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LE TRE CORONE
La ricerca dei CartigliUn rinomato veggente, Occhio, sconvolge la tranquilla vita di Aron e Ania che tra mille disavventure e viaggi in una natura incontaminata ritrovano il loro terzo fratello, Nolan, per adempiere, con l’aiuto di Leonard, la loro missione: quella di trovare i Cartigli, la prova della loro regale discendenza di fronte agli Elfi e ai Nani, le sole creature in grado di aiutare gli uomini di AbriMas a liberarsi da Balhack.
Leonard batté una mano sulla spalla di Aron. <> Aron annuì e avvicinò deciso la mano al Cartiglio che brillava. Era talmente vicino che riusciva a vedere con chiarezza i segni impressi sulle lamine argentee. Ingoiò la bile e strinse i pugni, prima di muovere la mano per afferrarlo. Avvertì una sensazione di gelo. Si fermò e le dita riuscirono a toccare la delicata superficie. Una scarica elettrica investì il suo corpo. Gridò di dolore.
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IL PIEGHEVOLE Numero 3
Numero monografico su Monica MaggiNel pieghevole si pubblicano parole e immagini.
Chi ha qualcosa da dire, lo dica subito.Il pieghevole
Aperiodico di letteratura e arte
A cura di: Alfredo Bruni, Maria Credidio, Salvatore Genovese,
Salvatore La Moglie, Gianni Mazzei, Paolo PellicanoREDAZIONE: C/O Alfredo Bruni,
Via Antioco 6
87011 Sibari
098174353
ilpieghevole@alice.itSupplemento alla rivista La Mongolfiera
Aut. Tribunale di Castrovillari N. 89 del 29 novembre 1989La collaborazione, che è da intendersi sempre a titolo gratuito, compresa quella dei curatori, è per invito e per accettazione. Il materiale pervenuto, che non verrà restituito, sani attentamente valutato. Ogni autore è responsabile delle proprie opere e delle proprie opinioni.
Se ti dovessi dire, figlia
Se ti dovessi dire
figlia
che cosa ho fatto finora
e di cosa essere fiera
ti racconterei la rincorsa di me e di non essere arrivata ancora.Dove vai? mi dico
saltando le scale con il fiato in gola.
Ad amare, vado
Ad annusare un respiro
A riprendere e lasciar andare.Seduta sulla mia poesia
che scorre sotto, come fiume
trascinante me
immagino un altro mondo.La mia mamma mi voleva moglie
Ti passo sopra
accanto intorno attraverso
ti scruto in ginocchio
ti annuso nell’aria e ti assaggiomordeva, lei, che aveva fame
chissà da quanto tempo
e io ignara e incolta padrona
me ne andavo a spasso
che neanche sentivo.
Beata te, amica mia
tu hai avuto il coraggio della donna
che partorisce da sola.Dalle tue labbra stillano le
gocce delle tue parole mi
regali ad occhi chiusi
piccole scaglie di te e me
che non lascio cadere in terra.
Un giorno mi sono svegliata
è stato come strappare la pelle di mia madre
uscire allo scoperto alla luce la città era
quella di sempre io non più.Lo stesso silenzio che crei
è quello che mi fa paura
sbatte sui muri bianchi il gemito
dell’amore che non ha ragione è
inutile, mi dico
cercare nei libri e nei salmi
la spiegazione della follia.Il cammino di molti altri
di Matilde TortoraNon mi era mai fin qui capitato di pensare che la Poesia potesse “rizzarsi come aspide” e mordere e devo il pensarlo ora, con un forte assenso e un’autentica emozione, ai versi di Monica Maggi. Sicché ogni volta che accon¬sentiamo a scrivere una poesia, dacché credevamo di essere intieri e di noi indiscussi padroni, cessiamo di essere gli ignari camminatori per via che credevamo di essere, prendiamo coscienza del magma, della notte, della fame che in noi cova come covoni attizzati in un campo a noi sconosciuto le cui fiamme imponendosi, mordendoci le gambe, d’ora innanzi si ergono, si pongono di fianco a noi, s’impongono alla vista, ci danno la rincorsa e ci consegnano immagini, parole, ritmi e suoni, si rivelano quali gemelli esigenti, compagni di passi del nostro viaggio diurno affannato metropolitano. Un Poeta diviene allora “sbocconcellato”, “morso”, coi piedi infangati, più solo eppure multiplo, se volge in basso il suo sguardo scorge la terra di tutti e narra poi il cammino di molti altri, se guarda in alto, può perfino carpire qualche segreto alla volta del cielo e, al risveglio, serbarne e consegnarne vivida memoria. Bellissima poesia questa di Monica Maggi, a tratti sapienziale, fatta di solitudine, di tanta audacia, di moltitudini, di morsi, di immagini davvero originali, di rincorsa, di identità e di modelli disattesi, vien voglia di guardarle le caviglie e di scoprirle alate.
Monica Maggi è nata a Roma. Dal 2002 insegna all’Università Roma Tre. Ha collaborato con Il Messaggero, VitaliO, Happy Web, Capital, For Men Magaine. Ha lavorato con TeleMontecarlo in “Gente sull’orlo di una crisi di nervi”, per Italia 1 nelle due edizioni di “Cronache Marziane”, con Stream per “Sex Selen e videtape”. Per Radio Capital ha scritto e condotto “Capital Hot Line”, striscia pomeridiana sull’eros. Attualmente ha una rubrica di attualità su Grazia, scrive per Linus, per Per Me, Bella, Di tutto, Geo, L’Espresso. Ha curato l’antologia poetica di versi femminili Ti bacio in bocca (2004). Nel 2003 esce La mia pelle è un cifrario, poesie per la Lietocolle di Como (nove edizioni). Nel 2006 il libro è stato rappresentato dall’Accademia del Dubbio al Teatro dell’Orologio nel lavoro Soffiando via i capelli dalle labbra, riscuotendo il tutto esaurito. Nel 2007 esce Calco (Lietocolle). Da marzo del 2010 è titolare e ideatrice di Libra, caffè letterario e libreria di Morlupo (Roma), e con la sua associazione culturale “LibrAria” organizza eventi e incontri poetici. A luglio del 2011 nasce, in collaborazione con la poeta Viviana Scarinci, Libra Poetica, unica libreria in Italia con una stanza interamente dedicata a testi poetici.
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Per Lelia
I racconti, le testimonianze, gli scritti in genere raccolti in questi antologia vogliono avere due valenze. Da un verso intendono essere una testimonianza di affetto nei confronti di Lelia Risole, di cui vogliono rinverdire la memoria a quattro anni circa dalla sua dipartita, da un altro verso vogliono indurre a una riflessione sul tema della diversità e, più in generale, dell’alterità. Sono due valenze che si ricompongono in una sola, data la loro inscindibile significatività circa le sollecitazioni che ci offrono. La testimonianza nasce da un atto d’affetto ma quell’atto è solo il punto d’avvio del processo di riflessione.ln altre parole il sentimento si coniuga con la ragione indotta alla riflessione consapevole grazie alle emozioni suscitate delle narrazioni. Il messaggio che si vuole dare è racchiuso in alcune riflessioni di Lelia, che ebbe a scrivere: «proviamo a considerare la diversità un valore, [e l’altro] una persona da scoprire, una possibilità di arricchimento reciproco […] per vivere attivamente e in modo costruttivo la nostra società» e per «costruire una nuova cultura della disabilità, della diversità nei suoi molteplici aspetti, per abbattere le barriere mentali, per allargare le vedute su orizzonti di solidarietà, comunicazione e sensibilità intelligente», nella consapevolezza che il vero «problema sociale non è la disabilità ma la mentalità, la crescita di una cultura errata sul termine “diversità”, una mentalità difficile da cambiare in poco tempo».
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IL MIO COPPI
pedala, pedala“Il mio Coppi”, pièce teatrale interpretata da Pamela Villoresi, da un racconto di Albe Ros, testo di Daniela Morelli e regia di Maurizio Panici. Pamela Villoresi interpreta il ruolo di Maria, sorella maggiore di Coppi. Il momento è drammatico: Coppi è in agonia e Maria cerca di trattenerlo con la forza del suo amore e della sua pedalata. Con la memoria di una vita vissuta in fuga, una vita che ora sta per fuggire davvero.
TEATRO 51
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EL MATADOR
racconti desaparecidosConosciuta ai più, la storia della Guerra Sporca e il dramma dei desaparecidos argentini, vengono narrate in “EI Matador” in modo diverso e innovativo. Le vicende ruotano attorno alla vita di un piccolo orfano che cresce tra fette di pane, sugo al pomodoro riviste sportive e partite di calcio, accudito dalla Nonna e da un piccolo televisore rosso di marca Brionvega.
ll protagonista in scena è adulto e ricorda con gioia e dolore assieme il suo passato e le sue privazioni, e tragicamente in quegli anni non è solo.
Ad essere privato dei loro affetti più cari, come lui, migliaia di Madri argentine.Dalla presentazione di Antonio Nobili
TEATRO 52
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TAFT
Maple and wind – Acero e vento
Bilingue: italiano e ingleseIl film script Taft non ha connotazioni religiose o allegoriche, ma è chiaro che, anche se il protagonista, Enzo Tagliaferri, non lascia mai la sua città, Genova, fa un percorso tutto suo pieno di pericoli
per evitare, gli spettri interiori e confrontarsi con essi, sfidando le malvagità esterne. (Vale la pena precisare che questa introduzione è stata scritta prima dell’inizio delle riprese, in altre parole, prima che il regista o gli attori avessero dato il loro contributo al lavoro collaborativo, che è il film-making.) Lo script è dotato di una spina narrativa, ma le fasi del viaggio e gli episodi del racconto invitano ad una meditazione profonda, sulle forze oscure che agiscono nella società di oggi. In un dato momento la cultura dominante può essere un deposito di valori che migliorano la vita, ma ugualmente può essere la base di un complesso corrotto riducendo quei valori che sono la vita.
Lino Ristani non ha deciso di scrivere un’opera allegorica o didattica, ma ha prodotto uno script che è intriso di una
consapevolezza della centralità della dimensione culturale, etica e politica della vita, e invita implicitamente a una riflessione critica sui valori culturali correnti nella società e nella cultura di
oggi.Introduzione di Joseph Farrell
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IL SOLE CON L’ARCHERMES
un film di Matilde Tortora sui 150 anni dell’Unità d’ItaliaIl Film “Il Sole con l’alchèrmes”, ideato, scritto e diretto da Matilde Tortora, montaggio di Orazio Garofalo, è stato completato nel febbraio del 2011. La prima proiezione del film si è tenuta a Firenze 1’8 marzo al Cinema Odeon, a cura del Festival Internazionale Cinema e Donna e della Fondazione Sistema Mediateca Toscana. Sono seguite proiezioni in altre città (Narni, Napoli, Spoleto) e altre ne vanno a seguire, in maggio a Torino e in altri luoghi. Il Film è stato inserito tra gli eventi dei 150 anni dell’Unità d’Italia: www.iluoghidellamemoria.it
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CAMILLO BENSO CONTE DI CAVOUR
Vita e morteTutti conosciamo il nome di Camillo Benso Conte di Cavour. Se non altro per le vie che, in ogni città italiana, hanno preso que¬sto nome. Come, del resto, per restare in tema risorgimentale, il nome di Giuseppe Garibaldi o di Giuseppe Mazzini. Non credo vi sia città, grande e piccola, in cui non esista la presenza di questi personaggi da identificare, con i loro nomi, le vie principali.
In poche parole Camillo Benso Conte di Cavour, diciamo subito che è stato il più geniale uomo politico italiano da dopo la costituzione del Regno d’Italia e, poi, della Repubblica italiana.
Fu un uomo di grande intelligenza e di forti intuizioni. Seppe prendere decisioni, all’apparenza avventate, perciò contro il parere degli altri, le quali, invece, portarono a degli esiti del tutto positivi, a volte straordinari. -
BUENOS AIRES TANGO…
Viaggio dell’Emigrante calabrese sulle strade del Tango argentinoLo spettacolo è ambientato quasi interamente in Argentina, nel porto di Buenos Aires. Non c’è una vera e propria unità di tempo, in quanto in scena si vedono pezzi della vita dell’emigrante a distanza di anni, scanditi dalla musica argentina: il Tango. Per una questione poetica, stilistica e di tradizione, il Tango parlerà in madre lingua o attraverso la musica.
TEATRO 50
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IL TIGLIO. Foto di famiglia senza madre – LA PORTA
IL TIGLIO
Foto di famiglia senza madreNord. La separazione tra un padre e un figlio, e l’inserimento di quest’ultimo in una comunità per disabili psichici. Un processo lungo e sofferto, fatto di incontri e scontri, verità e mezze bugie, tenerezze e silenzi, dialoghi a volte surreali; il tutto sotto gli occhi di una improbabile dottoressa.
LA PORTA
Sud. Due fratelli non più piccoli trascorrono i giorni chiusi dentro la propria camera, aspettando la madre. Una claustrofobica attesa in cui lo scorrere del tempo è scandito da giochi infantili, veloci battibecchi e letture di articoli di giornale, unici indizi della presenza di un mondo esterno.
TEATRO 49
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I PAZZI GUARDANO LA LAGUNA
In una serie di racconti l’autore ricerca,
nell’esistenza degli “sconfitti”
e nelle inquietudini dei “normali”,
il messaggio segreto della sofferenza
e ele radici superstiti della speranza. -
ARGENTINA, PARAGUAY E BRASILE
ricordi, impressioni e consigliPubblicato la prima volta nel 1906 dalla Tipografia Torinese, Argentina, Paraguay e Brasile: ricordi, impressioni e consigli, è la narrazione del lungo viaggio e delle vicende che portarono Riccardo D’Elia a stabilirsi nei villaggi di Sào Vicente e Jaguari nel Rio Grande do Sul. Il medico calabrese il 10 maggio del 1888, quando «un lembo di cielo appariva ancora chiaro, e le nuvole s’intagliavano più nere e più enormi, mentre la luna pallida e grande a poco a poco sorgeva dietro una catena di monti», lascia Cassano allo Ionio in Calabria. Parte non perché costretto da stringenti motivi economici quanto per inseguire il sogno di un diverso tenore di vita, di avventure e di ricerca di felicità e di fortuna, come tanti della sua stessa estrazione sociale attratti non solo dalle informazioni che ricevevano dalla rete amicale già emigrata ma anche dalle prospettive di sviluppo dei paesi dell’America latina le cui politiche favorivano l’immigrazione, anche quella di medici e di altri professionisti.
Sono pagine dense di emozioni quelle di D’Elia, in cui la storia individuale e familiare, le sue vicende nelle terre di alcuni paesi dell’America latina e le sue annotazioni divengono fonte storica per la conoscenza della formazione del Rio Grande do Sul, come sottolinea Nuncia Santoro de Constantino. Ma sono anche uno spaccato sulle memorie del paese custodite nella mente e nel cuore degli emigrati, sulle loro consuetudini in terre altre, sulle loro fortune e sulle loro sfortune, come sono il commosso racconto-diario delle tappe di un viaggio percorso insieme a Carlotta, moglie adorata, alla bambinaia, all'”idolatrata” figlioletta Maria, al cugino Leonardo Taranto con la moglie Clotilde. Sguardo curioso, ma sempre vigile e documentato, quello del medico cassanese, emigrato in Paesi altri dove ha modo di ammirare la lussureggiante natura, di osservare le principali attività economiche e di conoscere la cultura dei luoghi e dove, quando lo sguardo si posa sul paesaggio, si fa dirompente la commozione nel ricordo del paese natio. -
IN SCENA
Sfogliare una rivista, un libro, osservare la realtà delle cose e degli uomini, i paesaggi, i luoghi, è come aprire una finestra sul mondo, anzi, è come sollevare il sipario sul palcoscenico della commedia umana, fatta di melodrammi e tragedie, di lirismo e comicità. Immagini di scene, realistiche o romantiche, simili a quelle di antichi diorama, baluginanti e ritmati tra la notte e il giorno: questo è il significato che contiene l’illustrazione di copertina che è ispirata al gioco del teatro di Emanuele Luzzati.
Ogni scena raffigurata o raccontata può essere il racconto di una vicenda umana, ogni vicenda umana può essere raccontata attraverso forme artistiche diverse come il teatro, il cinema, le arti figurative, la musica, la poesia, la letteratura, la fotografia…
E il lavoro dell’artista si riferisce all’esistenza dell’uomo , testimonia le circostanze culturali e sociali ed interagisce con i luoghi di appartenenza, dove convivono una grande varietà di fenomeni collettivi e individuali, culture contrastanti e interconnesse. La cultura assume come luogo di produzione l’ambito urbano che si qualifica come luogo immaginario della cultura globale e locale.
E’ stato un grande onore realizzare questo bozzetto per quest’ opera che tratta della magia del teatro, ma la cosa più importante è quella di avere collaborato, scambiandoci affetto e stima, con una persona amica, con Dino Pittelli, che si è sempre contraddistinto oltre che per l’impegno sociale e culturale, anche per la sua professione di maestro ed educatoreEnzo Palazzo
TEATRO 48
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MY TANGO…Viaggio dell’Emigrante calabrese sulle strade del Tango argentino
Lo spettacolo è ambientato quasi interamente in Argentina, nel porto di Buenos Aires. Non c’è una vera e propria unità di tempo, in quanto in scena si vedono pezzi della vita dell’emigrante a distanza di anni, scanditi dalla musica argentina: il Tango. Per una questione poetica, stilistica e di tradizione, il Tango parlerà in madre lingua o attraverso la musica.
TEATRO 47
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VORREI AVERTI QUI
Attraverso la vicenda d’amore e di amicizia di una ragazza e del rapporto tra genitori e figli si raccontano le storie vere di giovani che si perdono negli eccessi dell’alcool. Samy, alle soglie della maturità e dei 18 anni, si ritrova ad entrare sempre di più nel mondo dell’alcolismo con tutte le conseguenze che ne derivano. Un motivo e’ per entrare in maggiore amicizia e complicita’ con gli amici, abituali consumatori di bevande alcoliche: Laura, Micaela, Skizzo, Luca, Kira e l’ex ragazzo Roby.. Una sera, Samy conosce in un locale, Steven, sassofonista, piu’ grande di lei, anche lui perso nell’alcool e nella droga. Samy se ne invaghisce e i due diventano solidali nel voler cercare una via d’uscita al loro problema di dipendenza alcolica. Roby, l’ex di Samy, intanto viene arrestato per aver causato, da ubriaco, un un’incidente stradalé mortale…Tra fughe, storie d’amore e di amicizia, sbronze anche con conseguenze gravi, rapporti tesi con i genitori, si snoda la vicenda tra Samy e Steven. Un giorno Steven , ricaduto nella dipendenza, tradisce Samy con una ragazza che frequenta-a da tempo. La vicenda porta Samy nello sconforto, tanto da farla riprendere a bere, fino ad arrivare ad un corna etilico dal quale ne esce fortunosamente bene. Steven si sente responsabile di tutto ciò e decide di andarsene via da lei…forse per sempre…Samy riesce, con l’aiuto dei genitori, ad uscirne, cercando anche di essere di esempio per i suoi coetanei.
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REAL MADRID – ROMA 1-2
Atto QuintoE’ stato detto: al Santiago Bernabeu novanta minuti possono essere lunghissimi. Molto più lunghi che altrove. Questa la particolare dimensione in cui siamo andati a vincere una gara che ci sarebbe bastato pareggiare, ma che se avessimo provato a pareggiare, avremmo senz’altro perso, e che invece tentando di vincere per riuscire a pareggiarla, a un certo punto ci siamo trovati a vincerla, e poi di nuovo a pareggiarla. Allora abbiamo provato ancora a vincerla per conservare quel pareggio sino alla fine, e alla fine…
… no, presso la fine…
… nell’anarchia degli attimi estremi, in un tempo di recupero in cui la masnada dei novanta minuti insisteva a propagare un senso di interminabilità…
… solo a quel punto…
… the titie!
Il titolo di stasera!… Il titolo dello spettacolo, del libro!…
PERCHÉ UNA PARTITA… È PER SEMPRE -
CLARA SCHUMANN
“Cosa significa essere “rivale” del proprio consorte (pianista riuscita lei, pianista fallito lui per assurdi esperimenti cui sottopose le dita fino a rovinarsi una mano)? Come si concilia la propria carriera con la maternità (otto figli in quattordici anni, con il quinto, Ludwig, anche lui malato di mente)? Come si convive sedici anni con un genio? Qual è la propria responsabilità, nella sua lotta durata oltre un quindicennio, contro la follia? Ciò che avvince nel monologo-confessione di Clara è che essa ci viene porta senza infìngimenti, ma anzi come l’ammissione di una scoperta disarmonia interiore, se non proprio un dissidio tra sé e l’altro da noi”.
dalla prefazione di Guido Davico Bonino
TEATRO 46
Testi in italiano
in francese (en francais)
in croato (na hrvatskome)Traduzioni del testo teatrale
Anne Manceron in francese
Sandro Damiani in croatoInterventi critici
Dissonances
di David HaziotSchumann,
ludilo u vrijeme karnevala
di Miljenko Jergovié“Il tuo amore è la mia vita”
di Angela Annese