UNA FREQUENTAZIONE RAREFATTA
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Nel periodo tra le due guerre, il mercato cinematografico italiano ha assorbito all’incirca 1300 film nazionali, 4000 americani, 1500 tedeschi, 900 francesi, 170 austriaci e 200 provenienti da una ventina di altri paesi, la quota inglese è di soli 250 in più di vent’anni; eppure, se si dà credito alla monumentale filmografia di Dennis Gifford, la produzione cinematografica britannica appare non certo al di sotto delle consorelle europee. Cosa ha causato questa povertà di presenze sui nostri schermi di quanto veniva prodotto al di là della Manica? Questo volume cerca di fare un pò di luce, innanzi tutto elencando, sulla base dei titoli riportati nei visti della censura, quali e quante pellicole inglesi vennero importate e, rileggendo brani delle recensioni dell’epoca, cosa ne scrissero coloro che ne furono spettatori, con l’intento di chiarire, almeno in parte, i motivi di una frequentazione così rarefatta.
SKU: | LME00048 |
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Category: | Cinema |
Anno | 2005 |
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Autore | |
Formato |
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INTIMO SEGRETO AMORE
Mi è piaciuto, attraverso il Sonetto 46 di Shakespeare, pensare all’Amore come ad un’entità nata per ognuno di noi e prima di noi in attesa di essere trovata e riconosciuta. Senza epoca.
Un amore muto, silente, che può sottrarsi all’uso della parola perché in grado di comunicare attraverso gli sguardi.
Per uscire dai dedali del Mistero dell’Amore ho cercato una chiave onirica.Silvia Budri
LIBRO + DVD -
CINEMA FONDENTE
I sogni, si è soliti dire, “non lasciano impronte digitali, né prove”. Questo assunto può essere vero per tutti i sogni, ma non certo per quelli che facciamo mentre
guardiamo un film, tanto è vero che, di alcuni dei sogni fatti al cinema nei lontani anni Dieci del secolo che ormai diciamo scorso, sono rimaste perfino
impronte di cioccolato.
D’altronde fare incetta di immagini, mangiarselo con gli occhi, detto riferendosi ad un divo o ad una diva, è linguaggio usuale per chi è spettatore di film.
La volatilità e la conseguente indotta voracità sono, senz’altro, una nota distintiva del cinema; si tratta però di un transito molto particolare, di un transito, quello
dei fotogrammi, che lascia il segno nei nostri gusti, nel nostro immaginario, nella storia della cultura e, a volte, come “Cinema Fondente” attesta, anche sulle nostre dita, pur a distanza di tanti anni. -
A ME RESTA LA SPERANZA!
Nel nostro mondo probabilmente comodo, quando leggiamo notizie orribili, vivendo in una società in cui impera l’indifferenza e l’individualismo, possiamo cadere nella tentazione di pensare che non si possa fare nulla, cambiare nulla e ci si debba arrendere di fronte alle brutalità che ci circondano, ma abbiamo il dovere di reagire con la forza dell’amore e dell’accoglienza nei confronti di chi “si aggrappa alla speranza come unica chance di vita”.
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VORREI AVERTI QUI
Attraverso la vicenda d’amore e di amicizia di una ragazza e del rapporto tra genitori e figli si raccontano le storie vere di giovani che si perdono negli eccessi dell’alcool. Samy, alle soglie della maturità e dei 18 anni, si ritrova ad entrare sempre di più nel mondo dell’alcolismo con tutte le conseguenze che ne derivano. Un motivo e’ per entrare in maggiore amicizia e complicita’ con gli amici, abituali consumatori di bevande alcoliche: Laura, Micaela, Skizzo, Luca, Kira e l’ex ragazzo Roby.. Una sera, Samy conosce in un locale, Steven, sassofonista, piu’ grande di lei, anche lui perso nell’alcool e nella droga. Samy se ne invaghisce e i due diventano solidali nel voler cercare una via d’uscita al loro problema di dipendenza alcolica. Roby, l’ex di Samy, intanto viene arrestato per aver causato, da ubriaco, un un’incidente stradalé mortale…Tra fughe, storie d’amore e di amicizia, sbronze anche con conseguenze gravi, rapporti tesi con i genitori, si snoda la vicenda tra Samy e Steven. Un giorno Steven , ricaduto nella dipendenza, tradisce Samy con una ragazza che frequenta-a da tempo. La vicenda porta Samy nello sconforto, tanto da farla riprendere a bere, fino ad arrivare ad un corna etilico dal quale ne esce fortunosamente bene. Steven si sente responsabile di tutto ciò e decide di andarsene via da lei…forse per sempre…Samy riesce, con l’aiuto dei genitori, ad uscirne, cercando anche di essere di esempio per i suoi coetanei.
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IL PIANETA CINEMA
Incontri ravvicinatiOggi, con l’abituale instancabile ricorso che noi facciamo alla terminologia inglese, si usa la parola location per dire di un luogo individuato e scelto per girarvi scene di un film: questo libro di Sergio Micheli, assai originale e unico nel suo genere, ci porta un contributo di prima mano su quella location primaria, assolutamente insostituibile che è il cuore e l’attenzione di uno spettatore di film.
Tutti i film, e sono davvero tanti, di cui Sergio Micheli ci conduce ad limina in questo libro, hanno avuto infatti la ventura di una localizzazione comune, imprescindibile e preziosa: il cuore e la mente di Sergio. Che, in primis, è stato ed è uno spettatore, ma è anche uno storico, critico, studioso, regista egli stesso e docente di storia del cinema e allora Micheli, nell’esercizio di queste sue appassionate competenze e professionalità, si è trovato anche molte volte nella condizione di incontrare registi attori, troupes cinematografiche, di attivare egli stesso incontri, eventi, interviste, festival di cinema in Italia e in diversi altri Paesi stranieri e in tutte queste occasioni egli ha catturato… quel quid che di solito non viene menzionato nelle storie ufficiali (e dunque anche nelle storie del cinema), ovverossia la grana dell’incontro reale con i protagonisti del cinema, che, si badi bene, è un reality captures, molto poco praticato fin qui da altri studiosi, ma non meno interessante di uno screen captures cui pure tutti noi siamo adusi.
Qualche nome, ad esempio, per restare in ambito italiano: Alessandro Blasetti, Roberto Rossellini, Federico Fellini, Pier Paolo Pasolini, Luchino Visconti, Alberto Sordi, Macello Mastroianni, Michelangelo Antonioni e “gli ultimi mohicani” ovvero gli indimenticati divi degli anni Trenta – Quaranta Roberto Villa, Maria Denis, Maria Mercader, Lilia Silvi, Massimo Gironi.Dall’Introduzione di Matilde Tortora
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CONSUMARE PASSIONI
CINEMA E CIOCCOLATOAbbinare ai propri prodotti immagini di uno stesso film, inserire in ogni pacchetto di cioccolato ogni volta un altrettanto appetibile “cromos” di un film, era un modo negli anni Dieci di fomentare e istigare il consumo di prodotti parimenti voluttuari e volatili: il cinema e il cioccolato.
Si consumavano in tal modo all’unisono passioni, nel mentre pure si cavalcava l’onda di un fenomeno, il cinema, che attirava sempre più spettatori, superava confini e andava proprio in quegli anni creando i suoi divi. Le immagini dei film personalizzate con il “logo” dell’industria di cioccolato, che le aveva fatte stampare, vennero da diverse aziende abbinate ai propri prodotti in maniera seriale, inducendo gli spettatori a ricercare altre immagini dello stesso film per comporne la serie e quindi ad acquistare altri loro prodotti.
In questo libro, che fa seguito al nostro “Cinema Fondente” pubblicato nel 2001, si vedranno immagini di film quali Mayblossom del 1917, Foolish Wives del 1922, di Napoléon di Abel Gange e di diversi altri film di quegli anni, dive celeberrime del cinema muto Pearl White, Mary Pickford, Lil Dagover, Mae Bush e divi altrettanto celebri quali Chaplin, Albert Dieudonné il Napoléon di Abel Gance, Francis Ford, il fratello attore del regista John Ford, Erich Von Stroheim in un ruolo di attore protagonista, si vedranno anche le foto di divi italiani e stranieri fatte pubblicare dalla ditta di cioccolato Zaini, di Norma Shearer, John Gilbert, Lilian Gish, Pola Negri, Dolores Costello, Rodolfo Valentino, Francesca Bertini, Jackie Coogan, Harold Lloyd e alcune rarissime fotografie della Collezione di dive fatte stampare dalla Perugina. -
TAFT
Maple and wind – Acero e vento
Bilingue: italiano e ingleseIl film script Taft non ha connotazioni religiose o allegoriche, ma è chiaro che, anche se il protagonista, Enzo Tagliaferri, non lascia mai la sua città, Genova, fa un percorso tutto suo pieno di pericoli
per evitare, gli spettri interiori e confrontarsi con essi, sfidando le malvagità esterne. (Vale la pena precisare che questa introduzione è stata scritta prima dell’inizio delle riprese, in altre parole, prima che il regista o gli attori avessero dato il loro contributo al lavoro collaborativo, che è il film-making.) Lo script è dotato di una spina narrativa, ma le fasi del viaggio e gli episodi del racconto invitano ad una meditazione profonda, sulle forze oscure che agiscono nella società di oggi. In un dato momento la cultura dominante può essere un deposito di valori che migliorano la vita, ma ugualmente può essere la base di un complesso corrotto riducendo quei valori che sono la vita.
Lino Ristani non ha deciso di scrivere un’opera allegorica o didattica, ma ha prodotto uno script che è intriso di una
consapevolezza della centralità della dimensione culturale, etica e politica della vita, e invita implicitamente a una riflessione critica sui valori culturali correnti nella società e nella cultura di
oggi.Introduzione di Joseph Farrell
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IL FILM DI LETTERINA
Nel marzo del 1963 nelle sale cinemtografiche italiane usciva, distribuito da Cineriz, “In Italia si chiama amore” un film del regista torinese Virgilio Sabel. Nello stesso anno il film viene proiettato anche in Argentina con il titolo “En Italia lo llaman amor”. Un film drammatico, del genere documentario, una vera e propria inchiesta che racconta delle vicende dell’amore della provincia italiana. Un curioso itinerario nel costume amoroso nazionale tra innamoramento, corteggiamento e amore, che affronta anche le tematiche del matrimonio, della gelosia, del tradimento e dell’amore non corrisposto. Voce fuori campo, di questo interessante film documentario, è il grande attore Nino Manfredi, allora ancora sconosciuto al grande pubblico. Il volume analizza un episodio del film girato nel 1960, con attori non professionisti, alla Marina di Briatico, Attrice principale dell’episodio la mitica Letterina, un’anziana signora del luogo che caratterizzò fortemente il lavoro di Sabel e che, in ambito locale, fece ricordare “In Italia si chiama amore” come “Il film di Letterina”.