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SCANZANO IONICO
I giorni della rivoltaCome credere che un governo volesse trasformare un giardino d’aranci in un cimitero di scorie radioattive.
“Come sarà il nostro futuro, se è lecito immaginarne uno?” Questo è l’interrogativo che si pone la giovane autrice di questo piccolo libro, che ha partecipato in prima persona ai “Giorni della Rivolta” di Scanzano Jonico fra il 13 e il 27 novembre del 2003, per impedire che la Terra Lucana diventasse sede di un deposito di scorie radioattive. La rivolta lucana non è stata una comune protesta, ma ha rappresentato la rinascita di un’intera popolazione, un evento non solo politico ma civile e culturale per il Mezzogiorno. L’esempio di Scanzano per questo “vuole essere una storia di uomini e donne uniti e mossi da un profondo amore per la vita e per la propria terra.” Qui, Simona Ianuzziello, racconta, senza enfasi ma con lucidità, gli stati
d’animo, i pensieri, la rabbia, i progetti, che un popolo in piedi si è voluto dare nei giorni della rivolta.
Scrive l’autrice: “Tutti abbiamo bisogno di credere, sperare e sognare per costruire il nostro futuro e nessun uomo ha il diritto o la facoltà di privare gli altri dei propri sogni e delle proprie speranze.” -
NELLE ALTRE AMERICHE
Lungo l’interminabile perimetro dell’America Latina si dispongono a est i Paesi che accolsero le grandi ondate dell’emigrazione transoceanica: il brasile, l’argentina e il piccolo Uruguay, affacciati sull’Atlantico per migliaia di chilometri. Sul versante opposto, oltre le Ande, lungo le coste del Pacifico, e a nord, sulle coste del mar dei Caraibi, si dispongono i Paesi di un”altra America”, un America “minore”, più distante e appartata per gli europei e gli italiani tra Otto e Novecento: Cile, Perù, Ecuador, Colombia, Venezuela, i piccoli Paesi istmici (da Panama e Costa Rica al Guatemala), Cuba e Santo Domingo, le più grandi isole delle Antille.
Dal Gran fiume dell’emigrazione transoceanica si diramarono più o meno piccole correnti migratorie anche verso questi Paesi, talora spegnendosi in territori vastissimi fino a sciogliersi tra le popolazioni locali, talaltra definendosi e sviluppandosi durevolmente fino a costituire sezioni significative delle società locali, contribuendo spesso a definirne l’identità odierna. Pur rimanendo assai distante dai grandi numeri dei flussi migratori diretti in Argentina e Brasile, questa parte dell’emigrazione non può essere ignorata, perchè presenta molteplici ragioni d’interesse e, qualche volta, peculiarità straordinarie. In pura forma enumerativa si possono indicare: la consistenza di sbocchi sociali medio-alti; il prevalente carattere definitivo dell’emigrazione e la connessa e larga presenza femminile; una particolare vivacità associativa degl’immigrati e la presenza, in qualche caso, di una componente politica socialista e antifascista, intrecciata alle catene parentali e paesane. Complessivamente, l’emigrazione italiana in quest”altra America” costituisce la periferia variegata e molteplice del fenomeno migratorio tra il XIX e il XX secolo. All’estremo sud (Cile) e all’estremo nord (Venezuela) del subcontinente si situano forse i casi più cospicui, rispettivamente nel primo Novecento e nel secondo dopoguerra, ma è il caso di descrivere sinteticamente le vicende dell’immigrazione nei vari Paesi, anche per sottolineare la complessità storico-sociale e geografica di quest’emigrazione “altra”. -
AMBIENTE E ECOLOGIA
Il libro presenta una interessante analisi storica e scientifica dello studio della Natura come ambiente e come Territorio, sia in termini di scienza vera e propria, cioè di ecologia, che di protezionismo e cioè di ambientalismo e di associazionismo ambientalista. Lescursus storico riguarda, dunque, sia lecologia che le Associazioni ambientaliste, passando qui e la, per le più note e tragiche vicende (nucleare, rifiuti tossici, ecc.) che hanno caratterizzato e che caratterizzano l’ambientalismo oggi. L’ultima parte del libro non poteva non essere dedicata all’interpretazione moderna della Natura (l’ipotesi Gaia, ecc.)
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ENRICO GUAZZONI
regista pittoreII volume documenta e analizza per la prima volta la carriera e le opere di uno dei maggiori realizzatori del cinema muto italiano, Enrico Guazzoni, il regista che, lasciandosi guidare dalla sua passione per l’arte pittorica, per la grafica e la cartellonistica, contribuì alla scoperta e alla maturazione delle possibilità espressive del linguaggio delle immagini in movimento. Con i suoi primi, grandi lungometraggi storici, La Gerusalemme liberata (1911) e Quo vadis? (1913), girati per la grande società romana Cines, fece aprire le porte dei mercati internazionali al cinema italiano, ottenendo consensi e successo in tutto il mondo.
II lavoro di questo straordinario pioniere ha attraversato e influenzato tutta la storia del nostro cinema, dalla fase delle origini ai successi degli anni Dieci, dall’avvento del sonoro agli anni della seconda guerra mondiale.
II primo saggio ricostruisce e documenta la biografia, la formazione, la carriera e la “filosofia” di Guazzoni, sulla base di documenti d’epoca e con analisi dettagliate dei suoi film ancora oggi esistenti; il secondo è dedicato in particolare ai rapporti tra il regista e le suggestioni letterarie, musicali e figurative che nel tempo hanno ruotato intorno al capolavoro del Tasso “La Gerusalemme liberata”; mentre l’ultima parte del volume ne ricostruisce nei dettagli la filmografia, dalle prime prove nel 1907 fino agli ultimi film degli anni Quaranta. -
INTRODUZIONE ALLA MEDICINA OMEOPATICA
Il libro del Dr. Ferdinando Pandolfi introduce il lettore alla Medicina Omeopatica storicamente, partendo dalle origini, dal suo fondatore il Dr. S.F. Hahnemann, proseguendo sempre in maniera chiara e semplice sugli sviluppi ed i problemi connessi allevoluzione nei tempi della Medicina Omeopatica.
La Medicina Omeopatica è ormai da tempo un altro modo di fare medicina molto diffuso; contro le facilonerie e le interpretazioni più o meno volgari, più o meno esoteriche e mistiche dellOmeopatia, il Dr. Pandolfi contrappone una serietà professionale ed una impostazione scientifica sullargomento. Dimostrando così che lOmeopatia è una scienza e non una magia, una scienza che usa il metodo empirico di sperimentazione. Sicuramente è una scienza diversa da quella medica allopatica, è una scienza diversa da quella ufficiale, diversa dal materialismo e positivismo occidentali, ma sempre scienza empirica, non magia o conoscenza mistica come alcuni vorrebbero dipingerla. A tal proposito voglio citare il Prof. Alberto Lodispoto quando scrive: “È meglio essere guariti da un metodo empírico, piuttosto che essere uccisi da un metodo scientifico”.(1) Forse dovremmo chiederci a questo punto che cosa intendiamo per “scienza”, ma il discorso diventerebbe molto lungo per una presentazione e lo lasciamo quindi a chi si occupa di filosofia della scienza.
Sulla Medicina Omeopatica ci sono tanti altri libri da consultare e studiare, ma il lavoro del Dr. Pandolfi merita la nostra attenzione ed il nostro interesse perchè in poche pagine di facile lettura riesce a sintetizzare bene una “Introduzione alla Medicina Omeopatica” (titolo del libro). Una introduzione indispensabile ed estremamente chiara per chi si avvicina per la prima volta allargomento, per chi profano “vuole saperne di più” (cittadini, studiosi, operatori sanitari e sociali, educatori , studenti di medicina ed altri). Ma anche in un libro utile per chi studia la Medicina Omeopatica (medici, farmacisti ed altri), per ulteriori riflessioni o conoscenze, perchè è sempre necessario confrontarsi con altri per valutare meglio le proprie conoscenze. In merito poi ad alcuni problemi connessi con la Medicina Omeopatica, voglio citare ancora il Prof. Alberto Lodispoto per concludere questa presentazione. -
LA RICRESCITA DEI CAPELLI
“La lettura mi ha sorpreso piacevolmente perché il libro sembra proporsi come una semplice elencazione di rimedi e invece rappresenta riflessioni e studi di un farmacista cosmetologo, in collaborazione con docenti di altre materie mediche, che partono dal capello per prospettare il benessere dell’organismo in toto schiarendo nuovi orizzonti alla ricerca anche in altri campi….”
Domenico Barbati – Il Mattino
“Il libro sottolinea che già i nostri progenitori erano alla ricerca di rimedi per la “Ricrescita”dei capelli… Il lettore troverà tante motivazioni per credere, per sé e per gli altri, che si possa arginare, se non bloccare del tutto, la caduta. La lettura del testo rappresenta la risposta più recente, raffinata e provocante a un quesito antico e mai risolto”.
Angelo Bodrato – Diagnosi & Terapia -
LA PELLE DEGLI SPECCHI
Molti sono i cammini per intravedere qualche indizio di poesia. Pochi sono coloro che parlano dalla meta. Quasi mai sanno che lo stanno facendo, e tanto meno i presuntuosi critici che li giudicano. Pertanto, dichiarata la mia interiorità di lettore, credo che dobbiamo ascoltare la voce di Scusceria Muffatti, l’unica che in questo contesto e testo ha autorità, ha verità e bellezza da esprimere, ha lo splendore sempre rinnovato dell’uomo che lotta, per mezzo dell’insufficienza del linguaggio, al fine di stabilire il suo dominio spirituale su una frazione piccola di vita, di universo, che è l’unica che ci faccia intuire la sostanza di ciò che dovrebbe essere eterno.
Ulyses Petit de Murat -
L’OMBRA SUA TORNA
Sì, mio bel lettore, se ci sarai. Siamo alla conclusione perché sei intelligente ed informato, hai letto libri di storia, vedi i telegiornali, ascolti i notiziari radio e acquisti tre quotidiani di opposte tendenze politiche e confessionali. Sai quindi, dove ti avrei portato scrivendo ancora, a lungo, a rischio di annoiarti e di lasciare a te la decisione di chiudere il libro che avevo in mente e se avessi trovato chi lo pubblicasse.
L’interruzione non mi è venuta di proposito, me l’hanno imposta altri lavori più urgenti, altri impegni e poi, col passare del tempo, è intervenuta la voglia di sognare che un giorno,
nel futuro remoto, qualcuno, venuto in possesso di questo computer con cui sto scrivendo, obsoleto in angolo di soffitta o magazzino, avrebbe comunicato alla stampa il fortuito
ritrovamento di un’opera di eccezionale valore storico e letterario lasciata incompiuta dal grande scrittore che per tutta la vita ha sognato di diventare senza riuscirci.
Vale, mio bel lettore. Se poi bello non sei, fa nulla, è lo stesso. Importante è che, almeno tu, ci sia. -
SONETTI D’AMORE
Quindici autori parlano del Petrarca nella loro lingua materna e sono tradotti con testo a fronte in italiano.
La prima edizione del presente volume, dallo stesso titolo e sottotitolo, è apparsa nel 1997. Dalla sua pubblicazione ad oggi ne sono rimaste solo poche copie,
dato per me sorprendente.
Questo particolare mi ha sollecitato a farne uscire una nuova edizione, considerevolmente ampliata per la quantità di sonetti tradotti (prima ve ne erano 40 ed ora invece 55), in cui sono stati inclusi altri quattro poeti ed una postfazione riveduta ed accresciuta (dal libro osservazioni dell’autore).
Gli editori e l’autore dedicano questo libro al settimo centenario della nascita di Francesco Petrarca (1304-2004) -
REBECCA
Non vi sono in questa prosa né grida né pathos né condanne; l’aura sacrale della parola ci introduce in un’atmosfera di sofferenza umana con la solennità del silenzio, attraverso il
prisma del profondo dell’anima, dimora dei sentimenti più puri. […] Per tale motivo questo è un romanzo che trascende la tematica dell’Olocausto su cui è costruito e ne offre una
chiave di lettura sul modello del mito dell’eroe che tramite l’esposizione ad un pericolo mortale riesce a ritrovare un bene prezioso, difficilmente raggiungibile (Suzana Glavas).
Talvolta bisogna piegarsi fino a terra, sta scritto nei libri sacri, per vedere il volto del Signore. Talvolta, invece, bisogna rimanere in silenzio per esprimere le giuste parole. E
talvolta bisogna prendere un libro in mano, un libro come Rebecca nel profondo dell’anima, e in esso ritrovare conforto e rivivere la speranza che il mondo, con tutti noi che ne
facciamo parte, è comunque tenero e davvero buono (David Albahari). -
LA PERPENDICOLARE
Tutti prima o poi arrivano all’ultima spiaggia, molti decidono di lasciarsi morire, alcuni fissano il loro squardo all’orizzonte, pochi, senza una ragione apparente, iniziano a scavare sotto la sabbia, solo fra questi, ci sarà chi troverà la PERPENDICOLARE che lo riporterà a casa.
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LA CH@T
Roberta Artegiani, una bella e giovane grafica pubblicitaria, conosce in rete, tramite un programma di chat, un giovane che la irretisce con il suo fascino misterioso. La ragazza, nuova ai misteriosi ed imperscrutabili recessi del sentimento, dapprima fugge davanti a quello che vede e che ha sempre visto come un pericolo, ma dopo si lascia andare e chiede, violentando la sua natura solitaria, di incontrarlo di persona….
Un fantasy – thriller dai risvolti inaspettati e sorprendenti all’interno di un super – tecnologico Centro Direzionale di futuristica fattura. -
DALLO SCHERMO ALLA PAROLA
Prendiamo il secolo che si è appena concluso, il grande e terribile Novecento, a cui malgrado il millennio apparteniamo ancora. Prendiamo l’arte che esprime caratterizza e dà forma al Novecento, il Cinema. Una parte rilevante della produzione cinematografica, di quella significativa, è andata dispersa e distrutta, prima di trovare restauro e rifugio nei musei del cinema, nelle videoteche, nei DVD.
Ci restano titoli senza testi, attestazioni indirette e frammentarie, citazioni di seconda mano. Come recuperare quei prodotti culturali, quei segni della nostra vita?
Per alcuni momenti cinematografici una possibilità ci sarebbe, se crediamo nella traducibilità intercodici (alcuni non ci credono, e per essi non c’è più speranza). Il film in senso proprio, cioè la pellicola, il peculiare e fragile supporto materiale è perduto, e con esso il significato specifico della sequenza di immagini in movimento che vi era depositato (e che si sarebbe realizzato in ogni visione in un nuovo effetto di senso). Ma i film sono a volte tratti da racconti, e sempre più spesso racconti (di secondo grado?) sono tratti da film. Se pensiamo che un libro conservi ancora qualcosa di un film, del suo film (almeno la fabula, lo schema narrativo), allora quando il film è perduto, ma il libro che ne è stato tratto rimane, anche di quei film non tutto è perduto (…) Per un paio di decenni, verso la prima metà del Novecento, sono stati prodotti libricini a fogli sciolti, con immagini e testo, che ripetevano storie di cinema, di film e di attori, agli appassionati. Non hanno conquistato il nome né il libro, né un posto nelle biblioteche, e sono andati perduti anch’essi. Tracce scomparse di segni a volte perduti (…) Brani di vicende, scene cinematografiche, primi piani tornano alla luce. Sullo sfondo il film, celebre o dimenticato, conservato, o perduto. In primo piano i piccoli fogli volanti, troppo leggeri per essere manipolati da un braccio-robot, e che resterebbero sospesi a mezz’aria, planando eternamente, come foglie, come piume, nell’aria senza vento delle biblioteche. Intorno ad essi in trasparenza si riaffacciano i sussurri i sorrisi gli sguardi di quando eravamo felici,e non lo sapevamo.Dalla prefazione di Daniele Gambarara.
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GERUSALEMME
IL GIARDINO DI MIRIAM E SALMANPer amore di Israele e dei suoi e nostri fratelli e sorelle Palestinesi è stato scritto questo testo di Lidia Caputo: nella storia del «possibile impossibile
» amore di Myriam, ragazza Ebrea, e Salman, giovane Palestinese, storia «battezzata» nel sangue degli innocenti, è un futuro che si lascia intravedere.
Un futuro che passa attraverso la conversione dei cuori e la fiducia che il “fratello – nemico” possa ritornare ad essere – per gli uni e gli altri – quello
che è davanti agli occhi di Dio: semplicemente il «fratello».Dalla prefazione di Bruno Forte
Lidia Caputo’s text was written because of the love she has for Israel and her and our Palestinian brothers and sisters. In the story of the «impossible – possible» love between a Jewish girl, Miriam, and a Palestinian young man, Salman, a story “baptized” in innocent blood, a future ray of hope can be perceived, a future which passes through the conversion of hearts and the faith that the «brother-cum-enemy» may go back to being – for one and the other – what he was before the eyes of God:
simply, the “brother”.From Bruno Forte’s preface
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IL CIELO SOPRA BAGHDAD
Diario di un viaggio in IraqCi vengono incontro per non essere lasciati soli questi bambini di Baghdad. Per dire che ci sono. Ci sono per essere vivi. Ci chiedono di non essere uccisi da bombe e missili.
Ci chiedono un futuro dentro al mondo perché è del mondo che sono parte. Figli di padri e di madri con le mammelle della speranza prosciugate.
Padri, madri, figli. Orfani. Diseredati dal mondo. Sento che è la loro grazia che mi assale. Questa è la magnifica verità che da lontano sospettavo e che ora mi danza intorno: gioia che si veste di oscura tragedia; fuoco di vita che vuole esser vivo, liberarsi dall’ombra della morte: nel giorno prima… delle mille e mille e una notte su Baghdad.
Sto fermo, irrigidito nella dolcezza di questa magnifica allegria, mentre Beppe scatta, dribbla, gioca con la folla dei bambini, scalciando una palla di stracci, si porta dietro tutte quelle voci squillanti – Totti! Baggio! Baggio! Totti! – Tutto e tutti intorno si muovono, partecipano con entusiasmo, muovono le gambe, si lanciano insieme nel gioco tramenando all’unisono da una parte all’altra dello spiazzo, tagliando l’aria con le grida, roteando nella polvere generosi, in una gioia finalmente esplosa, si chiamano fra loro: Ruha, Zuabi, Labadi, Whaib, Saad, Gazy, Hamidai, Mohadi, Oudah, Sahli… -
DIARIO DI VIAGGIO IN AMERICA
Tra fondamentalismo e guerraAmo questa città, questo paese. Sono tanti i ricordi disseminati negli anni, gli amici, i luoghi, gli affetti che lascio dietro di me. Più ancora, lascio una parte di me. Ma lascio anche un clima di irrazionale paura, pericolose manipolazioni d’opinione e d’informazione, impensati raggruppamenti di potere che si giocano il mondo, un vacillare nell’immaginario apocalittico. (…) Che fare? Intanto, riuscire a spiegare un certo numero di cose a quanti non vogliono capire e, nel contempo, controbattere all’antiamericanismo epidermico testimoniando su un’altra America. A modo mio, ho cercato di farlo ad ogni passo del mio viaggio e seguendo il filo degli eventi. So che affrontando la questione del fondamentalismo americano, e dei suoi risvolti, i miei appunti rischiano invece di mettere in risalto un tutt’altro aspetto. Ma, è proprio tacendo che tradirei l’America della ragione, quella che conosco e rispetto. E tradirei tutti quanti potrebbero essere, e sono, minacciati dal suo oscurarsi sotto il peso di una infinita geo-strategia della possenza.
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OLMO
Olmo, la trama dell’anima di un ragazzo «avvilito», che si finge morto, sotto il lenzuolo, sperando di intenerire sua madre, «bella», in quell’ «abito di seta indiana, ricoperto di sole». […] Olmo, un personaggio inchiostrato tra le righe della klisis. […] Uno scavo tremante, lieve. Ampio, sino ai campi della Übertragung. Superbo. «Lei rispose col tremolio lieve, esitante, di una goccia che pende ancora sulle foglie per scivolare poi a terra, silenziosa, quando più nessuno la vede».
Dalla Prefazione di F. S. Dòdaro
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PER ASPERA AD ASTRA
Romilda Ciardullo è alla sua prima esperienza letteraria, dal 1996 è non vedente. Romilda adotta un linguaggio a volte romantico, altre schietto, sincero, incline
al suo animo. Spesso la sua poesia è divorata e si fa carico dei mali del mondo, così, determinata scrive: Lulù, Vedove, Le Torri gemelle…
Romilda racconta se stessa ed i suoi sogni, i desideri, le delusioni che la circondano con naturale destrezza, abile la sua penna scrive ciò che il cuore le detta, e così rapisce tutti noi nel sogno della lettura.
Anche per voi come per me l’incontro con la sua poesia, non sarà stocastico.dalla Prefazione
Anna Lauria -
ALLE PORTE DI ALESSANDRIA
L’antologia poetica di Giuseppe Goffredo non deve trarci in inganno. Il supporto è cartaceo. Ma è impastato con un DNAfattosi inchiostro. In queste pagine c’è del sangue, del sudore. Ci sono delle viscere, un cuore, un occhio che guarda, un respiro profondo, tracce di umori e linfa. Qui c’è un pensiero ‘simile a un campo minato’che attraversa periferie di esseri ‘dannati a sperare’. Vi sono ore meridiane di solitudine che trasudano e moti subitanei di risveglio al mondo. Qui c’è un corpo. La sua anima si aggira ‘tra timo e mentaccio’mentre ‘i cardi se la ridono’. Ma i cardi non sono i soli. E d’altronde non sempre se la ridono.
dall’Introduzione
Toni Maraini -
LA VITTORIA SUL SOLE
“La vittoria sul sole (Pobeda nad solncem), rappresentata all’inizio di dicembre 1913 al teatro “Luna-Park” di Pietroburgo, è un esperimento moderno di opera d’arte totale: il libretto di Aleksej Kru?cënych, le scene ed i costumi di Kazimir Malevi ?c e, anche se in misura minore, la musica di Michail Matju?sin condividono non solo l’impeto dissacratorio nei riguardi dei valori della tradizione, ma sono accomunati soprattutto dal tentativo di creare nuovi linguaggi artistici in campo poetico, pittorico e musicale. Se l’operato degli autori trae le sue giustificazioni teoriche dall’atteggiamento iconoclasta del futurismo, il concreto lavoro artistico si ispira, oltre che al futurismo, a tecniche sperimentate nell’ambito del cubismo”.
Dalla postfazione a cura di Michaela Bohmig