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Assenzio Artemisia Gentileschi e Marietta Tintoretto al bar
Il testo, così femminile, scorre senza intoppi e diventa lo spunto per riflettere non solo sui due diversi temperamenti delle artiste (Artemisia è la donna forte, mentre Marietta appare fragile) ma anche sui due stili pittorici e su due diverse visioni del mondo.
Francesca De Santis (L’Unità)
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LA RUSALKA PYCAJIKA
Figura complessa ed enigmatica della mitologia e del folclore slavo, la rusalka è un personaggio assai popolare nell’immaginario collettivo russo, bielorusso e ucraino. Pugkin ne fece l’eroina del suo dramma in versi omonimo, scritto tra il 1829 e il 1832, lasciando però il manoscritto in una forma che è stata considerata, a lungo e a torto, incompiuta da buona parte della critica. Pubblicato per la prima volta postumo nel 1837, in una versione che sarà presto definita “canonica”, tale dramma subirà diverse modifiche nelle edizioni successive e scatenerà un’appassionata polemica tra gli intellettuali a partire dalla fine dell’800. A metà degli anni ’70, il ricercatore sovietico Vladimir Recepter ha ristabilito l’ordine esatto delle scene del dramma ponendo un termine definitivo alle polemiche perdurate per più di un secolo e mezzo sul carattere incompiuto della Rusalka pugkiniana. Questa è la prima traduzione italiana in versi del testo integrale del dramma.
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Il destino di Charles Lonceville
Nel 1932, su invito di Gor’kij, Paustovskij si reca a Petrozavodsk per ricostruire le vicende legate alla locale Fonderia, risalente ai tempi di Pietro il Grande. Durante una passeggiata si imbatte in una stele funeraria su cui è scritto: “CharlesEugène Lonceville, ingegnere artigliere della Grande Armata dell’Imperatore Napoleone, nato nel 1778 a Perpignan, morto nell’estate del 1816 a Petrozavodsk, lontano dalla patria. Che la pace discenda sul suo cuore tormentato”. Dopo un intenso lavoro d’archivio, il personaggio di Lonceville prende vita come una figura in carne ed ossa, vissuta più di cento anni addietro, e trascina con sé tutte le altre linee narrative, che si ricompongono in un vivido mosaico.
Nell’abbracciare il travaso di un’epoca nell’altra, Paustovskij riesce a far incrociare i destini dei suoi protagonisti fittizi con una folta schiera di silhouettes reali: da Pugkin a Goethe, da Caterina II ad Alessandro I, da Gascoigne a Voronichin. La rappresentazione della Russia sofferente nella morsa della tirannia si fonde con la visione dei fondali di neve e fango in cui affonda il suo sterminato territorio, in contrasto con le magnificenze di una Pietroburgo monumentale e sfuggente. Opera di passaggio dal Paustovskij “romantico” a quello “realista”, il racconto travalica la dimensione cronologica in cui è collocato e si proietta nel presente dei giorni di Stalin anche in virtù di una fitta rete di allusioni al clima di sospetto, ai soprusi e alle delazioni che si ripresentano immutati da un’epoca all’altra.Traduzione e introduzione a cura di Paola Ferretti
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Joyce nube ornatissima
La ricerca della genesi e del senso della vita individuale nell’orizzonte costituito dal mondo e dagli altri io rappresenta il Leitmotiv del romanzo-saggio Joyce nube ornatissima di Giuseppe Claudio Rizzo. I mutevoli protagonisti, tra cui Irma alias Bianca Maria, Rudy, Joyce alias Giuseppe Claudio Rizzo, intrecciano pura percezione sensoriale a impressioni immediate e contraddittorie nelle loro esperienze di alterità vissute mediante la funzione narrativa, che permette lo scambio di esperienze e informazioni sulla realtà fenomenica.
La scoperta dell’alterità non avviene in modo logico-deduttivo, ma attraverso la percezione di segni che rivelano l’appartenenza ad un contesto comune, che il Padre di una delle più importanti correnti filosofiche contemporanee, Edmund Husserl, indica come associazione mentale. Tale concetto richiama alla mente quello di associazione originaria, mutuato da Franz Brentano per esprimere l’associazione ad ogni percezione di rappresentazioni di memoria istantanea che comprende tutti gli esseri animati o inanimati presenti contemporaneamente in un determinato luogo. Essi, difatti vengono definiti oggetti perfettamente simultanei di un sapere relazionante.
Anche in Joyce nube ornatissima di Giuseppe Claudio Rizzo le cose che sono qui, per me, alla mano non esauriscono le mie possibilità di conoscenza poiché l’io si sente in parte circondato da un orizzonte di realtà indeterminata, oscuramente consaputo, che non riesce a comprendere, poiché è infinito. Esso abbraccia non solo le cose materiali, ma anche un mondo di valori, di beni, nonché di altri io. “Ciascuno ha il suo luogo da cui vede le cose alla mano e quindi a ciascuno le cose appaiono diversamente. Parimenti diversi sono per ciascuno gli attuali campi di percezione, di memoria ecc. Tutto ciò di cui si ha una coscienza comune è consentito in modalità diverse”.
Qualunque nostro dubbio o ripudio del mondo, o “messa tra parentesi”, non ne modifica la realtà: esso è sempre mondo esistente, anche solo nella fantasia. Ogni evento, ogni pianeta, ogni stella, sono sempre immersi nel divenire, un divenire che si pone a fondamento della storia e nel quale la storia si riconosce come movimento dialettico verso l’Infinito.Lidia Caputo
Università del Salento -
Processo al leader dell’opposizione ugandese
Bilingue: italiano e ingleseL’Uganda è un Paese dell’Africa orientale, così bello da essere stata definito la “perla dell’Africa” da Winston Churchill: dal 1986, il potere è nelle mani del generale Yoweri Museveni, uno dei dittatori più brutali e sanguinari di tutta l’Africa.
Dopo essere stato eletto due volte, nel 2005 egli riesce a corrompere la stragrande maggioranza dei parlamentari con 5 milioni di scellini (circa 2.200 €) ed impone un cambiamento della Costituzione, che prevedeva il limite di due mandati presidenziali.
Il 26 ottobre 2005, il dottor Kizza Besigye, principale leader dell’opposizione, ritorna in patria dopo quattro anni di esilio in Sudafrica e dichiara la sua intenzione di candidarsi alle elezioni presidenziali del 2006. Il 14 novembre è arrestato con l’accusa di stupro e di alto tradimento e viene deferito alla Corte marziale: in caso di condanna, rischia la pena di morte. A difenderlo c’è un team di quattro avvocati, tra i quali Erias Lukwago, che sarà poi eletto sindaco di Kampala, la capitale dell’Uganda.dall’introduzione dell’autore
TEATRO 64
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IL VANGELO A S. MARIA DELLE GRAZIE 1974
Questo libro raccoglie testimonianze, fra le èiù diverse, sulla Comunità di S. Maria delle Grazie di Rossano (CS), su ciò che è stata fin dal 1974 – anno della sua nascita – e ciò che continua ad essere oggi per tanti. Ciascuno ha raccontato, con il proprio stile e le proprie sensibilità, come vi ha incontrato il Signore e come, a partire da questo incontro, ha maturato l’impegno di essere operatore di pace nel mondo e nella chiesa.
Parte del ricavato della vendita di questo volume andrà a favore del progetto di alfabetizzazione per i giovani nel villaggio di Lukanga in Congo-RDC
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IO COME QUESTI NON CI DIVENTO
NARCISA ALLE ALGHEOgni essere umano, almeno una volta, si è chiesto: “potrei io, diventare pazzo?” e un brivido gli ha attraversato la schiena mentre ne immaginava il volto e ne percepiva il suo primo soffio. Spirito/mente, mente/spirito, confini e sconfinamenti. La vita, insomma.
La storia narrata attraverso i personaggi: uomini e donne spartiacque del prima e dopo Basaglia, attinge qui e li a fatti realmente accaduti e all’esperienza di psichiatra e uomo di Luigi Attenasio (intervistato). Tra verità e invenzione, dunque, l’autrice cerca di raccontare la condizione spirituale degli internati che, nonostante il dramma che vivevano, sapevano essere spiritosi, buffoneschi, simpatici e teneri. Il testo, come la legge 180, rappresenta anche il dissolvimento della distanza tra medico e internata: Narcisa. Donna giovane che veniva “messa alle alghe” nuda nella convinzione che, tale materiale, poiché inerte (nullo il valore scientifico), avrebbe cancellato ogni pulsione vitale, anche quella preposta alla sopravvivenza della personalità.
Narcisa e Psichiatra compiono un atto d’amore nell’essere tramite di conoscenza non solo relazionale. E Narcisa, che non poteva che aver vissuto profonde delusioni sentimentali, finalmente, può fidarsi a un uomo, sa di potersi affidare a un uomo.
E’ in tale fiducia che va cercata quella speranza che auspica che vi siano giovani donne e uomini capaci di cambiare leggi vecchie (pensiero, sistema, azione) in leggi che costruiscano “ponte” indispensabile a fondare se non una nuova città, una nuova società. Al pubblico, giovane e meno giovane, lo Psichiatra sembra domandare: qual è la strada che dobbiamo percorrere noi “sani” per sentirci meno soli nelle nostre certezze?Maria Inversi (autrice) – Luigi Attenasio (psichiatra)
TEATRO 59
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CONTEMPORARY SAN ART
Storytelling art of the Kalahari desert Bushmen of Botswana..This book takes the aims of the Kuru art project as a point of departure for setting a subsequent step on the path of emancipation of non-Western indigenous artists, in particular the San artists. It does so by emphasizing the intrinsic value of the storytelling art-pieces, by rejecting the direct relation between rock art and contemporary San art. By linking modern San art to the San Poetry of the 19th century and the contemporary African poets like Antjie Krog and Stephen Watson. An artistic rather that anthropological approach to art of non-Western indigenous artists does not only challenge and emancipate the artists concerned, but also constitutes a challenge for existing perceptions and policies concerning art. In the western world, such as the Dutch art world non-Western indigenous art Bis mostly exhibited in the con-text of ethnological museums or specific art-galleries. In many respects this book represents a welcome step in a new direction!”
Anna Meijknecht
( Netherlands Center for indigenous People, NCIV )This book is about the beauty of contemporary San art. Works of art made by the San or Bushmen as they are often called.
The San artists in this book are living in and around the little village of D’kar in the northern part of Botswana, on the edge of the Kalahari desert and near to the Okavango Delta.
The art works in this book teli us about their life and cuitural heritage. lts is storytelling art, in a traditional and figurative form, but also in a modern, more stylized form. The San art works shows the cosmic consciousness of the San and their lifestyle being integrai part of surrounding nature. At the same time the artworks show us the loss of traditional Bushmen culture caused by the invasion of other domi¬nating cuitures and the grievances of this loss; a culture of oral and spiritual cultural tradition.
On the basis of twenty artworks the story of the beauty, the compiexity and the loss of Bushmen culture is being toid . To understand the essence and meaning of San artworks, one has to grasp what made the San artists begin to etch and paint, and what the story is they try to convey. It’s a story about the beauty of a very old culture, and the awareness that is this ancient culture is gradually being lost. In this respect the twenty artworks are in a true sense, valuable time documents. -
PREGHIERE DELLA PACE MONASTICA
Il libro Preghiere della pace monastica si pubblica per la prima volta in Italia. Il suo autore, il poeta argentino Tomàs Scusceria Muffatti, lo dedicò da giovane —aveva diciannove anni— a Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco, in segno di gratitudine e affetto. Tomàs conobbe Jorge durante gli ultimi anni del liceo. Voleva diventare gesuita perché ammirava la formazione intellettuale e la preparazione culturale dei sacerdoti della Compagnia di Gesù.
El libro Oraciones de la paz monastica se publica por primera vez en Italia. Su autor, el poeta argentino Tomàs Scusceria Muffatti, lo dedicó de joven —tenia diecinueve arios— a Jorge Mario Bergoglio, el Papa Francisco, en signo de gratitud y afecto. Tomàs conoció a Jorge durante los últimos arios de la escuela secundaria. Quería convertirse en jesuita porque admiraba la formación intelectual y la preparación cultural de los sacerdotes de la Comparila de Jesús.
TEATRO 60
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I LUOGHI DEL POSSIBILE
cinque pezzi di teatro italiano contemporaneo… Lo sottolineo senza autocensure di maniera: ritengo che questi cinque brevi pezzi di pura drammaturgia siano tutti, assolutamente tutti, di livello notevole; addirittura, quasi sbalorditivo nella democratica diffusione dei pregi, nelle varie tessiture dialogiche, nella singolarità delle trame, negli impasti narrativi e nei diversi modi di corrispondere a un tema premesso: i luoghi del possibile.
lo stesso ho faticato a confrontarmi con un argomento così rischiosamente multiplo e inafferrabile per cavarne motivo di sollecitazione non facile, e subito ho trovato una corresponsione complice, ricca di idee e di spunti. Abbiamo molto parlato di teatro prima di avviare le diverse scritture, che infine hanno preso forma, una a una, in modo autonomo e compiutamente personale.
Per certi versi, considero questo libro un vero traguardo. Nel senso che si è meritato di esistere, e che il materiale scenico che ci mette a disposizione non lo si direbbe affatto l’inerte corpo di lavoro prodotto da un impegno sperimentale, come di chi debba cimentarsi per apprendere. Qui ovunque c’è grazia, dolore, ironia e ispirazione. In ognuno dei quattro autori, e nella sola autrice.Giuseppe Manfridi
TEATRO 60
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TRE ANNI
Un sogno ricorrente.
Un figlio cerca ostinatamente di riannodare gli attimi felici della sua esistenza accanto alla madre durante i suoi primi tre anni di vita.
L’amore, gli ideali e le cause che hanno portato alla detenzione, in un percorso lucido e fantastico al tempo stesso. Il carcere, focolare domestico e luogo di costrizione.TEATRO 58
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“LA SUPPLENTE” E “IL FAZZOLETTO DI DOSTOEVSKIJ”
Due spettacoli in forma di monologo(…) Il teatro nella vita, la vita nel teatro, per una eccentrica, tenerissima, supplente, Stella, che ha occhi intensi di blu oltremare di una strepitosa Silvia Brogi: a disposizione solo un’ora, il tempo stesso, reale e immaginario, della pièce, per incantare i finti scolari e i veri spettatori (…)
Tra i bellissimi testi riproposti con La supplente nell’ambito del Teatro dell’Eccesso (La cena, Il maestro, Gioco al buio, lodevolmente proposti dalla Mongolfiera in questa stessa collana) figura l’altro splendido monologo che qui potete leggere II fazzoletto di Dostoevskij, che si può riassumere con questa sarcastica ironia del protagonista: Ma che c’entravo io?… E che c’entrava il mio povero fazzoletto col ventotto gennaio 1881 del signor Fedor Dostoevskij?… Cosa?…(da “Qui e Ora” di Fabio Pierangeli)
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FAUST E LA CITTA
Dramma per la lettura e scritti sul Faust“Il lettore che conosce il grande Faust di Goethe si accorgerà che il mio Faust e la Città si riallaccia a quelle scene della seconda parte del Faust dove l’eroe goethiano crea una città libera”.
A. V. Lunaéarskij
Opera di carattere filosofico-socialista, Faust e la Città fu scritta da Lunačarskij nel 1908 durante il soggiorno italiano ad Antrodoco e completata nel 1916, un anno prima della Rivoluzione russa. L’autore, che fu anche una personalità politica di spicco, riflette artisticamente sul rapporto conflittuale tra il creatore e il creato, tra il genitore e il figlio lato sensu, tra il sovrano “illuminato” e il popolo che rivendica la propria autonomia, tra “Faust e la Città” appunto. Nell’opera occorre un confronto tra due grandi sistemi di governo, la monarchia e la democrazia, che LunaCarskij ritiene in opposizione dialettica e che nel dramma tenta di risolvere in una prospettiva socio-storica attraverso l’immagine della Repubblica Socialista fondata sul lavoro e sulla fratellanza universale.
Della visione “faustiana” di Lunačarskij e dell’origine goethiana della Repubblica Socialista realizzata dal conte Faust convertito al socialismo tratta ampiamente nella sua introduzione Donatella Di Leo. -
TANTE TANTE CICALE
I personaggi, i mestieri, i modi di vivere cristallizzati nel tempo vengono descritti in queste pagine, con nostalgia e rimpianto, per tramandare un tempo che non tornerà più.
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TEATRO DELL’ECCESSO
Capitolo secondo“(…) Nelle opere proposte in questo volume – ‘La Cena’, ‘Il Maestro’, ‘Gioco al buio’ – concepite in un arco temporale che va dal 1991 al 2011, oltre a ritrovare temi, linguaggi e luoghi propri della drammaturgia di Manfridi, si ravvisa anche la presenza evidente di una certa nota noir che serpeggia in tutte e tre le storie e che le accomuna in un’atmosfera da thriller.
In tutti e tre i testi assistiamo all’attesa di un evento che, con il dipanarsi della vicenda, si carica di suspense. Si tratta di tre storie e tre ambiti completamente diversi, dove ci si imbatte in fantasmi di cadaveri, in cadaveri fantasma, e in cadaveri veri e propri. (…)”(Dalla prefazione di Claudio Boccaccini)
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TI AMO, MARIA!
“Ti amo, Maria!” è una storia colma di energie compresse pronte a esplodere. Energie oscure e lampeggianti da cui promanano fantasmi, e, con essi, visioni esagerate dell’amore.
L’amore, ecco! Di questo, soprattutto, racconta la commedia che, a dirla breve, potrebbe essere definita una storia d’amore. Certo, bruciante, poichè i sentimenti che le danno anima si nutrono di un’idea dura dell’amore, concepito come inimicizia, scontro, conflitto. Soprattutto, come persecuzione. E se si dà persecuzione, si dà una vittima e si dà un carnefice. In questo caso, chi l’una e chi l’altro? Non è data risposta. Come nel caso di un amante che perseguiti l’amato accusandolo a sua volta di essere uno stalker. Un circolo vizioso. Una patologia. Una patologia di coppia. -
L’AGROTECNICO NATURALISTA
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ISMENE
-“Ho bisogno di parlarti”,
“Ancora… Ci siamo detti già tutto”,
“Ho mentito… Non ti ho detto la cosa più importante”,
“L’ultima volta mi avevi detto la stessa cosa”,
“Questa volta sono sincero, ho una cosa importantissima da dirti, una
cosa che non ti ho mai detto”
“Non so…”
“Dopo non mi rivedrai mai più”.
Quell’esitazione è la conferma della mia vittoria distruttiva su
entrambi.
Chi dei due si salverà?
lo scommetto…
nessuno. –Dalla Bibbia ai classici greci, il teatro offre il palcoscenico per mettere in scena la tragedia contemporanea delle relazioni di coppia, sempre di più pretesto di proiezioni individuali di nodi non risolti.
Amore, odio e violenza in questi contesti diventano equivalenti, una confusione che preclude il più delle volte la possibilità di una via di scampo e di salvezza.
Questo testo, se pur drammatizzato, vuole essere un’analisi secondo il modello della psicologia analitica junghiana di quello che sta accadendo in seno ai rapporti di coppia. -
STELLARUM OPIFICE
Celeste e altre figlieOh padre mio, voi che con quell’occhiale maraviglioso
le stelle avete avvicinato vicino e anco più vicino,
sapeste come anch’io desidererei prender con la mano
e serrare nel pugno quel che mi appare lontano e d’improvviso
farlo arrivar vicino e più vicino…Oh, mein Vater. Sie haben mit jenem wunderbaren
Glas die Sterne näher und näher gebracht. Wenn Sie
nur wüssten, wie ich mir auch wünschte, das anzufassen
und in die Hand zu schließen, was mir so weit
weg scheint, um es plötzlich näher und noch näher zu
bringen…Oh! Mon père, vous qui avec cette lunette merveilleuse
avez rapproché les étoiles, tout près et encore
plus près, si vous saviez combien moi-aussi je souhaiterais
prendre dans la main et serrer très fort ce qui
m’apparaît si loin et soudain rapprocher tout près et
encore plus près…La figlia di Galileo, Virginia, viene alla luce al fiorire di un nuovo secolo: il 1600. A 13 anni, per volere del padre, entra nel convento di San Matteo in Arcetri prendendo il nome di suor Maria Celeste. Galilei esplora i massimi sistemi, Celeste ha bisogno di una coperta per scaldarsi, chiede selvaggina per le consorelle malate e sogna una cella “tutta per sé”. Al padre invia collari imbiancati e medicine dalla spezieria del convento e, intanto, si strugge nel desiderio di vederlo: “Ah, se V.S. potesse penetrar l’animo e il desiderio mio come penetra i cieli…”.
La vicenda di Celeste rinvia ad altre figlie: da Minerva uscita dalla testa di Giove a Tatiana Tolstoj, da Eleonor Marx ad Anna Freud senza dimenticare
Matilde Manzoni: “Vero, caro papà, che se dovessi star male tu verresti?”.* * *
Die Tochter von Galileo, Virginia, kommt zu Beginn des XVII Jahrhunderts zur Welt. Im Alter von dreizehn Jahren tritt sie, nach ihres Vaters Willen, in das Kloster San Matteo in Arcetri ein und nimmt den Namen Schwester Maria Celeste an. Galilei erforscht die hauptsächlichen Weltsysteme; Celeste braucht dringend eine Decke, um sich zu wärmen, sie bittet um Wildbret für die kranken Mitschwestern und träumt von einer Zelle „nur für sich”. Dem Vater schickt sie gebleichte Kragen und Medikamente aus der Klosterapotheke und vergeht inzwischen vor Sehnsucht, ihn wiederzusehen: „Ach, mein geliebter Herr Vater, wenn Sie in meine Seele und in mein Verlangen eindringen könnten, wie Sie in den Himmel eindringen…”
Celestes Leben verweist auf andere Töchter: die aus Jupiters Kopf entstandene Minerva, Tatiana Tolstoj, Eleonor Marx und Anna Freud, ohne
Matilde Manzoni zu vergessen: „Stimmt es, lieber Vater, dass du kommen würdest, falls ich krank wäre?”* * *
La fille de Galileo, Virginia, vient au monde à l’aube d’un nouveau siècle: le XVIIème. A 13 ans, selon la volonté de son père, elle entre au couvent de San Matteo in Arcetri, adoptant le nom de Soeur Maria Celeste. Galileo explore les plus grands systèmes, Celeste a besoin d’une chaude couverture,
demande du gibier pour ses consoeurs malades, et rêve d’une cellule “toute
pour soi”. Elle envoie à son père les rabats de cols blanchis ainsi que des
potions de l’herboristerie du couvent tandis qu’elle brûle du désir de le voir: «Ah! Si mon Seigneur Père pouvait pénétrer mon âme et mes désirs comme il pénètre les cieux…».
L’histoire de Celeste rappelle d’autres filles célèbres: Minerve, née du cerveau de Jupiter, Tatiana Tolstoï, Eleonor Marx, Anna Freud et enfin, Matilde Manzoni: “N’est-ce pas que tu viendrais, mon cher père, si j’étais souffrante?”Traduzioni del testo teatrale:
Dorica Poggi in tedesco
Michel Rocher in francesePadre che sei nei cieli
di Manuela FraireGalileo Galilei
di Bernd BergeEin nachmittag bei den klarissen
di Jenny KirschblumMon Père
di Maria LaboritUne ombre sur le mur
di David HaziotTEATRO 53
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SULLA VALUTAZIONE SCOLASTICA
RiflessioniQuesto libro vuole invitare i lettori a una riflessione sul tema della valutazione scolastica, uno degli aspetti più delicati dei processi formativi, spesso fonte di ansie e di preoccupazioni per le sue ricadute sul piano emotivo e affettivo dei soggetti coinvolti.
Partendo da questi presupposti vengono ripercorsi i significati che assume il termine valutazione in relazione ai modelli culturali che la sorreggono e che orientano anche l’azione educativa e didattica. È un approccio problematico che, tra l’altro, tenta di dar conto della notevole estensione semantica del termine e che rifugge dall’idea che nel parlare di valutazione ci si possa limitare a disa mine sui metodi, sulle tecniche e sugli strumenti, espressioni di un ben più vasto quadro di riferimento. L’idea di fondo che traspare dalla ricerca è che la valutazione è chiamata a contribuire al massimo sviluppo delle potenzialità di ogni persona, sostenendo il lungo cammino che conduce alla formazione di menti autonome in grado di auto-valutare le proprie prestazioni non solo per perseguire il successo formativo ma anche in vista di un apprendimento per l’intero arco della vita che, in quanto momento del più generale processo del “prendere forma”, contribuisce alla costruzione dell’identità del sé.