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  • STELLARUM OPIFICE
    Celeste e altre figlie

    Oh padre mio, voi che con quell’occhiale maraviglioso
    le stelle avete avvicinato vicino e anco più vicino,
    sapeste come anch’io desidererei prender con la mano
    e serrare nel pugno quel che mi appare lontano e d’improvviso
    farlo arrivar vicino e più vicino…

    Oh, mein Vater. Sie haben mit jenem wunderbaren
    Glas die Sterne näher und näher gebracht. Wenn Sie
    nur wüssten, wie ich mir auch wünschte, das anzufassen
    und in die Hand zu schließen, was mir so weit
    weg scheint, um es plötzlich näher und noch näher zu
    bringen…

    Oh! Mon père, vous qui avec cette lunette merveilleuse
    avez rapproché les étoiles, tout près et encore
    plus près, si vous saviez combien moi-aussi je souhaiterais
    prendre dans la main et serrer très fort ce qui
    m’apparaît si loin et soudain rapprocher tout près et
    encore plus près…

    La figlia di Galileo, Virginia, viene alla luce al fiorire di un nuovo secolo: il 1600. A 13 anni, per volere del padre, entra nel convento di San Matteo in Arcetri prendendo il nome di suor Maria Celeste. Galilei esplora i massimi sistemi, Celeste ha bisogno di una coperta per scaldarsi, chiede selvaggina per le consorelle malate e sogna una cella “tutta per sé”. Al padre invia collari imbiancati e medicine dalla spezieria del convento e, intanto, si strugge nel desiderio di vederlo: “Ah, se V.S. potesse penetrar l’animo e il desiderio mio come penetra i cieli…”.
    La vicenda di Celeste rinvia ad altre figlie: da Minerva uscita dalla testa di Giove a Tatiana Tolstoj, da Eleonor Marx ad Anna Freud senza dimenticare
    Matilde Manzoni: “Vero, caro papà, che se dovessi star male tu verresti?”.

    * * *

    Die Tochter von Galileo, Virginia, kommt zu Beginn des XVII Jahrhunderts zur Welt. Im Alter von dreizehn Jahren tritt sie, nach ihres Vaters Willen, in das Kloster San Matteo in Arcetri ein und nimmt den Namen Schwester Maria Celeste an. Galilei erforscht die hauptsächlichen Weltsysteme; Celeste braucht dringend eine Decke, um sich zu wärmen, sie bittet um Wildbret für die kranken Mitschwestern und träumt von einer Zelle „nur für sich”. Dem Vater schickt sie gebleichte Kragen und Medikamente aus der Klosterapotheke und vergeht inzwischen vor Sehnsucht, ihn wiederzusehen: „Ach, mein geliebter Herr Vater, wenn Sie in meine Seele und in mein Verlangen eindringen könnten, wie Sie in den Himmel eindringen…”
    Celestes Leben verweist auf andere Töchter: die aus Jupiters Kopf entstandene Minerva, Tatiana Tolstoj, Eleonor Marx und Anna Freud, ohne
    Matilde Manzoni zu vergessen: „Stimmt es, lieber Vater, dass du kommen würdest, falls ich krank wäre?”

    * * *

    La fille de Galileo, Virginia, vient au monde à l’aube d’un nouveau siècle: le XVIIème. A 13 ans, selon la volonté de son père, elle entre au couvent de San Matteo in Arcetri, adoptant le nom de Soeur Maria Celeste. Galileo explore les plus grands systèmes, Celeste a besoin d’une chaude couverture,
    demande du gibier pour ses consoeurs malades, et rêve d’une cellule “toute
    pour soi”. Elle envoie à son père les rabats de cols blanchis ainsi que des
    potions de l’herboristerie du couvent tandis qu’elle brûle du désir de le voir: «Ah! Si mon Seigneur Père pouvait pénétrer mon âme et mes désirs comme il pénètre les cieux…».
    L’histoire de Celeste rappelle d’autres filles célèbres: Minerve, née du cerveau de Jupiter, Tatiana Tolstoï, Eleonor Marx, Anna Freud et enfin, Matilde Manzoni: “N’est-ce pas que tu viendrais, mon cher père, si j’étais souffrante?”

    Traduzioni del testo teatrale:
    Dorica Poggi in tedesco
    Michel Rocher in francese

    Padre che sei nei cieli
    di Manuela Fraire

    Galileo Galilei
    di Bernd Berge

    Ein nachmittag bei den klarissen
    di Jenny Kirschblum

    Mon Père
    di Maria Laborit

    Une ombre sur le mur
    di David Haziot

    TEATRO 53

    10,00
  • SULLA VALUTAZIONE SCOLASTICA
    Riflessioni

    Questo libro vuole invitare i lettori a una riflessione sul tema della valutazione scolastica, uno degli aspetti più delicati dei processi formativi, spesso fonte di ansie e di preoccupazioni per le sue ricadute sul piano emotivo e affettivo dei soggetti coinvolti.
    Partendo da questi presupposti vengono ripercorsi i significati che assume il termine valutazione in relazione ai modelli culturali che la sorreggono e che orientano anche l’azione educativa e didattica. È un approccio problematico che, tra l’altro, tenta di dar conto della notevole estensione semantica del termine e che rifugge dall’idea che nel parlare di valutazione ci si possa limitare a disa mine sui metodi, sulle tecniche e sugli strumenti, espressioni di un ben più vasto quadro di riferimento. L’idea di fondo che traspare dalla ricerca è che la valutazione è chiamata a contribuire al massimo sviluppo delle potenzialità di ogni persona, sostenendo il lungo cammino che conduce alla formazione di menti autonome in grado di auto-valutare le proprie prestazioni non solo per perseguire il successo formativo ma anche in vista di un apprendimento per l’intero arco della vita che, in quanto momento del più generale processo del “prendere forma”, contribuisce alla costruzione dell’identità del sé.

    12,00
  • LE TRE CORONE
    La ricerca dei Cartigli

    Un rinomato veggente, Occhio, sconvolge la tranquilla vita di Aron e Ania che tra mille disavventure e viaggi in una natura incontaminata ritrovano il loro terzo fratello, Nolan, per adempiere, con l’aiuto di Leonard, la loro missione: quella di trovare i Cartigli, la prova della loro regale discendenza di fronte agli Elfi e ai Nani, le sole creature in grado di aiutare gli uomini di AbriMas a liberarsi da Balhack.

    Leonard batté una mano sulla spalla di Aron. <> Aron annuì e avvicinò deciso la mano al Cartiglio che brillava. Era talmente vicino che riusciva a vedere con chiarezza i segni impressi sulle lamine argentee. Ingoiò la bile e strinse i pugni, prima di muovere la mano per afferrarlo. Avvertì una sensazione di gelo. Si fermò e le dita riuscirono a toccare la delicata superficie. Una scarica elettrica investì il suo corpo. Gridò di dolore.

    16,50
  • IL PIEGHEVOLE Numero 3
    Numero monografico su Monica Maggi

    Nel pieghevole si pubblicano parole e immagini.
    Chi ha qualcosa da dire, lo dica subito.

    Il pieghevole
    Aperiodico di letteratura e arte
    A cura di: Alfredo Bruni, Maria Credidio, Salvatore Genovese,
    Salvatore La Moglie, Gianni Mazzei, Paolo Pellicano

    REDAZIONE: C/O Alfredo Bruni,
    Via Antioco 6
    87011 Sibari
    098174353
    ilpieghevole@alice.it

    Supplemento alla rivista La Mongolfiera
    Aut. Tribunale di Castrovillari N. 89 del 29 novembre 1989

    La collaborazione, che è da intendersi sempre a titolo gratuito, compresa quella dei curatori, è per invito e per accettazione. Il materiale pervenuto, che non verrà restituito, sani attentamente valutato. Ogni autore è responsabile delle proprie opere e delle proprie opinioni.

    Se ti dovessi dire, figlia

    Se ti dovessi dire
    figlia
    che cosa ho fatto finora
    e di cosa essere fiera
    ti racconterei la rincorsa di me e di non essere arrivata ancora.

    Dove vai? mi dico
    saltando le scale con il fiato in gola.
    Ad amare, vado
    Ad annusare un respiro
    A riprendere e lasciar andare.

    Seduta sulla mia poesia
    che scorre sotto, come fiume
    trascinante me
    immagino un altro mondo.

    La mia mamma mi voleva moglie

    Ti passo sopra
    accanto intorno attraverso
    ti scruto in ginocchio
    ti annuso nell’aria e ti assaggio

    mordeva, lei, che aveva fame
    chissà da quanto tempo
    e io ignara e incolta padrona
    me ne andavo a spasso
    che neanche sentivo.
    Beata te, amica mia
    tu hai avuto il coraggio della donna
    che partorisce da sola.

    Dalle tue labbra stillano le
    gocce delle tue parole mi
    regali ad occhi chiusi
    piccole scaglie di te e me
    che non lascio cadere in terra.
    Un giorno mi sono svegliata
    è stato come strappare la pelle di mia madre
    uscire allo scoperto alla luce la città era
    quella di sempre io non più.

    Lo stesso silenzio che crei
    è quello che mi fa paura
    sbatte sui muri bianchi il gemito
    dell’amore che non ha ragione è
    inutile, mi dico
    cercare nei libri e nei salmi
    la spiegazione della follia.

    Il cammino di molti altri
    di Matilde Tortora

    Non mi era mai fin qui capitato di pensare che la Poesia potesse “rizzarsi come aspide” e mordere e devo il pensarlo ora, con un forte assenso e un’autentica emozione, ai versi di Monica Maggi. Sicché ogni volta che accon¬sentiamo a scrivere una poesia, dacché credevamo di essere intieri e di noi indiscussi padroni, cessiamo di essere gli ignari camminatori per via che credevamo di essere, prendiamo coscienza del magma, della notte, della fame che in noi cova come covoni attizzati in un campo a noi sconosciuto le cui fiamme imponendosi, mordendoci le gambe, d’ora innanzi si ergono, si pongono di fianco a noi, s’impongono alla vista, ci danno la rincorsa e ci consegnano immagini, parole, ritmi e suoni, si rivelano quali gemelli esigenti, compagni di passi del nostro viaggio diurno affannato metropolitano. Un Poeta diviene allora “sbocconcellato”, “morso”, coi piedi infangati, più solo eppure multiplo, se volge in basso il suo sguardo scorge la terra di tutti e narra poi il cammino di molti altri, se guarda in alto, può perfino carpire qualche segreto alla volta del cielo e, al risveglio, serbarne e consegnarne vivida memoria. Bellissima poesia questa di Monica Maggi, a tratti sapienziale, fatta di solitudine, di tanta audacia, di moltitudini, di morsi, di immagini davvero originali, di rincorsa, di identità e di modelli disattesi, vien voglia di guardarle le caviglie e di scoprirle alate.

    Monica Maggi è nata a Roma. Dal 2002 insegna all’Università Roma Tre. Ha collaborato con Il Messaggero, VitaliO, Happy Web, Capital, For Men Magaine. Ha lavorato con TeleMontecarlo in “Gente sull’orlo di una crisi di nervi”, per Italia 1 nelle due edizioni di “Cronache Marziane”, con Stream per “Sex Selen e videtape”. Per Radio Capital ha scritto e condotto “Capital Hot Line”, striscia pomeridiana sull’eros. Attualmente ha una rubrica di attualità su Grazia, scrive per Linus, per Per Me, Bella, Di tutto, Geo, L’Espresso. Ha curato l’antologia poetica di versi femminili Ti bacio in bocca (2004). Nel 2003 esce La mia pelle è un cifrario, poesie per la Lietocolle di Como (nove edizioni). Nel 2006 il libro è stato rappresentato dall’Accademia del Dubbio al Teatro dell’Orologio nel lavoro Soffiando via i capelli dalle labbra, riscuotendo il tutto esaurito. Nel 2007 esce Calco (Lietocolle). Da marzo del 2010 è titolare e ideatrice di Libra, caffè letterario e libreria di Morlupo (Roma), e con la sua associazione culturale “LibrAria” organizza eventi e incontri poetici. A luglio del 2011 nasce, in collaborazione con la poeta Viviana Scarinci, Libra Poetica, unica libreria in Italia con una stanza interamente dedicata a testi poetici.

    0,00
  • Per Lelia

    I racconti, le testimonianze, gli scritti in genere raccolti in questi antologia vogliono avere due valenze. Da un verso intendono essere una testimonianza di affetto nei confronti di Lelia Risole, di cui vogliono rinverdire la memoria a quattro anni circa dalla sua dipartita, da un altro verso vogliono indurre a una riflessione sul tema della diversità e, più in generale, dell’alterità. Sono due valenze che si ricompongono in una sola, data la loro inscindibile significatività circa le sollecitazioni che ci offrono. La testimonianza nasce da un atto d’affetto ma quell’atto è solo il punto d’avvio del processo di riflessione.ln altre parole il sentimento si coniuga con la ragione indotta alla riflessione consapevole grazie alle emozioni suscitate delle narrazioni. Il messaggio che si vuole dare è racchiuso in alcune riflessioni di Lelia, che ebbe a scrivere: «proviamo a considerare la diversità un valore, [e l’altro] una persona da scoprire, una possibilità di arricchimento reciproco […] per vivere attivamente e in modo costruttivo la nostra società» e per «costruire una nuova cultura della disabilità, della diversità nei suoi molteplici aspetti, per abbattere le barriere mentali, per allargare le vedute su orizzonti di solidarietà, comunicazione e sensibilità intelligente», nella consapevolezza che il vero «problema sociale non è la disabilità ma la mentalità, la crescita di una cultura errata sul termine “diversità”, una mentalità difficile da cambiare in poco tempo».

    9,00
  • IL MIO COPPI
    pedala, pedala

    “Il mio Coppi”, pièce teatrale interpretata da Pamela Villoresi, da un racconto di Albe Ros, testo di Daniela Morelli e regia di Maurizio Panici. Pamela Villoresi interpreta il ruolo di Maria, sorella maggiore di Coppi. Il momento è drammatico: Coppi è in agonia e Maria cerca di trattenerlo con la forza del suo amore e della sua pedalata. Con la memoria di una vita vissuta in fuga, una vita che ora sta per fuggire davvero.

    TEATRO 51

    5,00
  • EL MATADOR
    racconti desaparecidos

    Conosciuta ai più, la storia della Guerra Sporca e il dramma dei desaparecidos argentini, vengono narrate in “EI Matador” in modo diverso e innovativo. Le vicende ruotano attorno alla vita di un piccolo orfano che cresce tra fette di pane, sugo al pomodoro riviste sportive e partite di calcio, accudito dalla Nonna e da un piccolo televisore rosso di marca Brionvega.
    ll protagonista in scena è adulto e ricorda con gioia e dolore assieme il suo passato e le sue privazioni, e tragicamente in quegli anni non è solo.
    Ad essere privato dei loro affetti più cari, come lui, migliaia di Madri argentine.

    Dalla presentazione di Antonio Nobili

    TEATRO 52

    7,00
  • TAFT
    Maple and wind – Acero e vento
    Bilingue: italiano e inglese

    Il film script Taft non ha connotazioni religiose o allegoriche, ma è chiaro che, anche se il protagonista, Enzo Tagliaferri, non lascia mai la sua città, Genova, fa un percorso tutto suo pieno di pericoli
    per evitare, gli spettri interiori e confrontarsi con essi, sfidando le malvagità esterne. (Vale la pena precisare che questa introduzione è stata scritta prima dell’inizio delle riprese, in altre parole, prima che il regista o gli attori avessero dato il loro contributo al lavoro collaborativo, che è il film-making.) Lo script è dotato di una spina narrativa, ma le fasi del viaggio e gli episodi del racconto invitano ad una meditazione profonda, sulle forze oscure che agiscono nella società di oggi. In un dato momento la cultura dominante può essere un deposito di valori che migliorano la vita, ma ugualmente può essere la base di un complesso corrotto riducendo quei valori che sono la vita.
    Lino Ristani non ha deciso di scrivere un’opera allegorica o didattica, ma ha prodotto uno script che è intriso di una
    consapevolezza della centralità della dimensione culturale, etica e politica della vita, e invita implicitamente a una riflessione critica sui valori culturali correnti nella società e nella cultura di
    oggi.

    Introduzione di Joseph Farrell

    25,00
  • IL SOLE CON L’ARCHERMES
    un film di Matilde Tortora sui 150 anni dell’Unità d’Italia

    Il Film “Il Sole con l’alchèrmes”, ideato, scritto e diretto da Matilde Tortora, montaggio di Orazio Garofalo, è stato completato nel febbraio del 2011. La prima proiezione del film si è tenuta a Firenze 1’8 marzo al Cinema Odeon, a cura del Festival Internazionale Cinema e Donna e della Fondazione Sistema Mediateca Toscana. Sono seguite proiezioni in altre città (Narni, Napoli, Spoleto) e altre ne vanno a seguire, in maggio a Torino e in altri luoghi. Il Film è stato inserito tra gli eventi dei 150 anni dell’Unità d’Italia: www.iluoghidellamemoria.it

    8,00
  • CAMILLO BENSO CONTE DI CAVOUR
    Vita e morte

    Tutti conosciamo il nome di Camillo Benso Conte di Cavour. Se non altro per le vie che, in ogni città italiana, hanno preso que¬sto nome. Come, del resto, per restare in tema risorgimentale, il nome di Giuseppe Garibaldi o di Giuseppe Mazzini. Non credo vi sia città, grande e piccola, in cui non esista la presenza di questi personaggi da identificare, con i loro nomi, le vie principali.
    In poche parole Camillo Benso Conte di Cavour, diciamo subito che è stato il più geniale uomo politico italiano da dopo la costituzione del Regno d’Italia e, poi, della Repubblica italiana.
    Fu un uomo di grande intelligenza e di forti intuizioni. Seppe prendere decisioni, all’apparenza avventate, perciò contro il parere degli altri, le quali, invece, portarono a degli esiti del tutto positivi, a volte straordinari.

    8,00
  • BUENOS AIRES TANGO…
    Viaggio dell’Emigrante calabrese sulle strade del Tango argentino

    Lo spettacolo è ambientato quasi interamente in Argentina, nel porto di Buenos Aires. Non c’è una vera e propria unità di tempo, in quanto in scena si vedono pezzi della vita dell’emigrante a distanza di anni, scanditi dalla musica argentina: il Tango. Per una questione poetica, stilistica e di tradizione, il Tango parlerà in madre lingua o attraverso la musica.

    TEATRO 50

    5,00
  • IL TIGLIO. Foto di famiglia senza madre – LA PORTA

    IL TIGLIO
    Foto di famiglia senza madre

    Nord. La separazione tra un padre e un figlio, e l’inserimento di quest’ultimo in una comunità per disabili psichici. Un processo lungo e sofferto, fatto di incontri e scontri, verità e mezze bugie, tenerezze e silenzi, dialoghi a volte surreali; il tutto sotto gli occhi di una improbabile dottoressa.

    LA PORTA

    Sud. Due fratelli non più piccoli trascorrono i giorni chiusi dentro la propria camera, aspettando la madre. Una claustrofobica attesa in cui lo scorrere del tempo è scandito da giochi infantili, veloci battibecchi e letture di articoli di giornale, unici indizi della presenza di un mondo esterno.

    TEATRO 49

    12,00
  • I PAZZI GUARDANO LA LAGUNA

    In una serie di racconti l’autore ricerca,
    nell’esistenza degli “sconfitti”
    e nelle inquietudini dei “normali”,
    il messaggio segreto della sofferenza
    e ele radici superstiti della speranza.
    10,00
  • ARGENTINA, PARAGUAY E BRASILE
    ricordi, impressioni e consigli

    Pubblicato la prima volta nel 1906 dalla Tipografia Torinese, Argentina, Paraguay e Brasile: ricordi, impressioni e consigli, è la narrazione del lungo viaggio e delle vicende che portarono Riccardo D’Elia a stabilirsi nei villaggi di Sào Vicente e Jaguari nel Rio Grande do Sul. Il medico calabrese il 10 maggio del 1888, quando «un lembo di cielo appariva ancora chiaro, e le nuvole s’intagliavano più nere e più enormi, mentre la luna pallida e grande a poco a poco sorgeva dietro una catena di monti», lascia Cassano allo Ionio in Calabria. Parte non perché costretto da stringenti motivi economici quanto per inseguire il sogno di un diverso tenore di vita, di avventure e di ricerca di felicità e di fortuna, come tanti della sua stessa estrazione sociale attratti non solo dalle informazioni che ricevevano dalla rete amicale già emigrata ma anche dalle prospettive di sviluppo dei paesi dell’America latina le cui politiche favorivano l’immigrazione, anche quella di medici e di altri professionisti.
    Sono pagine dense di emozioni quelle di D’Elia, in cui la storia individuale e familiare, le sue vicende nelle terre di alcuni paesi dell’America latina e le sue annotazioni divengono fonte storica per la conoscenza della formazione del Rio Grande do Sul, come sottolinea Nuncia Santoro de Constantino. Ma sono anche uno spaccato sulle memorie del paese custodite nella mente e nel cuore degli emigrati, sulle loro consuetudini in terre altre, sulle loro fortune e sulle loro sfortune, come sono il commosso racconto-diario delle tappe di un viaggio percorso insieme a Carlotta, moglie adorata, alla bambinaia, all'”idolatrata” figlioletta Maria, al cugino Leonardo Taranto con la moglie Clotilde. Sguardo curioso, ma sempre vigile e documentato, quello del medico cassanese, emigrato in Paesi altri dove ha modo di ammirare la lussureggiante natura, di osservare le principali attività economiche e di conoscere la cultura dei luoghi e dove, quando lo sguardo si posa sul paesaggio, si fa dirompente la commozione nel ricordo del paese natio.

    15,00
  • IN SCENA

    Sfogliare una rivista, un libro, osservare la realtà delle cose e degli uomini, i paesaggi, i luoghi, è come aprire una finestra sul mondo, anzi, è come sollevare il sipario sul palcoscenico della commedia umana, fatta di melodrammi e tragedie, di lirismo e comicità. Immagini di scene, realistiche o romantiche, simili a quelle di antichi diorama, baluginanti e ritmati tra la notte e il giorno: questo è il significato che contiene l’illustrazione di copertina che è ispirata al gioco del teatro di Emanuele Luzzati.
    Ogni scena raffigurata o raccontata può essere il racconto di una vicenda umana, ogni vicenda umana può essere raccontata attraverso forme artistiche diverse come il teatro, il cinema, le arti figurative, la musica, la poesia, la letteratura, la fotografia…
    E il lavoro dell’artista si riferisce all’esistenza dell’uomo , testimonia le circostanze culturali e sociali ed interagisce con i luoghi di appartenenza, dove convivono una grande varietà di fenomeni collettivi e individuali, culture contrastanti e interconnesse. La cultura assume come luogo di produzione l’ambito urbano che si qualifica come luogo immaginario della cultura globale e locale.
    E’ stato un grande onore realizzare questo bozzetto per quest’ opera che tratta della magia del teatro, ma la cosa più importante è quella di avere collaborato, scambiandoci affetto e stima, con una persona amica, con Dino Pittelli, che si è sempre contraddistinto oltre che per l’impegno sociale e culturale, anche per la sua professione di maestro ed educatore

    Enzo Palazzo

    TEATRO 48

    10,00
  • MY TANGO…Viaggio dell’Emigrante calabrese sulle strade del Tango argentino

    Lo spettacolo è ambientato quasi interamente in Argentina, nel porto di Buenos Aires. Non c’è una vera e propria unità di tempo, in quanto in scena si vedono pezzi della vita dell’emigrante a distanza di anni, scanditi dalla musica argentina: il Tango. Per una questione poetica, stilistica e di tradizione, il Tango parlerà in madre lingua o attraverso la musica.

    TEATRO 47

    5,00
  • VORREI AVERTI QUI

    Attraverso la vicenda d’amore e di amicizia di una ragazza e del rapporto tra genitori e figli si raccontano le storie vere di giovani che si perdono negli eccessi dell’alcool. Samy, alle soglie della maturità e dei 18 anni, si ritrova ad entrare sempre di più nel mondo dell’alcolismo con tutte le conseguenze che ne derivano. Un motivo e’ per entrare in maggiore amicizia e complicita’ con gli amici, abituali consumatori di bevande alcoliche: Laura, Micaela, Skizzo, Luca, Kira e l’ex ragazzo Roby.. Una sera, Samy conosce in un locale, Steven, sassofonista, piu’ grande di lei, anche lui perso nell’alcool e nella droga. Samy se ne invaghisce e i due diventano solidali nel voler cercare una via d’uscita al loro problema di dipendenza alcolica. Roby, l’ex di Samy, intanto viene arrestato per aver causato, da ubriaco, un un’incidente stradalé mortale…Tra fughe, storie d’amore e di amicizia, sbronze anche con conseguenze gravi, rapporti tesi con i genitori, si snoda la vicenda tra Samy e Steven. Un giorno Steven , ricaduto nella dipendenza, tradisce Samy con una ragazza che frequenta-a da tempo. La vicenda porta Samy nello sconforto, tanto da farla riprendere a bere, fino ad arrivare ad un corna etilico dal quale ne esce fortunosamente bene. Steven si sente responsabile di tutto ciò e decide di andarsene via da lei…forse per sempre…Samy riesce, con l’aiuto dei genitori, ad uscirne, cercando anche di essere di esempio per i suoi coetanei.

    12,00