IL FOLLE VOLO DELLA PAROLA PER LA MUSICA
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Saggio sul Teatro d’opera, sulla musica, sui grandi artisti : si passa da Wagner a Nietzsche, da Mozart a Kierkegaard, da D’Annunzio a Wilde, da Matteo Brega ai francesi Barthes e Baudrillard…
SKU: | 978-88-99514-10-5 |
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Category: | Saggi |
Anno | 2015 |
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Autore | |
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CAMILLO BENSO CONTE DI CAVOUR
Vita e morteTutti conosciamo il nome di Camillo Benso Conte di Cavour. Se non altro per le vie che, in ogni città italiana, hanno preso que¬sto nome. Come, del resto, per restare in tema risorgimentale, il nome di Giuseppe Garibaldi o di Giuseppe Mazzini. Non credo vi sia città, grande e piccola, in cui non esista la presenza di questi personaggi da identificare, con i loro nomi, le vie principali.
In poche parole Camillo Benso Conte di Cavour, diciamo subito che è stato il più geniale uomo politico italiano da dopo la costituzione del Regno d’Italia e, poi, della Repubblica italiana.
Fu un uomo di grande intelligenza e di forti intuizioni. Seppe prendere decisioni, all’apparenza avventate, perciò contro il parere degli altri, le quali, invece, portarono a degli esiti del tutto positivi, a volte straordinari. -
Joyce nube ornatissima
La ricerca della genesi e del senso della vita individuale nell’orizzonte costituito dal mondo e dagli altri io rappresenta il Leitmotiv del romanzo-saggio Joyce nube ornatissima di Giuseppe Claudio Rizzo. I mutevoli protagonisti, tra cui Irma alias Bianca Maria, Rudy, Joyce alias Giuseppe Claudio Rizzo, intrecciano pura percezione sensoriale a impressioni immediate e contraddittorie nelle loro esperienze di alterità vissute mediante la funzione narrativa, che permette lo scambio di esperienze e informazioni sulla realtà fenomenica.
La scoperta dell’alterità non avviene in modo logico-deduttivo, ma attraverso la percezione di segni che rivelano l’appartenenza ad un contesto comune, che il Padre di una delle più importanti correnti filosofiche contemporanee, Edmund Husserl, indica come associazione mentale. Tale concetto richiama alla mente quello di associazione originaria, mutuato da Franz Brentano per esprimere l’associazione ad ogni percezione di rappresentazioni di memoria istantanea che comprende tutti gli esseri animati o inanimati presenti contemporaneamente in un determinato luogo. Essi, difatti vengono definiti oggetti perfettamente simultanei di un sapere relazionante.
Anche in Joyce nube ornatissima di Giuseppe Claudio Rizzo le cose che sono qui, per me, alla mano non esauriscono le mie possibilità di conoscenza poiché l’io si sente in parte circondato da un orizzonte di realtà indeterminata, oscuramente consaputo, che non riesce a comprendere, poiché è infinito. Esso abbraccia non solo le cose materiali, ma anche un mondo di valori, di beni, nonché di altri io. “Ciascuno ha il suo luogo da cui vede le cose alla mano e quindi a ciascuno le cose appaiono diversamente. Parimenti diversi sono per ciascuno gli attuali campi di percezione, di memoria ecc. Tutto ciò di cui si ha una coscienza comune è consentito in modalità diverse”.
Qualunque nostro dubbio o ripudio del mondo, o “messa tra parentesi”, non ne modifica la realtà: esso è sempre mondo esistente, anche solo nella fantasia. Ogni evento, ogni pianeta, ogni stella, sono sempre immersi nel divenire, un divenire che si pone a fondamento della storia e nel quale la storia si riconosce come movimento dialettico verso l’Infinito.Lidia Caputo
Università del Salento -
LE RADICI DEL COMUNISCMO SCIENTIFICO
Genesi e struttura del ‘Il Manifesto’Marx nel “Il Manifesto” ha segnato una delle svolte epocali dell’umanità.
“Il Manifesto” è uno di quegli scritti che non ti permette più di essere come prima, e ti lascia arricchito di una nuova luce di speranza.
Un monumento della storia del pensiero ma anche documento della possibilità di costruire qualcosa di concreto. Le pagine fuoriescono dal limite del loro contesto storico e disegnano un “utopia realistica” in quanto parlano di libertà, a partire dalle condizioni materiali di una classe oppressa; il prometeico sforzo atto ad affrontare in profondità il tema della libertà dell’uomo di ogni epoca allorchè ci siano da spezzare le catene della propria servitù.
Anche quando fu scritto, nel 1847-48, c’era uno scopo futuribile di quella che doveva essere al momento una lotta reale, una società non di nuovi dominatori, ma quello dato dalla classe operaia, la risposta alla lunga attesa, di un’umanità senza classi: «Uno spettro s’aggira per l’Europa: lo spettro del comunismo», esordiva questo documento storico che ebbe la diffusione universale che spetta ai testi sacri. «Proletari di tutti i paesi unitevi», chiudeva con l’esortazione ad attuare con la prassi ciò che sembrava un’ineluttabile esigenza della storia.
Nel “Il Manifesto” l’enucleazione, quindi, di un passaggio epocale, quello della rivoluzione comu-nista i proletari hanno da perdere unicamente le loro catene; Marx spiegava con ferma convinzione più che augurio, che i lavoratori hanno invece da guadagnarvi tutto un mondo. E trascorso più di un secolo e mezzo, e cosa ci resta tra le mani, oggi che la classe sembra avere smarrito la sua coscienza? Quella di rappresentare il “totalmente altro”. Per questo, nonostante le sentenze emesse dalla cosiddetta “fine della storia”, oggi possiamo dire che “Il Manifesto” non è un semplice documento storico, ma rimane termine essenziale del passaggio della classe dall’ “essere classe in sè all’essere classe per sè”, e ciò nella prospettiva della liberazione dell’umanità. Tutto ciò è il lascito che si è ritrovato in questa nuova lettura de “Il Manifesto del Partito Comunista”. -
LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA 1932-1943
il primo franchismo e il culto della morteQuesto libro tratta il tema della morte come fattore di sacralizzazione nei riguardi di Francisco Franco, dittatore spagnolo, in particolare sviluppando le controversia tra la Chiesa e la Falange. In maniera diretta e talvolta indiretta, tutto il materiale politico e sacro che i “caduti” – alcuni importanti – produssero su Franco contribui al consolidamento definitivo del suo potere.
La presente indagine è uno studio di storia politica. -
DORIA UN VIAGGIO NEL PASSATO
(Cenni Storici e Tradizioni)“Un viaggio appassionato nel passato di Doria fatto da uno studioso che ha richiamato alla memoria dei suoi concittadini storia e tradizioni locali dal 1870 ai nostri giorni. Nell’esporre alcuni argomenti l’autore li ha inserito, forse per maggiore chiarezza, nel contesto storico che abbraccia diversi secoli. Pertanto ha fatto ricorso ad eventi di natura militare e religiosa, collegati fra loro e con gli argomenti da una interdipendenza e da un chiaro nesso logico. È un lavoro che apre spiragli ad ulteriori ricerche”.
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L’OCCUPAZIONE DELLE TERRE NELLA REALTÀ CASSANESE
La storia di ogni popolo è più o meno costellata di avvenimenti e fatti importanti che lasciano un solco profondo e segnano momenti decisivi e svolte determinanti nella vita del popolo stesso. Alcuni avvenimenti, poi, sono di tale e tanta rilevanza che vengono presi come punti di riferimento e di orientamento, come pietre miliari nella storia stessa dell’uomo e dell’intera umanità.
La storia dell’uomo, pertanto, è stata, è e sempre sarà ricca di fermenti e di agitazioni: conoscerli vuol dire seguire l’evoluzione stessa della storia, il cui protagonista
è l’uomo, con le sue esigenze, con i suoi problemi, con le sue aspirazioni, con le sue conquiste, ma anche con le sue disfatte. -
POSSIBILITÀ E SPERANZA
Il libro continua il dibattito sulla speranza iniziato negli anni ‘60 da Bloch e Moltmann che non si è esaurito in questo fine millennio.
La speranza e l’utopia saranno sempre presenti nel cammino del genere umano in tutte le culture ed in ogni era perché sono elementi indispensabili della vita sociale; una società senza speranza e senza utopia è una società determinista e senza possibilità di libertà. Il dibattito sulla speranza e l’utopia innesca il confronto sul cambiamento
e sulle rivoluzioni possibili. L’autore intende ritornare non a Bloch ma al confronto e al dibattito critico tra Bloch e Moltmann, tra un pensatore marxista militante e un teologo cristiano -
MAGNA GRECIA
Rivoluzione Gastronomica & Arte del Banchetto SibaritaI Sibariti realizzarono a livello culturale e come collettività tra il IV e il VI secolo a.C. il rapporto tra vita e arte in una dimensione totalizzante e completa tale da segnare una rivoluzione estetica in ambito gastronomico e conviviale con piatti, dalla pasta ai dolci, arrivati fino ai giorni nostri ed entrati nella tradizione più autentica della cucina calabrese e mediterranea. Questo saggio nasce dalla volontà di riscoprire le proprie radici e quelle dell’intero occidente partendo dalla materia prima che accomuna più degli idiomi e i dialetti i popoli calabresi, spesso ignari di quanto la propria storia comune legata all’antica civiltà magno greca abbia dato all’Italia e all’Europa intera: la tavola e il cibo. In un periodo storico in cui, causa le migrazioni di massa ed i fenomeni di implosione sociale legati alla globalizzazione e alla precarietà del lavoro, si tende a disgregare e a dividere per regredire ad una nuova sotto-cultura del nemico identificato nel diverso o nello straniero che approda sulle coste mediterranee, riscoprire le radici più autentiche della società di diritto che dalle prime forme di brevetto all’autarchia economica inglobava con loIus Soli il migrante nel proprio tessuto sociale, politico ed economico per farlo partecipalre a un circuito finalizzato all’eliminazione della povertà per una società fondata sul benessere garantito dall’approvvigionamento di materie prime di un territorio ricco di tutto tanto da attivare l’invidia e la volontà di potenza e conquista di crotonesi e saraceni, vuole dire trovare le basi non solo di un autentico e pacifico vivere in comune in un’ottica di conquista della felicità sulla terra ma soprattutto i presupposti politici, economico e sociali che hanno portato progresso e redistribuzione della ricchezza con la rivoluzione non violenta innescata dall’otiume dall’arte del banchetto quale momento principale e quotidiano del vivere insieme e dello stare al mondo – con gli altri. A Sybaris (fondata dagli Achei tra il 630 e 640 a.C.) si deve infatti la primogenitura dell’alta qualità alimentare con le relative scuole della convivialità e dei giochi di società che accompagnavano e ingentilivano il momento del pasto introducendo nel contesto arcaico una sorta di “dolce vita” (trypé) ante litteram. Il segno di signoria non fu mai esente dalla laboriosità dei suoi abitanti che portò a notevole ricchezza, potenza politica e militare e tanta gioia di vivere in una visione piena e completa dell’esistenza fondata sulla centralità dell’uomo inteso come mente e corpo. La fertilità del territorio e la ricchezza dal punto di vista commerciale e mercantile hanno fatto sì che i Sibariti potessero dedicarsi a una vita piena fondata sull’ economia della pace e della condivisione contraria all’economia della guerra diven.ta un paradigma di Essere dell’Uomo, quasi posto in un Eden, sperimentato una sola volta nella valle del Crati e poi inesorabilmente perduto.