GRAMSCI E LA COSTRUZIONE DELL’EGEMONIA
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Ed allora perché ritornare a Gramsci?
Perché quest’ultimo scorcio di storia ha visto il decadimento dello scontro politico, ridotto a rissa personale e, più spesso, a sostegno di interessi di scarso valore morale.
Di una politica, insomma, che non ha bisogno di grandi apporti intellettuali, e che isola chi opera per una elaborazione teorica capace di leggere il passato per progettare il futuro.
Che cosa invece può insegnare Gramsci nel nostro tempo e nel nostro mondo?
Quale sarà la possibilità dei più deboli di sopravvivere e di difendersi dal potere delle concentrazioni economiche, dalla forza onnipervasiva di chi dispone dei grandi mezzi mediatici, dallo sfruttamento economico delle risorse e della manipolazione genetica?
Il metodo analitico e la coscienza critica dell’estensore dei “Quaderni” tracciano una strada validissima ed attuale al di fuori di ogni nostalgica rievocazione riduzionistica e reducistica.
Ivan Furlanetto
SKU: | 88-87897-12-3 |
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Category: | Saggi |
Anno | 2001 |
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Autore | |
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POSSIBILITÀ E SPERANZA
Il libro continua il dibattito sulla speranza iniziato negli anni ‘60 da Bloch e Moltmann che non si è esaurito in questo fine millennio.
La speranza e l’utopia saranno sempre presenti nel cammino del genere umano in tutte le culture ed in ogni era perché sono elementi indispensabili della vita sociale; una società senza speranza e senza utopia è una società determinista e senza possibilità di libertà. Il dibattito sulla speranza e l’utopia innesca il confronto sul cambiamento
e sulle rivoluzioni possibili. L’autore intende ritornare non a Bloch ma al confronto e al dibattito critico tra Bloch e Moltmann, tra un pensatore marxista militante e un teologo cristiano -
NOTE DI UN DIBATTITO
Jurgen Moltmann e la filosofia della speranza di Ernst Bloch“La vera umiltà sta nell’accettare l’oscurità del proprio vivere. La semplice esistenza è vita in Dio. Infatti in questa `oscurità dell’istante vissuto’ (E. Bloch) sono presenti inizio e fine. Qui il tempo è l’eternità e l’eternità è tempo”. (…) “Ciò che è proprio dell’utopia è piuttosto operare una tendenza del presente in avanti, verso il futuro, e quindi assegnare agli oppressi una condizione di esodo. Lungi dal rassicurarci, l’utopia ci porta a considerare il reale sotto il carattere dell’incompiuto, e ci fa rompere la chiusura del linguaggio conformistico col gioco dell’immaginario”. (…) “In questo, l’utopia va contro la razionalità attuale dominante e introduce la possibilità di un altro ordine fondato sulla liberazione dei desideri: la gratuità, la festa”.
(“Bloch” di Laénnec Hurbon)
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IL MITO E LA DONNA
in Bertol Brecht e Cesare Pavese(…) Il motivo principale, che in primis mi ha indotta a intraprendere questa ricerca comparativa sui due scrittori, è costituito dalla novità e singolarità delle
loro concezioni artistico-letterarie, nonché dalla loro eccezionale tempra morale e dalla fede comune nei valori civili e spirituali dell’umanità. Sia Brecht che Pavese, infatti, assegnano alla cultura, in particolare alla letteratura, il ruolo di stimolare nel pubblico una coscienza critica ed una presa di posizione contro ogni tipo di ingiustizia e di sopraffazione. Per di più, entrambi hanno aderito alla fede marxista, di cui in seguito hanno denunciato aporie e mistificazioni sul piano pragmatico della Real-politik. (…)
I due autori possono altresì essere considerati precursori di una concezione post-moderna della realtà, caratterizzata da insanabili conflitti ed antinomie, a causa dell’eclissi di una Weltanschauung unitaria, regolata da criteri razionali. -
L’OCCUPAZIONE DELLE TERRE NELLA REALTÀ CASSANESE
La storia di ogni popolo è più o meno costellata di avvenimenti e fatti importanti che lasciano un solco profondo e segnano momenti decisivi e svolte determinanti nella vita del popolo stesso. Alcuni avvenimenti, poi, sono di tale e tanta rilevanza che vengono presi come punti di riferimento e di orientamento, come pietre miliari nella storia stessa dell’uomo e dell’intera umanità.
La storia dell’uomo, pertanto, è stata, è e sempre sarà ricca di fermenti e di agitazioni: conoscerli vuol dire seguire l’evoluzione stessa della storia, il cui protagonista
è l’uomo, con le sue esigenze, con i suoi problemi, con le sue aspirazioni, con le sue conquiste, ma anche con le sue disfatte. -
ARCHITA DI TARANTO
Momenti e percorsi del sapere antico: da Pitagora ad aspetti del pensiero tra il II sec. AC e il II sec. DCUn cammino culturale e allettante quello percorso dall’autore. Quel cammino, pur se faticoso, congruo alla natura stessa della ricerca, che riconosce l’effettività storica e politica di Taranto nell’Occidente greco, procedendo da Pitagora di Samo ad Archita della stessa Taranto, alla rinascita pitagorica tra il secondo a.C. e i primi secoli dell’era cristiana. In particolar modo la ricerca rileva la presenza della “vita orfica” nella theoria del primo Pitagorismo, esamina la figura di Archita e del suo circolo, la successione storica delle idee dalla scuola sofistica a quella platonica, ad Aristotele e al Liceo, in quel particolare rapporto ora diretto ora riflesso con il Pitagorismo e con la scienza
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QUO VADIS…ADAMO?
Adamo è la metafora che sta per Umanità.
Se si intuisce una Creazione. Essa è atto unico ed eterno; è la Volontà Divina che infonde nella materia caotica e inerte il miracolo della VITA.
Qualunque tentativo di coprendere e descrivere la CREAZIONE è una riduzione alla dimensione dei limiti della mente umana.
L’evoluziosnismo coglie e descrive i processi completamente reali che progressivamente producono i mutamenti nella materia dalle forme di vita più semplici alle forme più complesse; costruendole in un percorso all’infinito.
Questo libro propone, forse, per ora, in modo troppo semplicistico e disinvolto, la tesi secondo la quale il processo evoluzionistico è il necessario medium sincretico
che attualizza la imperscrutabile Volontà Creatrice. -
Note sulla dialettica Karl Marx: dall’Idealismo al Materialismo
La ricerca proposta dall’autore riprende percorsi teorici quasi archiviati dalla storia, ma ciò è quanto appare in superficie, in quanto il presente non ha ancora superato Marx che, quindi è ben lontano dall’essere scaduto e residuo del passato ormai condannato a non avere più futuro.
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CAMILLO BENSO CONTE DI CAVOUR
Vita e morteTutti conosciamo il nome di Camillo Benso Conte di Cavour. Se non altro per le vie che, in ogni città italiana, hanno preso que¬sto nome. Come, del resto, per restare in tema risorgimentale, il nome di Giuseppe Garibaldi o di Giuseppe Mazzini. Non credo vi sia città, grande e piccola, in cui non esista la presenza di questi personaggi da identificare, con i loro nomi, le vie principali.
In poche parole Camillo Benso Conte di Cavour, diciamo subito che è stato il più geniale uomo politico italiano da dopo la costituzione del Regno d’Italia e, poi, della Repubblica italiana.
Fu un uomo di grande intelligenza e di forti intuizioni. Seppe prendere decisioni, all’apparenza avventate, perciò contro il parere degli altri, le quali, invece, portarono a degli esiti del tutto positivi, a volte straordinari.