ARCHITA DI TARANTO
Momenti e percorsi del sapere antico: da Pitagora ad aspetti del pensiero tra il II sec. AC e il II sec. DC
40,00€
Un cammino culturale e allettante quello percorso dall’autore. Quel cammino, pur se faticoso, congruo alla natura stessa della ricerca, che riconosce l’effettività storica e politica di Taranto nell’Occidente greco, procedendo da Pitagora di Samo ad Archita della stessa Taranto, alla rinascita pitagorica tra il secondo a.C. e i primi secoli dell’era cristiana. In particolar modo la ricerca rileva la presenza della “vita orfica” nella theoria del primo Pitagorismo, esamina la figura di Archita e del suo circolo, la successione storica delle idee dalla scuola sofistica a quella platonica, ad Aristotele e al Liceo, in quel particolare rapporto ora diretto ora riflesso con il Pitagorismo e con la scienza
SKU: | 978-88-99514-88-4 |
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Category: | Saggi |
Anno | 2018 |
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Autore | |
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NOTE DI UN DIBATTITO
Jurgen Moltmann e la filosofia della speranza di Ernst Bloch“La vera umiltà sta nell’accettare l’oscurità del proprio vivere. La semplice esistenza è vita in Dio. Infatti in questa `oscurità dell’istante vissuto’ (E. Bloch) sono presenti inizio e fine. Qui il tempo è l’eternità e l’eternità è tempo”. (…) “Ciò che è proprio dell’utopia è piuttosto operare una tendenza del presente in avanti, verso il futuro, e quindi assegnare agli oppressi una condizione di esodo. Lungi dal rassicurarci, l’utopia ci porta a considerare il reale sotto il carattere dell’incompiuto, e ci fa rompere la chiusura del linguaggio conformistico col gioco dell’immaginario”. (…) “In questo, l’utopia va contro la razionalità attuale dominante e introduce la possibilità di un altro ordine fondato sulla liberazione dei desideri: la gratuità, la festa”.
(“Bloch” di Laénnec Hurbon)
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DORIA UN VIAGGIO NEL PASSATO
(Cenni Storici e Tradizioni)“Un viaggio appassionato nel passato di Doria fatto da uno studioso che ha richiamato alla memoria dei suoi concittadini storia e tradizioni locali dal 1870 ai nostri giorni. Nell’esporre alcuni argomenti l’autore li ha inserito, forse per maggiore chiarezza, nel contesto storico che abbraccia diversi secoli. Pertanto ha fatto ricorso ad eventi di natura militare e religiosa, collegati fra loro e con gli argomenti da una interdipendenza e da un chiaro nesso logico. È un lavoro che apre spiragli ad ulteriori ricerche”.
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IL FOLLE VOLO DELLA PAROLA PER LA MUSICA
Saggio sul Teatro d’opera, sulla musica, sui grandi artisti : si passa da Wagner a Nietzsche, da Mozart a Kierkegaard, da D’Annunzio a Wilde, da Matteo Brega ai francesi Barthes e Baudrillard…
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GRAMSCI E LA COSTRUZIONE DELL’EGEMONIA
Ed allora perché ritornare a Gramsci?
Perché quest’ultimo scorcio di storia ha visto il decadimento dello scontro politico, ridotto a rissa personale e, più spesso, a sostegno di interessi di scarso valore morale.
Di una politica, insomma, che non ha bisogno di grandi apporti intellettuali, e che isola chi opera per una elaborazione teorica capace di leggere il passato per progettare il futuro.
Che cosa invece può insegnare Gramsci nel nostro tempo e nel nostro mondo?
Quale sarà la possibilità dei più deboli di sopravvivere e di difendersi dal potere delle concentrazioni economiche, dalla forza onnipervasiva di chi dispone dei grandi mezzi mediatici, dallo sfruttamento economico delle risorse e della manipolazione genetica?
Il metodo analitico e la coscienza critica dell’estensore dei “Quaderni” tracciano una strada validissima ed attuale al di fuori di ogni nostalgica rievocazione riduzionistica e reducistica.
Ivan Furlanetto -
GLI SCIOPERI DEL 1943-1944 A BUSTO ARSIZIO
Può sembrare riduttivo qualificare questa breve opera semplicemente come la storia di una delle tante città lombarde coinvolte nella lotta al fascismo attraverso figure esemplari e movimenti di massa legati alle grandi fabbriche, in realtà si vuole rievocare a livello locale quelli che sono stati i tratti salienti di quel periodo che va dall’8 Settembre del 1943 al 25 Aprile del 1945.
Il tentativo, in questo studio, è rivolto a ripercorrere e a valorizzare il ruolo svolto dalla classe operaia durante gli ultimi due terribili anni della seconda guerra mondiale.
I lavoratori iniziarono la loro presenza nello scenario politico nazionale a partire dal marzo del 1943, agitazioni, scioperi e sabotaggi all’interno e fuori delle fabbriche.
Il prezzo pagato dalla classe operaia fu altissimo: persecuzioni, deportazioni ed uccisioni furono la risposta dell’occupante nazista e del suo alleato repubblichino.
Mario Agostinelli
Consigliere della Regione Lombardia -
IL MITO E LA DONNA
in Bertol Brecht e Cesare Pavese(…) Il motivo principale, che in primis mi ha indotta a intraprendere questa ricerca comparativa sui due scrittori, è costituito dalla novità e singolarità delle
loro concezioni artistico-letterarie, nonché dalla loro eccezionale tempra morale e dalla fede comune nei valori civili e spirituali dell’umanità. Sia Brecht che Pavese, infatti, assegnano alla cultura, in particolare alla letteratura, il ruolo di stimolare nel pubblico una coscienza critica ed una presa di posizione contro ogni tipo di ingiustizia e di sopraffazione. Per di più, entrambi hanno aderito alla fede marxista, di cui in seguito hanno denunciato aporie e mistificazioni sul piano pragmatico della Real-politik. (…)
I due autori possono altresì essere considerati precursori di una concezione post-moderna della realtà, caratterizzata da insanabili conflitti ed antinomie, a causa dell’eclissi di una Weltanschauung unitaria, regolata da criteri razionali. -
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Marxismo e crisi ciclica dell’economia capitalistica
“In realtà, quello che ma negli scritti di Marx è solo l’esposizione empirica del fenomeno della crisi, cioè l’analisi fattuale della meccanica delle crisi. Non a caso Sweezy si richiama a un passo della Storia delle teorie econo-miche di Marx (o Teorie sul plusvalore) in cui sostiene che: « la crisi reale può essere rappresentata solo dal movimento reale della produzione capitalistica, dalla concorrenza e dal credito » , Marx, appunto, parla di rappre-sentare. In questo senso, sembrerebbe che non abbiamo perduto gran che, se si pensa che l’impianto analitico di Keynes sulle crisi, e i perfezionamenti apportatigli dai successori di questo, ci hanno fornito casistiche e descrizioni della meccanica e delle varianti ben più articolate, aderenti e raffinate[…].
Tuttavia, ciò che Keynes e i successori non sotto stati praticamente in grado di darci, è l’interpretazione puntuale dei singoli meccanismi aspetti della crisi, nel quadro dello sviluppo storico complessivo della produzione capitalistica. La spiegazione scientifica, insomma, dei fenomeni, al di là del ‘analisi descrittiva. Ma una tale spiegazione richiederebbe una teoria generale dello sviluppa capitalistico come sistema economico-politico storicamente determinato, che è tuttora introvabile al di fuori del marxismo”.