CAMILLO BENSO CONTE DI CAVOUR
Vita e morte
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Tutti conosciamo il nome di Camillo Benso Conte di Cavour. Se non altro per le vie che, in ogni città italiana, hanno preso que¬sto nome. Come, del resto, per restare in tema risorgimentale, il nome di Giuseppe Garibaldi o di Giuseppe Mazzini. Non credo vi sia città, grande e piccola, in cui non esista la presenza di questi personaggi da identificare, con i loro nomi, le vie principali.
In poche parole Camillo Benso Conte di Cavour, diciamo subito che è stato il più geniale uomo politico italiano da dopo la costituzione del Regno d’Italia e, poi, della Repubblica italiana.
Fu un uomo di grande intelligenza e di forti intuizioni. Seppe prendere decisioni, all’apparenza avventate, perciò contro il parere degli altri, le quali, invece, portarono a degli esiti del tutto positivi, a volte straordinari.
SKU: | 978-88-96254-45-5 |
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Category: | Saggi |
Anno | 2011 |
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GLI SCIOPERI DEL 1943-1944 A BUSTO ARSIZIO
Può sembrare riduttivo qualificare questa breve opera semplicemente come la storia di una delle tante città lombarde coinvolte nella lotta al fascismo attraverso figure esemplari e movimenti di massa legati alle grandi fabbriche, in realtà si vuole rievocare a livello locale quelli che sono stati i tratti salienti di quel periodo che va dall’8 Settembre del 1943 al 25 Aprile del 1945.
Il tentativo, in questo studio, è rivolto a ripercorrere e a valorizzare il ruolo svolto dalla classe operaia durante gli ultimi due terribili anni della seconda guerra mondiale.
I lavoratori iniziarono la loro presenza nello scenario politico nazionale a partire dal marzo del 1943, agitazioni, scioperi e sabotaggi all’interno e fuori delle fabbriche.
Il prezzo pagato dalla classe operaia fu altissimo: persecuzioni, deportazioni ed uccisioni furono la risposta dell’occupante nazista e del suo alleato repubblichino.
Mario Agostinelli
Consigliere della Regione Lombardia -
L’OCCUPAZIONE DELLE TERRE NELLA REALTÀ CASSANESE
La storia di ogni popolo è più o meno costellata di avvenimenti e fatti importanti che lasciano un solco profondo e segnano momenti decisivi e svolte determinanti nella vita del popolo stesso. Alcuni avvenimenti, poi, sono di tale e tanta rilevanza che vengono presi come punti di riferimento e di orientamento, come pietre miliari nella storia stessa dell’uomo e dell’intera umanità.
La storia dell’uomo, pertanto, è stata, è e sempre sarà ricca di fermenti e di agitazioni: conoscerli vuol dire seguire l’evoluzione stessa della storia, il cui protagonista
è l’uomo, con le sue esigenze, con i suoi problemi, con le sue aspirazioni, con le sue conquiste, ma anche con le sue disfatte. -
Appunti e riflessioni sull’opera di GIUSEPPE TROCCOLI
Il presente studio è stato oggetto di tesi all’esame di maturità di Carlo Forace.Tenuto nel cassetto per tanti anni, oggi l’autore, senza nessuna pretesa letteraria, sente la necessità di pubblicarlo in quanto docente dell’Istituto Comprensivo di Lauropoli, dedicato per l’appunto a Giuseppe Troccoli. Tale bisogno scaturisce dalla non conoscenza, dei docenti e degli alunni, dell’importanza del poeta-scrittore Giuseppe Troccoli, nato a Lauropoli nel 1901 e deceduto a Firenze nel 1962. Egli si è distinto a livello nazionale con la sua vasta produzione che si è articolata con poesie, romanzi, opere teatrali e saggi critici. L’occasione di avere uno strumento pratico e sintetico, secondo l’autore, è rilevante per dare la possibilità ai docenti di utilizzarlo al fine di poter far conoscere e apprezzare ai ragazzi la valenza delle opere dello scrittore-poeta paesano al quale, giustamente, gli è stato dedicato l’Istituto Comprensivo.
Naturalmente la pubblicazione è rivolta anche ad altri, con l’obiettivo di appassionarli al passato e ai personaggi che sono vissuti in questo territorio.Tutto ciò servirà a sviluppare la conoscenza delle”nostra” storia e quindi aumentare l’orgoglio di appartenenza alla propria terra, la quale ha tanto bisogno di essere amata e apprezzata, per poi veicolarla, con il contributo di tutti, verso un meritato sviluppo. -
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ARCHITA DI TARANTO
Momenti e percorsi del sapere antico: da Pitagora ad aspetti del pensiero tra il II sec. AC e il II sec. DCUn cammino culturale e allettante quello percorso dall’autore. Quel cammino, pur se faticoso, congruo alla natura stessa della ricerca, che riconosce l’effettività storica e politica di Taranto nell’Occidente greco, procedendo da Pitagora di Samo ad Archita della stessa Taranto, alla rinascita pitagorica tra il secondo a.C. e i primi secoli dell’era cristiana. In particolar modo la ricerca rileva la presenza della “vita orfica” nella theoria del primo Pitagorismo, esamina la figura di Archita e del suo circolo, la successione storica delle idee dalla scuola sofistica a quella platonica, ad Aristotele e al Liceo, in quel particolare rapporto ora diretto ora riflesso con il Pitagorismo e con la scienza
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FILOSOFIA E RIVOLUZIONE IN GIORDANO BRUNO
A ragione Bruno può essere definito il grande filosofo martire non solo della nostra Rinascenza ma anche di quella europea.
Quando Giovanni Gentile si ricollegava, senza alcuna ombra di dubbio, a Bertrando Spaventa e alla sua valorizzazione del Rinascimento, sia nei confronti della scolastica che nei confronti della filosofia Europea del ‘600, lo faceva per sottolineare il ruolo del pensiero bruniano nel Rinascimento italiano e della centralità di questo nel panorama culturale dell’Europa di quel tempo.
Ma in tal senso è corretto rilevare come Gentile, proprio su questi argomenti, ebbe un lungo confronto con un altro grande studioso di questioni bruniane, Felice Tocco; Giovanni Gentile lavorò a lungo tra il 1907- 1908 proprio sui Dialoghi Bruniani, circostanziandoli fra l’altro di notizie a proposito della vita del Nolano.
E sarà proprio con il Tocco e con Rodolfo Mondolfo che il Gentile discuterà a lungo a proposito dell’arduo problema dell’unità del pensiero bruniano, dei suoi molteplici intrecci dei temi e degli sviluppi, nonché della varietà delle fonti, classiche, medioevali e contemporanee, manifestando così una profonda insoddisfazione rispetto ad alcune tesi a volte estrinseche e ingiustificate.
Gentile mostrò, d unque, di aver ben compreso la lezione ‘filologica’ proposta dal Tocco, una lezione, la sua, volta a proiettare la filosofia del Rinascimento fuori dalle formule astratte in cui rischiava, a volte, di cadere la tradizione risorgimentale spaventiana.
Infatti, stando a questa tradizione vi è un privilegiare di Bruno “martire” della liberazione del pensiero umano, ma non molto di più, in realtà lo sforzo della storiografia post- risorgimentale è stato quello di una comprensione più profonda delle radici delle filosofie naturalistiche di Bruno e di Campanella. Il platonismo Rinascimentale, figlio dell’Umanesimo, e di cui Bruno è un grande interprete, dice il Gentile, ha permesso la produzione delle grandi sintesi di Spinosa e di Leibniz, un platonismo che ha avuto il compito di far voltare le spalle al medioevo, dando luogo ad un nuovo orizzonte, ad un orizzonte decisamente più ampio, ad un orizzonte dove si è passati dalla divinità della natura alla intrinseca divinità dell’uomo, inculcando perciò in costui il “sentimento” della sua potenza, dell’infinito che è in grado di raccogliere nel ‘petto’ dell’uomo, l’identità sostanziale della sua anima con l’anima e con la vita del tutto.
Il pensiero bruniano però va oltre questa consolidata interpretazione e collocazione, in Bruno, infatti, c’è ben altro, c’è la critica al pensiero scolastico medioevale ed anche al pensiero del seicento europeo, pensiero tutto teso a stabilire i grandi blocchi concettuali funzionali alla società borghese.
La rottura, dunque, nella proposta filosofica bruniana, del tempo cronologico, una dilatazione temporale, Jetz, in nome di una “nuova concezione” teoretica – politica di liberazione che lo collega alla grande proposta della”libertà comunista
Per questo il titolo del presente lavoro,”Filosofia e rivoluzione in Giordano Bruno. Religione, Etica e Materialismo”, ed anche in questo l’esame di alcuni nodi fondamentali della rivoluzionaria proposta filosofica del Nolano. -
GRAMSCI E LA COSTRUZIONE DELL’EGEMONIA
Ed allora perché ritornare a Gramsci?
Perché quest’ultimo scorcio di storia ha visto il decadimento dello scontro politico, ridotto a rissa personale e, più spesso, a sostegno di interessi di scarso valore morale.
Di una politica, insomma, che non ha bisogno di grandi apporti intellettuali, e che isola chi opera per una elaborazione teorica capace di leggere il passato per progettare il futuro.
Che cosa invece può insegnare Gramsci nel nostro tempo e nel nostro mondo?
Quale sarà la possibilità dei più deboli di sopravvivere e di difendersi dal potere delle concentrazioni economiche, dalla forza onnipervasiva di chi dispone dei grandi mezzi mediatici, dallo sfruttamento economico delle risorse e della manipolazione genetica?
Il metodo analitico e la coscienza critica dell’estensore dei “Quaderni” tracciano una strada validissima ed attuale al di fuori di ogni nostalgica rievocazione riduzionistica e reducistica.
Ivan Furlanetto -
LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA 1932-1943
il primo franchismo e il culto della morteQuesto libro tratta il tema della morte come fattore di sacralizzazione nei riguardi di Francisco Franco, dittatore spagnolo, in particolare sviluppando le controversia tra la Chiesa e la Falange. In maniera diretta e talvolta indiretta, tutto il materiale politico e sacro che i “caduti” – alcuni importanti – produssero su Franco contribui al consolidamento definitivo del suo potere.
La presente indagine è uno studio di storia politica.