Rivoluzione e Politica in Amadeo Bordiga
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Lo studio della figura del comunista napoletano Amedeo Bordiga diverso dalla storiografia “ufficiale” anche di storiografi della sinistra italiana. Emerge una nuova figura rivoluzionaria di Bordiga sia a livello nazionale che internazionale.
SKU: | 978-88-96254-77-6 |
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Category: | Saggi |
Anno | 2014 |
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Autore | |
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IL FOLLE VOLO DELLA PAROLA PER LA MUSICA
Saggio sul Teatro d’opera, sulla musica, sui grandi artisti : si passa da Wagner a Nietzsche, da Mozart a Kierkegaard, da D’Annunzio a Wilde, da Matteo Brega ai francesi Barthes e Baudrillard…
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FILOSOFIA E RIVOLUZIONE IN GIORDANO BRUNO
A ragione Bruno può essere definito il grande filosofo martire non solo della nostra Rinascenza ma anche di quella europea.
Quando Giovanni Gentile si ricollegava, senza alcuna ombra di dubbio, a Bertrando Spaventa e alla sua valorizzazione del Rinascimento, sia nei confronti della scolastica che nei confronti della filosofia Europea del ‘600, lo faceva per sottolineare il ruolo del pensiero bruniano nel Rinascimento italiano e della centralità di questo nel panorama culturale dell’Europa di quel tempo.
Ma in tal senso è corretto rilevare come Gentile, proprio su questi argomenti, ebbe un lungo confronto con un altro grande studioso di questioni bruniane, Felice Tocco; Giovanni Gentile lavorò a lungo tra il 1907- 1908 proprio sui Dialoghi Bruniani, circostanziandoli fra l’altro di notizie a proposito della vita del Nolano.
E sarà proprio con il Tocco e con Rodolfo Mondolfo che il Gentile discuterà a lungo a proposito dell’arduo problema dell’unità del pensiero bruniano, dei suoi molteplici intrecci dei temi e degli sviluppi, nonché della varietà delle fonti, classiche, medioevali e contemporanee, manifestando così una profonda insoddisfazione rispetto ad alcune tesi a volte estrinseche e ingiustificate.
Gentile mostrò, d unque, di aver ben compreso la lezione ‘filologica’ proposta dal Tocco, una lezione, la sua, volta a proiettare la filosofia del Rinascimento fuori dalle formule astratte in cui rischiava, a volte, di cadere la tradizione risorgimentale spaventiana.
Infatti, stando a questa tradizione vi è un privilegiare di Bruno “martire” della liberazione del pensiero umano, ma non molto di più, in realtà lo sforzo della storiografia post- risorgimentale è stato quello di una comprensione più profonda delle radici delle filosofie naturalistiche di Bruno e di Campanella. Il platonismo Rinascimentale, figlio dell’Umanesimo, e di cui Bruno è un grande interprete, dice il Gentile, ha permesso la produzione delle grandi sintesi di Spinosa e di Leibniz, un platonismo che ha avuto il compito di far voltare le spalle al medioevo, dando luogo ad un nuovo orizzonte, ad un orizzonte decisamente più ampio, ad un orizzonte dove si è passati dalla divinità della natura alla intrinseca divinità dell’uomo, inculcando perciò in costui il “sentimento” della sua potenza, dell’infinito che è in grado di raccogliere nel ‘petto’ dell’uomo, l’identità sostanziale della sua anima con l’anima e con la vita del tutto.
Il pensiero bruniano però va oltre questa consolidata interpretazione e collocazione, in Bruno, infatti, c’è ben altro, c’è la critica al pensiero scolastico medioevale ed anche al pensiero del seicento europeo, pensiero tutto teso a stabilire i grandi blocchi concettuali funzionali alla società borghese.
La rottura, dunque, nella proposta filosofica bruniana, del tempo cronologico, una dilatazione temporale, Jetz, in nome di una “nuova concezione” teoretica – politica di liberazione che lo collega alla grande proposta della”libertà comunista
Per questo il titolo del presente lavoro,”Filosofia e rivoluzione in Giordano Bruno. Religione, Etica e Materialismo”, ed anche in questo l’esame di alcuni nodi fondamentali della rivoluzionaria proposta filosofica del Nolano. -
IL MITO E LA DONNA
in Bertol Brecht e Cesare Pavese(…) Il motivo principale, che in primis mi ha indotta a intraprendere questa ricerca comparativa sui due scrittori, è costituito dalla novità e singolarità delle
loro concezioni artistico-letterarie, nonché dalla loro eccezionale tempra morale e dalla fede comune nei valori civili e spirituali dell’umanità. Sia Brecht che Pavese, infatti, assegnano alla cultura, in particolare alla letteratura, il ruolo di stimolare nel pubblico una coscienza critica ed una presa di posizione contro ogni tipo di ingiustizia e di sopraffazione. Per di più, entrambi hanno aderito alla fede marxista, di cui in seguito hanno denunciato aporie e mistificazioni sul piano pragmatico della Real-politik. (…)
I due autori possono altresì essere considerati precursori di una concezione post-moderna della realtà, caratterizzata da insanabili conflitti ed antinomie, a causa dell’eclissi di una Weltanschauung unitaria, regolata da criteri razionali. -
GUARDARSI DENTRO, GUARDARSI INTORNO
Uno squardo diverso per un’interpretazione aderente, più che hai fatti, manipolati e manipolabili, agli uomini e alle loro storie, segrete e oscure.
Uno scavo sotto la pelle, doloroso e onesto, spietato e coinvolgente.
Questo è il guardarsi dentro e intorno di N i g e r.
J . Starobiski aveva scritto tempo fa che “ogni interpretazione reca il segno e il riflesso dell’interprete”; in tutti i temi affrontati, straordinariamente rilevanti sul
piano soggettivo e oggettivo, trapelano sempre il vissuto, la storia, la formazione del N i g e r che guarda e commenta mettendo a nudo le miserie dei poteri forti.
Uno sguardo critico, lucido e inquietante. -
POSSIBILITÀ E SPERANZA
Il libro continua il dibattito sulla speranza iniziato negli anni ‘60 da Bloch e Moltmann che non si è esaurito in questo fine millennio.
La speranza e l’utopia saranno sempre presenti nel cammino del genere umano in tutte le culture ed in ogni era perché sono elementi indispensabili della vita sociale; una società senza speranza e senza utopia è una società determinista e senza possibilità di libertà. Il dibattito sulla speranza e l’utopia innesca il confronto sul cambiamento
e sulle rivoluzioni possibili. L’autore intende ritornare non a Bloch ma al confronto e al dibattito critico tra Bloch e Moltmann, tra un pensatore marxista militante e un teologo cristiano -
Marxismo e crisi ciclica dell’economia capitalistica
“In realtà, quello che ma negli scritti di Marx è solo l’esposizione empirica del fenomeno della crisi, cioè l’analisi fattuale della meccanica delle crisi. Non a caso Sweezy si richiama a un passo della Storia delle teorie econo-miche di Marx (o Teorie sul plusvalore) in cui sostiene che: « la crisi reale può essere rappresentata solo dal movimento reale della produzione capitalistica, dalla concorrenza e dal credito » , Marx, appunto, parla di rappre-sentare. In questo senso, sembrerebbe che non abbiamo perduto gran che, se si pensa che l’impianto analitico di Keynes sulle crisi, e i perfezionamenti apportatigli dai successori di questo, ci hanno fornito casistiche e descrizioni della meccanica e delle varianti ben più articolate, aderenti e raffinate[…].
Tuttavia, ciò che Keynes e i successori non sotto stati praticamente in grado di darci, è l’interpretazione puntuale dei singoli meccanismi aspetti della crisi, nel quadro dello sviluppo storico complessivo della produzione capitalistica. La spiegazione scientifica, insomma, dei fenomeni, al di là del ‘analisi descrittiva. Ma una tale spiegazione richiederebbe una teoria generale dello sviluppa capitalistico come sistema economico-politico storicamente determinato, che è tuttora introvabile al di fuori del marxismo”. -
QUO VADIS…ADAMO?
Adamo è la metafora che sta per Umanità.
Se si intuisce una Creazione. Essa è atto unico ed eterno; è la Volontà Divina che infonde nella materia caotica e inerte il miracolo della VITA.
Qualunque tentativo di coprendere e descrivere la CREAZIONE è una riduzione alla dimensione dei limiti della mente umana.
L’evoluziosnismo coglie e descrive i processi completamente reali che progressivamente producono i mutamenti nella materia dalle forme di vita più semplici alle forme più complesse; costruendole in un percorso all’infinito.
Questo libro propone, forse, per ora, in modo troppo semplicistico e disinvolto, la tesi secondo la quale il processo evoluzionistico è il necessario medium sincretico
che attualizza la imperscrutabile Volontà Creatrice. -
LE RADICI DEL COMUNISCMO SCIENTIFICO
Genesi e struttura del ‘Il Manifesto’Marx nel “Il Manifesto” ha segnato una delle svolte epocali dell’umanità.
“Il Manifesto” è uno di quegli scritti che non ti permette più di essere come prima, e ti lascia arricchito di una nuova luce di speranza.
Un monumento della storia del pensiero ma anche documento della possibilità di costruire qualcosa di concreto. Le pagine fuoriescono dal limite del loro contesto storico e disegnano un “utopia realistica” in quanto parlano di libertà, a partire dalle condizioni materiali di una classe oppressa; il prometeico sforzo atto ad affrontare in profondità il tema della libertà dell’uomo di ogni epoca allorchè ci siano da spezzare le catene della propria servitù.
Anche quando fu scritto, nel 1847-48, c’era uno scopo futuribile di quella che doveva essere al momento una lotta reale, una società non di nuovi dominatori, ma quello dato dalla classe operaia, la risposta alla lunga attesa, di un’umanità senza classi: «Uno spettro s’aggira per l’Europa: lo spettro del comunismo», esordiva questo documento storico che ebbe la diffusione universale che spetta ai testi sacri. «Proletari di tutti i paesi unitevi», chiudeva con l’esortazione ad attuare con la prassi ciò che sembrava un’ineluttabile esigenza della storia.
Nel “Il Manifesto” l’enucleazione, quindi, di un passaggio epocale, quello della rivoluzione comu-nista i proletari hanno da perdere unicamente le loro catene; Marx spiegava con ferma convinzione più che augurio, che i lavoratori hanno invece da guadagnarvi tutto un mondo. E trascorso più di un secolo e mezzo, e cosa ci resta tra le mani, oggi che la classe sembra avere smarrito la sua coscienza? Quella di rappresentare il “totalmente altro”. Per questo, nonostante le sentenze emesse dalla cosiddetta “fine della storia”, oggi possiamo dire che “Il Manifesto” non è un semplice documento storico, ma rimane termine essenziale del passaggio della classe dall’ “essere classe in sè all’essere classe per sè”, e ciò nella prospettiva della liberazione dell’umanità. Tutto ciò è il lascito che si è ritrovato in questa nuova lettura de “Il Manifesto del Partito Comunista”.