NOTE DI UN DIBATTITO
Jurgen Moltmann e la filosofia della speranza di Ernst Bloch
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“La vera umiltà sta nell’accettare l’oscurità del proprio vivere. La semplice esistenza è vita in Dio. Infatti in questa `oscurità dell’istante vissuto’ (E. Bloch) sono presenti inizio e fine. Qui il tempo è l’eternità e l’eternità è tempo”. (…) “Ciò che è proprio dell’utopia è piuttosto operare una tendenza del presente in avanti, verso il futuro, e quindi assegnare agli oppressi una condizione di esodo. Lungi dal rassicurarci, l’utopia ci porta a considerare il reale sotto il carattere dell’incompiuto, e ci fa rompere la chiusura del linguaggio conformistico col gioco dell’immaginario”. (…) “In questo, l’utopia va contro la razionalità attuale dominante e introduce la possibilità di un altro ordine fondato sulla liberazione dei desideri: la gratuità, la festa”.
(“Bloch” di Laénnec Hurbon)
SKU: | 978-88-96254-34-9 |
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Category: | Saggi |
Anno | 2010 |
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CAMILLO BENSO CONTE DI CAVOUR
Vita e morteTutti conosciamo il nome di Camillo Benso Conte di Cavour. Se non altro per le vie che, in ogni città italiana, hanno preso que¬sto nome. Come, del resto, per restare in tema risorgimentale, il nome di Giuseppe Garibaldi o di Giuseppe Mazzini. Non credo vi sia città, grande e piccola, in cui non esista la presenza di questi personaggi da identificare, con i loro nomi, le vie principali.
In poche parole Camillo Benso Conte di Cavour, diciamo subito che è stato il più geniale uomo politico italiano da dopo la costituzione del Regno d’Italia e, poi, della Repubblica italiana.
Fu un uomo di grande intelligenza e di forti intuizioni. Seppe prendere decisioni, all’apparenza avventate, perciò contro il parere degli altri, le quali, invece, portarono a degli esiti del tutto positivi, a volte straordinari. -
LE RADICI DEL COMUNISCMO SCIENTIFICO
Genesi e struttura del ‘Il Manifesto’Marx nel “Il Manifesto” ha segnato una delle svolte epocali dell’umanità.
“Il Manifesto” è uno di quegli scritti che non ti permette più di essere come prima, e ti lascia arricchito di una nuova luce di speranza.
Un monumento della storia del pensiero ma anche documento della possibilità di costruire qualcosa di concreto. Le pagine fuoriescono dal limite del loro contesto storico e disegnano un “utopia realistica” in quanto parlano di libertà, a partire dalle condizioni materiali di una classe oppressa; il prometeico sforzo atto ad affrontare in profondità il tema della libertà dell’uomo di ogni epoca allorchè ci siano da spezzare le catene della propria servitù.
Anche quando fu scritto, nel 1847-48, c’era uno scopo futuribile di quella che doveva essere al momento una lotta reale, una società non di nuovi dominatori, ma quello dato dalla classe operaia, la risposta alla lunga attesa, di un’umanità senza classi: «Uno spettro s’aggira per l’Europa: lo spettro del comunismo», esordiva questo documento storico che ebbe la diffusione universale che spetta ai testi sacri. «Proletari di tutti i paesi unitevi», chiudeva con l’esortazione ad attuare con la prassi ciò che sembrava un’ineluttabile esigenza della storia.
Nel “Il Manifesto” l’enucleazione, quindi, di un passaggio epocale, quello della rivoluzione comu-nista i proletari hanno da perdere unicamente le loro catene; Marx spiegava con ferma convinzione più che augurio, che i lavoratori hanno invece da guadagnarvi tutto un mondo. E trascorso più di un secolo e mezzo, e cosa ci resta tra le mani, oggi che la classe sembra avere smarrito la sua coscienza? Quella di rappresentare il “totalmente altro”. Per questo, nonostante le sentenze emesse dalla cosiddetta “fine della storia”, oggi possiamo dire che “Il Manifesto” non è un semplice documento storico, ma rimane termine essenziale del passaggio della classe dall’ “essere classe in sè all’essere classe per sè”, e ciò nella prospettiva della liberazione dell’umanità. Tutto ciò è il lascito che si è ritrovato in questa nuova lettura de “Il Manifesto del Partito Comunista”. -
GRAMSCI E LA COSTRUZIONE DELL’EGEMONIA
Ed allora perché ritornare a Gramsci?
Perché quest’ultimo scorcio di storia ha visto il decadimento dello scontro politico, ridotto a rissa personale e, più spesso, a sostegno di interessi di scarso valore morale.
Di una politica, insomma, che non ha bisogno di grandi apporti intellettuali, e che isola chi opera per una elaborazione teorica capace di leggere il passato per progettare il futuro.
Che cosa invece può insegnare Gramsci nel nostro tempo e nel nostro mondo?
Quale sarà la possibilità dei più deboli di sopravvivere e di difendersi dal potere delle concentrazioni economiche, dalla forza onnipervasiva di chi dispone dei grandi mezzi mediatici, dallo sfruttamento economico delle risorse e della manipolazione genetica?
Il metodo analitico e la coscienza critica dell’estensore dei “Quaderni” tracciano una strada validissima ed attuale al di fuori di ogni nostalgica rievocazione riduzionistica e reducistica.
Ivan Furlanetto -
L’OCCUPAZIONE DELLE TERRE NELLA REALTÀ CASSANESE
La storia di ogni popolo è più o meno costellata di avvenimenti e fatti importanti che lasciano un solco profondo e segnano momenti decisivi e svolte determinanti nella vita del popolo stesso. Alcuni avvenimenti, poi, sono di tale e tanta rilevanza che vengono presi come punti di riferimento e di orientamento, come pietre miliari nella storia stessa dell’uomo e dell’intera umanità.
La storia dell’uomo, pertanto, è stata, è e sempre sarà ricca di fermenti e di agitazioni: conoscerli vuol dire seguire l’evoluzione stessa della storia, il cui protagonista
è l’uomo, con le sue esigenze, con i suoi problemi, con le sue aspirazioni, con le sue conquiste, ma anche con le sue disfatte. -
Note sulla dialettica Karl Marx: dall’Idealismo al Materialismo
La ricerca proposta dall’autore riprende percorsi teorici quasi archiviati dalla storia, ma ciò è quanto appare in superficie, in quanto il presente non ha ancora superato Marx che, quindi è ben lontano dall’essere scaduto e residuo del passato ormai condannato a non avere più futuro.
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Marxismo e crisi ciclica dell’economia capitalistica
“In realtà, quello che ma negli scritti di Marx è solo l’esposizione empirica del fenomeno della crisi, cioè l’analisi fattuale della meccanica delle crisi. Non a caso Sweezy si richiama a un passo della Storia delle teorie econo-miche di Marx (o Teorie sul plusvalore) in cui sostiene che: « la crisi reale può essere rappresentata solo dal movimento reale della produzione capitalistica, dalla concorrenza e dal credito » , Marx, appunto, parla di rappre-sentare. In questo senso, sembrerebbe che non abbiamo perduto gran che, se si pensa che l’impianto analitico di Keynes sulle crisi, e i perfezionamenti apportatigli dai successori di questo, ci hanno fornito casistiche e descrizioni della meccanica e delle varianti ben più articolate, aderenti e raffinate[…].
Tuttavia, ciò che Keynes e i successori non sotto stati praticamente in grado di darci, è l’interpretazione puntuale dei singoli meccanismi aspetti della crisi, nel quadro dello sviluppo storico complessivo della produzione capitalistica. La spiegazione scientifica, insomma, dei fenomeni, al di là del ‘analisi descrittiva. Ma una tale spiegazione richiederebbe una teoria generale dello sviluppa capitalistico come sistema economico-politico storicamente determinato, che è tuttora introvabile al di fuori del marxismo”. -
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INCONTRI
Questo volume raccoglie, approfondendoli, una parte degli articoli pubblicati tra il 1997 e il 2002 su diversi settimanali, e su “Calabria”, mensile di notizie e commenti del Consiglio Regionale.
Con gli anni ho sviluppato una sorta di “etica del tempo”, che mi impone di considerare quest’ultimo come la più preziosa tra le risorse umane, un dono importante e per nulla eterno. Mi è sembrato quasi un dovere conservare una traccia di un lavoro lungo e faticoso, svolto con tenacia e passione.
“Incontri” è un contributo minimo, segno soprattutto dell’inquietudine culturale che agita la vita di provincia…