che si lascia intravedere.
Un futuro che passa attraverso la conversione dei cuori e la fiducia che il “fratello – nemico” possa ritornare ad essere – per gli uni e gli altri – quello
che è davanti agli occhi di Dio: semplicemente il «fratello».Dalla prefazione di Bruno Forte
Lidia Caputo’s text was written because of the love she has for Israel and her and our Palestinian brothers and sisters. In the story of the «impossible – possible» love between a Jewish girl, Miriam, and a Palestinian young man, Salman, a story “baptized” in innocent blood, a future ray of hope can be perceived, a future which passes through the conversion of hearts and the faith that the «brother-cum-enemy» may go back to being – for one and the other – what he was before the eyes of God:
simply, the “brother”.From Bruno Forte’s preface