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ARCHITA DI TARANTO
Momenti e percorsi del sapere antico: da Pitagora ad aspetti del pensiero tra il II sec. AC e il II sec. DCUn cammino culturale e allettante quello percorso dall’autore. Quel cammino, pur se faticoso, congruo alla natura stessa della ricerca, che riconosce l’effettività storica e politica di Taranto nell’Occidente greco, procedendo da Pitagora di Samo ad Archita della stessa Taranto, alla rinascita pitagorica tra il secondo a.C. e i primi secoli dell’era cristiana. In particolar modo la ricerca rileva la presenza della “vita orfica” nella theoria del primo Pitagorismo, esamina la figura di Archita e del suo circolo, la successione storica delle idee dalla scuola sofistica a quella platonica, ad Aristotele e al Liceo, in quel particolare rapporto ora diretto ora riflesso con il Pitagorismo e con la scienza
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LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA 1932-1943
il primo franchismo e il culto della morteQuesto libro tratta il tema della morte come fattore di sacralizzazione nei riguardi di Francisco Franco, dittatore spagnolo, in particolare sviluppando le controversia tra la Chiesa e la Falange. In maniera diretta e talvolta indiretta, tutto il materiale politico e sacro che i “caduti” – alcuni importanti – produssero su Franco contribui al consolidamento definitivo del suo potere.
La presente indagine è uno studio di storia politica. -
Appunti e riflessioni sull’opera di GIUSEPPE TROCCOLI
Il presente studio è stato oggetto di tesi all’esame di maturità di Carlo Forace.Tenuto nel cassetto per tanti anni, oggi l’autore, senza nessuna pretesa letteraria, sente la necessità di pubblicarlo in quanto docente dell’Istituto Comprensivo di Lauropoli, dedicato per l’appunto a Giuseppe Troccoli. Tale bisogno scaturisce dalla non conoscenza, dei docenti e degli alunni, dell’importanza del poeta-scrittore Giuseppe Troccoli, nato a Lauropoli nel 1901 e deceduto a Firenze nel 1962. Egli si è distinto a livello nazionale con la sua vasta produzione che si è articolata con poesie, romanzi, opere teatrali e saggi critici. L’occasione di avere uno strumento pratico e sintetico, secondo l’autore, è rilevante per dare la possibilità ai docenti di utilizzarlo al fine di poter far conoscere e apprezzare ai ragazzi la valenza delle opere dello scrittore-poeta paesano al quale, giustamente, gli è stato dedicato l’Istituto Comprensivo.
Naturalmente la pubblicazione è rivolta anche ad altri, con l’obiettivo di appassionarli al passato e ai personaggi che sono vissuti in questo territorio.Tutto ciò servirà a sviluppare la conoscenza delle”nostra” storia e quindi aumentare l’orgoglio di appartenenza alla propria terra, la quale ha tanto bisogno di essere amata e apprezzata, per poi veicolarla, con il contributo di tutti, verso un meritato sviluppo. -
MAGNA GRECIA
Rivoluzione Gastronomica & Arte del Banchetto SibaritaI Sibariti realizzarono a livello culturale e come collettività tra il IV e il VI secolo a.C. il rapporto tra vita e arte in una dimensione totalizzante e completa tale da segnare una rivoluzione estetica in ambito gastronomico e conviviale con piatti, dalla pasta ai dolci, arrivati fino ai giorni nostri ed entrati nella tradizione più autentica della cucina calabrese e mediterranea. Questo saggio nasce dalla volontà di riscoprire le proprie radici e quelle dell’intero occidente partendo dalla materia prima che accomuna più degli idiomi e i dialetti i popoli calabresi, spesso ignari di quanto la propria storia comune legata all’antica civiltà magno greca abbia dato all’Italia e all’Europa intera: la tavola e il cibo. In un periodo storico in cui, causa le migrazioni di massa ed i fenomeni di implosione sociale legati alla globalizzazione e alla precarietà del lavoro, si tende a disgregare e a dividere per regredire ad una nuova sotto-cultura del nemico identificato nel diverso o nello straniero che approda sulle coste mediterranee, riscoprire le radici più autentiche della società di diritto che dalle prime forme di brevetto all’autarchia economica inglobava con loIus Soli il migrante nel proprio tessuto sociale, politico ed economico per farlo partecipalre a un circuito finalizzato all’eliminazione della povertà per una società fondata sul benessere garantito dall’approvvigionamento di materie prime di un territorio ricco di tutto tanto da attivare l’invidia e la volontà di potenza e conquista di crotonesi e saraceni, vuole dire trovare le basi non solo di un autentico e pacifico vivere in comune in un’ottica di conquista della felicità sulla terra ma soprattutto i presupposti politici, economico e sociali che hanno portato progresso e redistribuzione della ricchezza con la rivoluzione non violenta innescata dall’otiume dall’arte del banchetto quale momento principale e quotidiano del vivere insieme e dello stare al mondo – con gli altri. A Sybaris (fondata dagli Achei tra il 630 e 640 a.C.) si deve infatti la primogenitura dell’alta qualità alimentare con le relative scuole della convivialità e dei giochi di società che accompagnavano e ingentilivano il momento del pasto introducendo nel contesto arcaico una sorta di “dolce vita” (trypé) ante litteram. Il segno di signoria non fu mai esente dalla laboriosità dei suoi abitanti che portò a notevole ricchezza, potenza politica e militare e tanta gioia di vivere in una visione piena e completa dell’esistenza fondata sulla centralità dell’uomo inteso come mente e corpo. La fertilità del territorio e la ricchezza dal punto di vista commerciale e mercantile hanno fatto sì che i Sibariti potessero dedicarsi a una vita piena fondata sull’ economia della pace e della condivisione contraria all’economia della guerra diven.ta un paradigma di Essere dell’Uomo, quasi posto in un Eden, sperimentato una sola volta nella valle del Crati e poi inesorabilmente perduto.
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LE RADICI DEL COMUNISCMO SCIENTIFICO
Genesi e struttura del ‘Il Manifesto’Marx nel “Il Manifesto” ha segnato una delle svolte epocali dell’umanità.
“Il Manifesto” è uno di quegli scritti che non ti permette più di essere come prima, e ti lascia arricchito di una nuova luce di speranza.
Un monumento della storia del pensiero ma anche documento della possibilità di costruire qualcosa di concreto. Le pagine fuoriescono dal limite del loro contesto storico e disegnano un “utopia realistica” in quanto parlano di libertà, a partire dalle condizioni materiali di una classe oppressa; il prometeico sforzo atto ad affrontare in profondità il tema della libertà dell’uomo di ogni epoca allorchè ci siano da spezzare le catene della propria servitù.
Anche quando fu scritto, nel 1847-48, c’era uno scopo futuribile di quella che doveva essere al momento una lotta reale, una società non di nuovi dominatori, ma quello dato dalla classe operaia, la risposta alla lunga attesa, di un’umanità senza classi: «Uno spettro s’aggira per l’Europa: lo spettro del comunismo», esordiva questo documento storico che ebbe la diffusione universale che spetta ai testi sacri. «Proletari di tutti i paesi unitevi», chiudeva con l’esortazione ad attuare con la prassi ciò che sembrava un’ineluttabile esigenza della storia.
Nel “Il Manifesto” l’enucleazione, quindi, di un passaggio epocale, quello della rivoluzione comu-nista i proletari hanno da perdere unicamente le loro catene; Marx spiegava con ferma convinzione più che augurio, che i lavoratori hanno invece da guadagnarvi tutto un mondo. E trascorso più di un secolo e mezzo, e cosa ci resta tra le mani, oggi che la classe sembra avere smarrito la sua coscienza? Quella di rappresentare il “totalmente altro”. Per questo, nonostante le sentenze emesse dalla cosiddetta “fine della storia”, oggi possiamo dire che “Il Manifesto” non è un semplice documento storico, ma rimane termine essenziale del passaggio della classe dall’ “essere classe in sè all’essere classe per sè”, e ciò nella prospettiva della liberazione dell’umanità. Tutto ciò è il lascito che si è ritrovato in questa nuova lettura de “Il Manifesto del Partito Comunista”. -
IL FOLLE VOLO DELLA PAROLA PER LA MUSICA
Saggio sul Teatro d’opera, sulla musica, sui grandi artisti : si passa da Wagner a Nietzsche, da Mozart a Kierkegaard, da D’Annunzio a Wilde, da Matteo Brega ai francesi Barthes e Baudrillard…
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Note sulla dialettica Karl Marx: dall’Idealismo al Materialismo
La ricerca proposta dall’autore riprende percorsi teorici quasi archiviati dalla storia, ma ciò è quanto appare in superficie, in quanto il presente non ha ancora superato Marx che, quindi è ben lontano dall’essere scaduto e residuo del passato ormai condannato a non avere più futuro.
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Marxismo e crisi ciclica dell’economia capitalistica
“In realtà, quello che ma negli scritti di Marx è solo l’esposizione empirica del fenomeno della crisi, cioè l’analisi fattuale della meccanica delle crisi. Non a caso Sweezy si richiama a un passo della Storia delle teorie econo-miche di Marx (o Teorie sul plusvalore) in cui sostiene che: « la crisi reale può essere rappresentata solo dal movimento reale della produzione capitalistica, dalla concorrenza e dal credito » , Marx, appunto, parla di rappre-sentare. In questo senso, sembrerebbe che non abbiamo perduto gran che, se si pensa che l’impianto analitico di Keynes sulle crisi, e i perfezionamenti apportatigli dai successori di questo, ci hanno fornito casistiche e descrizioni della meccanica e delle varianti ben più articolate, aderenti e raffinate[…].
Tuttavia, ciò che Keynes e i successori non sotto stati praticamente in grado di darci, è l’interpretazione puntuale dei singoli meccanismi aspetti della crisi, nel quadro dello sviluppo storico complessivo della produzione capitalistica. La spiegazione scientifica, insomma, dei fenomeni, al di là del ‘analisi descrittiva. Ma una tale spiegazione richiederebbe una teoria generale dello sviluppa capitalistico come sistema economico-politico storicamente determinato, che è tuttora introvabile al di fuori del marxismo”. -
Rivoluzione e Politica in Amadeo Bordiga
Lo studio della figura del comunista napoletano Amedeo Bordiga diverso dalla storiografia “ufficiale” anche di storiografi della sinistra italiana. Emerge una nuova figura rivoluzionaria di Bordiga sia a livello nazionale che internazionale.
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Joyce nube ornatissima
La ricerca della genesi e del senso della vita individuale nell’orizzonte costituito dal mondo e dagli altri io rappresenta il Leitmotiv del romanzo-saggio Joyce nube ornatissima di Giuseppe Claudio Rizzo. I mutevoli protagonisti, tra cui Irma alias Bianca Maria, Rudy, Joyce alias Giuseppe Claudio Rizzo, intrecciano pura percezione sensoriale a impressioni immediate e contraddittorie nelle loro esperienze di alterità vissute mediante la funzione narrativa, che permette lo scambio di esperienze e informazioni sulla realtà fenomenica.
La scoperta dell’alterità non avviene in modo logico-deduttivo, ma attraverso la percezione di segni che rivelano l’appartenenza ad un contesto comune, che il Padre di una delle più importanti correnti filosofiche contemporanee, Edmund Husserl, indica come associazione mentale. Tale concetto richiama alla mente quello di associazione originaria, mutuato da Franz Brentano per esprimere l’associazione ad ogni percezione di rappresentazioni di memoria istantanea che comprende tutti gli esseri animati o inanimati presenti contemporaneamente in un determinato luogo. Essi, difatti vengono definiti oggetti perfettamente simultanei di un sapere relazionante.
Anche in Joyce nube ornatissima di Giuseppe Claudio Rizzo le cose che sono qui, per me, alla mano non esauriscono le mie possibilità di conoscenza poiché l’io si sente in parte circondato da un orizzonte di realtà indeterminata, oscuramente consaputo, che non riesce a comprendere, poiché è infinito. Esso abbraccia non solo le cose materiali, ma anche un mondo di valori, di beni, nonché di altri io. “Ciascuno ha il suo luogo da cui vede le cose alla mano e quindi a ciascuno le cose appaiono diversamente. Parimenti diversi sono per ciascuno gli attuali campi di percezione, di memoria ecc. Tutto ciò di cui si ha una coscienza comune è consentito in modalità diverse”.
Qualunque nostro dubbio o ripudio del mondo, o “messa tra parentesi”, non ne modifica la realtà: esso è sempre mondo esistente, anche solo nella fantasia. Ogni evento, ogni pianeta, ogni stella, sono sempre immersi nel divenire, un divenire che si pone a fondamento della storia e nel quale la storia si riconosce come movimento dialettico verso l’Infinito.Lidia Caputo
Università del Salento -
CAMILLO BENSO CONTE DI CAVOUR
Vita e morteTutti conosciamo il nome di Camillo Benso Conte di Cavour. Se non altro per le vie che, in ogni città italiana, hanno preso que¬sto nome. Come, del resto, per restare in tema risorgimentale, il nome di Giuseppe Garibaldi o di Giuseppe Mazzini. Non credo vi sia città, grande e piccola, in cui non esista la presenza di questi personaggi da identificare, con i loro nomi, le vie principali.
In poche parole Camillo Benso Conte di Cavour, diciamo subito che è stato il più geniale uomo politico italiano da dopo la costituzione del Regno d’Italia e, poi, della Repubblica italiana.
Fu un uomo di grande intelligenza e di forti intuizioni. Seppe prendere decisioni, all’apparenza avventate, perciò contro il parere degli altri, le quali, invece, portarono a degli esiti del tutto positivi, a volte straordinari. -
NOTE DI UN DIBATTITO
Jurgen Moltmann e la filosofia della speranza di Ernst Bloch“La vera umiltà sta nell’accettare l’oscurità del proprio vivere. La semplice esistenza è vita in Dio. Infatti in questa `oscurità dell’istante vissuto’ (E. Bloch) sono presenti inizio e fine. Qui il tempo è l’eternità e l’eternità è tempo”. (…) “Ciò che è proprio dell’utopia è piuttosto operare una tendenza del presente in avanti, verso il futuro, e quindi assegnare agli oppressi una condizione di esodo. Lungi dal rassicurarci, l’utopia ci porta a considerare il reale sotto il carattere dell’incompiuto, e ci fa rompere la chiusura del linguaggio conformistico col gioco dell’immaginario”. (…) “In questo, l’utopia va contro la razionalità attuale dominante e introduce la possibilità di un altro ordine fondato sulla liberazione dei desideri: la gratuità, la festa”.
(“Bloch” di Laénnec Hurbon)
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FILOSOFIA E RIVOLUZIONE IN GIORDANO BRUNO
A ragione Bruno può essere definito il grande filosofo martire non solo della nostra Rinascenza ma anche di quella europea.
Quando Giovanni Gentile si ricollegava, senza alcuna ombra di dubbio, a Bertrando Spaventa e alla sua valorizzazione del Rinascimento, sia nei confronti della scolastica che nei confronti della filosofia Europea del ‘600, lo faceva per sottolineare il ruolo del pensiero bruniano nel Rinascimento italiano e della centralità di questo nel panorama culturale dell’Europa di quel tempo.
Ma in tal senso è corretto rilevare come Gentile, proprio su questi argomenti, ebbe un lungo confronto con un altro grande studioso di questioni bruniane, Felice Tocco; Giovanni Gentile lavorò a lungo tra il 1907- 1908 proprio sui Dialoghi Bruniani, circostanziandoli fra l’altro di notizie a proposito della vita del Nolano.
E sarà proprio con il Tocco e con Rodolfo Mondolfo che il Gentile discuterà a lungo a proposito dell’arduo problema dell’unità del pensiero bruniano, dei suoi molteplici intrecci dei temi e degli sviluppi, nonché della varietà delle fonti, classiche, medioevali e contemporanee, manifestando così una profonda insoddisfazione rispetto ad alcune tesi a volte estrinseche e ingiustificate.
Gentile mostrò, d unque, di aver ben compreso la lezione ‘filologica’ proposta dal Tocco, una lezione, la sua, volta a proiettare la filosofia del Rinascimento fuori dalle formule astratte in cui rischiava, a volte, di cadere la tradizione risorgimentale spaventiana.
Infatti, stando a questa tradizione vi è un privilegiare di Bruno “martire” della liberazione del pensiero umano, ma non molto di più, in realtà lo sforzo della storiografia post- risorgimentale è stato quello di una comprensione più profonda delle radici delle filosofie naturalistiche di Bruno e di Campanella. Il platonismo Rinascimentale, figlio dell’Umanesimo, e di cui Bruno è un grande interprete, dice il Gentile, ha permesso la produzione delle grandi sintesi di Spinosa e di Leibniz, un platonismo che ha avuto il compito di far voltare le spalle al medioevo, dando luogo ad un nuovo orizzonte, ad un orizzonte decisamente più ampio, ad un orizzonte dove si è passati dalla divinità della natura alla intrinseca divinità dell’uomo, inculcando perciò in costui il “sentimento” della sua potenza, dell’infinito che è in grado di raccogliere nel ‘petto’ dell’uomo, l’identità sostanziale della sua anima con l’anima e con la vita del tutto.
Il pensiero bruniano però va oltre questa consolidata interpretazione e collocazione, in Bruno, infatti, c’è ben altro, c’è la critica al pensiero scolastico medioevale ed anche al pensiero del seicento europeo, pensiero tutto teso a stabilire i grandi blocchi concettuali funzionali alla società borghese.
La rottura, dunque, nella proposta filosofica bruniana, del tempo cronologico, una dilatazione temporale, Jetz, in nome di una “nuova concezione” teoretica – politica di liberazione che lo collega alla grande proposta della”libertà comunista
Per questo il titolo del presente lavoro,”Filosofia e rivoluzione in Giordano Bruno. Religione, Etica e Materialismo”, ed anche in questo l’esame di alcuni nodi fondamentali della rivoluzionaria proposta filosofica del Nolano. -
GLI SCIOPERI DEL 1943-1944 A BUSTO ARSIZIO
Può sembrare riduttivo qualificare questa breve opera semplicemente come la storia di una delle tante città lombarde coinvolte nella lotta al fascismo attraverso figure esemplari e movimenti di massa legati alle grandi fabbriche, in realtà si vuole rievocare a livello locale quelli che sono stati i tratti salienti di quel periodo che va dall’8 Settembre del 1943 al 25 Aprile del 1945.
Il tentativo, in questo studio, è rivolto a ripercorrere e a valorizzare il ruolo svolto dalla classe operaia durante gli ultimi due terribili anni della seconda guerra mondiale.
I lavoratori iniziarono la loro presenza nello scenario politico nazionale a partire dal marzo del 1943, agitazioni, scioperi e sabotaggi all’interno e fuori delle fabbriche.
Il prezzo pagato dalla classe operaia fu altissimo: persecuzioni, deportazioni ed uccisioni furono la risposta dell’occupante nazista e del suo alleato repubblichino.
Mario Agostinelli
Consigliere della Regione Lombardia -
DORIA UN VIAGGIO NEL PASSATO
(Cenni Storici e Tradizioni)“Un viaggio appassionato nel passato di Doria fatto da uno studioso che ha richiamato alla memoria dei suoi concittadini storia e tradizioni locali dal 1870 ai nostri giorni. Nell’esporre alcuni argomenti l’autore li ha inserito, forse per maggiore chiarezza, nel contesto storico che abbraccia diversi secoli. Pertanto ha fatto ricorso ad eventi di natura militare e religiosa, collegati fra loro e con gli argomenti da una interdipendenza e da un chiaro nesso logico. È un lavoro che apre spiragli ad ulteriori ricerche”.
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GUARDARSI DENTRO, GUARDARSI INTORNO
Uno squardo diverso per un’interpretazione aderente, più che hai fatti, manipolati e manipolabili, agli uomini e alle loro storie, segrete e oscure.
Uno scavo sotto la pelle, doloroso e onesto, spietato e coinvolgente.
Questo è il guardarsi dentro e intorno di N i g e r.
J . Starobiski aveva scritto tempo fa che “ogni interpretazione reca il segno e il riflesso dell’interprete”; in tutti i temi affrontati, straordinariamente rilevanti sul
piano soggettivo e oggettivo, trapelano sempre il vissuto, la storia, la formazione del N i g e r che guarda e commenta mettendo a nudo le miserie dei poteri forti.
Uno sguardo critico, lucido e inquietante. -
INCONTRI
Questo volume raccoglie, approfondendoli, una parte degli articoli pubblicati tra il 1997 e il 2002 su diversi settimanali, e su “Calabria”, mensile di notizie e commenti del Consiglio Regionale.
Con gli anni ho sviluppato una sorta di “etica del tempo”, che mi impone di considerare quest’ultimo come la più preziosa tra le risorse umane, un dono importante e per nulla eterno. Mi è sembrato quasi un dovere conservare una traccia di un lavoro lungo e faticoso, svolto con tenacia e passione.
“Incontri” è un contributo minimo, segno soprattutto dell’inquietudine culturale che agita la vita di provincia… -
IL MITO E LA DONNA
in Bertol Brecht e Cesare Pavese(…) Il motivo principale, che in primis mi ha indotta a intraprendere questa ricerca comparativa sui due scrittori, è costituito dalla novità e singolarità delle
loro concezioni artistico-letterarie, nonché dalla loro eccezionale tempra morale e dalla fede comune nei valori civili e spirituali dell’umanità. Sia Brecht che Pavese, infatti, assegnano alla cultura, in particolare alla letteratura, il ruolo di stimolare nel pubblico una coscienza critica ed una presa di posizione contro ogni tipo di ingiustizia e di sopraffazione. Per di più, entrambi hanno aderito alla fede marxista, di cui in seguito hanno denunciato aporie e mistificazioni sul piano pragmatico della Real-politik. (…)
I due autori possono altresì essere considerati precursori di una concezione post-moderna della realtà, caratterizzata da insanabili conflitti ed antinomie, a causa dell’eclissi di una Weltanschauung unitaria, regolata da criteri razionali. -
QUO VADIS…ADAMO?
Adamo è la metafora che sta per Umanità.
Se si intuisce una Creazione. Essa è atto unico ed eterno; è la Volontà Divina che infonde nella materia caotica e inerte il miracolo della VITA.
Qualunque tentativo di coprendere e descrivere la CREAZIONE è una riduzione alla dimensione dei limiti della mente umana.
L’evoluziosnismo coglie e descrive i processi completamente reali che progressivamente producono i mutamenti nella materia dalle forme di vita più semplici alle forme più complesse; costruendole in un percorso all’infinito.
Questo libro propone, forse, per ora, in modo troppo semplicistico e disinvolto, la tesi secondo la quale il processo evoluzionistico è il necessario medium sincretico
che attualizza la imperscrutabile Volontà Creatrice.