• IL VANGELO A S. MARIA DELLE GRAZIE 1974

    Questo libro raccoglie testimonianze, fra le èiù diverse, sulla Comunità di S. Maria delle Grazie di Rossano (CS), su ciò che è stata fin dal 1974 – anno della sua nascita – e ciò che continua ad essere oggi per tanti. Ciascuno ha raccontato, con il proprio stile e le proprie sensibilità, come vi ha incontrato il Signore e come, a partire da questo incontro, ha maturato l’impegno di essere operatore di pace nel mondo e nella chiesa.

    Parte del ricavato della vendita di questo volume andrà a favore del progetto di alfabetizzazione per i giovani nel villaggio di Lukanga in Congo-RDC

    10,00
  • IO COME QUESTI NON CI DIVENTO
    NARCISA ALLE ALGHE

    Ogni essere umano, almeno una volta, si è chiesto: “potrei io, diventare pazzo?” e un brivido gli ha attraversato la schiena mentre ne immaginava il volto e ne percepiva il suo primo soffio. Spirito/mente, mente/spirito, confini e sconfinamenti. La vita, insomma.
    La storia narrata attraverso i personaggi: uomini e donne spartiacque del prima e dopo Basaglia, attinge qui e li a fatti realmente accaduti e all’esperienza di psichiatra e uomo di Luigi Attenasio (intervistato). Tra verità e invenzione, dunque, l’autrice cerca di raccontare la condizione spirituale degli internati che, nonostante il dramma che vivevano, sapevano essere spiritosi, buffoneschi, simpatici e teneri. Il testo, come la legge 180, rappresenta anche il dissolvimento della distanza tra medico e internata: Narcisa. Donna giovane che veniva “messa alle alghe” nuda nella convinzione che, tale materiale, poiché inerte (nullo il valore scientifico), avrebbe cancellato ogni pulsione vitale, anche quella preposta alla sopravvivenza della personalità.
    Narcisa e Psichiatra compiono un atto d’amore nell’essere tramite di conoscenza non solo relazionale. E Narcisa, che non poteva che aver vissuto profonde delusioni sentimentali, finalmente, può fidarsi a un uomo, sa di potersi affidare a un uomo.
    E’ in tale fiducia che va cercata quella speranza che auspica che vi siano giovani donne e uomini capaci di cambiare leggi vecchie (pensiero, sistema, azione) in leggi che costruiscano “ponte” indispensabile a fondare se non una nuova città, una nuova società. Al pubblico, giovane e meno giovane, lo Psichiatra sembra domandare: qual è la strada che dobbiamo percorrere noi “sani” per sentirci meno soli nelle nostre certezze?

    Maria Inversi (autrice) – Luigi Attenasio (psichiatra)

    TEATRO 59

    8,00
  • CONTEMPORARY SAN ART
    Storytelling art of the Kalahari desert Bushmen of Botswana

    ..This book takes the aims of the Kuru art project as a point of departure for setting a subsequent step on the path of emancipation of non-Western indigenous artists, in particular the San artists. It does so by emphasizing the intrinsic value of the storytelling art-pieces, by rejecting the direct relation between rock art and contemporary San art. By linking modern San art to the San Poetry of the 19th century and the contemporary African poets like Antjie Krog and Stephen Watson. An artistic rather that anthropological approach to art of non-Western indigenous artists does not only challenge and emancipate the artists concerned, but also constitutes a challenge for existing perceptions and policies concerning art. In the western world, such as the Dutch art world non-Western indigenous art Bis mostly exhibited in the con-text of ethnological museums or specific art-galleries. In many respects this book represents a welcome step in a new direction!”
    Anna Meijknecht
    ( Netherlands Center for indigenous People, NCIV )

    This book is about the beauty of contemporary San art. Works of art made by the San or Bushmen as they are often called.
    The San artists in this book are living in and around the little village of D’kar in the northern part of Botswana, on the edge of the Kalahari desert and near to the Okavango Delta.
    The art works in this book teli us about their life and cuitural heritage. lts is storytelling art, in a traditional and figurative form, but also in a modern, more stylized form. The San art works shows the cosmic consciousness of the San and their lifestyle being integrai part of surrounding nature. At the same time the artworks show us the loss of traditional Bushmen culture caused by the invasion of other domi¬nating cuitures and the grievances of this loss; a culture of oral and spiritual cultural tradition.
    On the basis of twenty artworks the story of the beauty, the compiexity and the loss of Bushmen culture is being toid . To understand the essence and meaning of San artworks, one has to grasp what made the San artists begin to etch and paint, and what the story is they try to convey. It’s a story about the beauty of a very old culture, and the awareness that is this ancient culture is gradually being lost. In this respect the twenty artworks are in a true sense, valuable time documents.

    20,00
  • PREGHIERE DELLA PACE MONASTICA

    Il libro Preghiere della pace monastica si pubblica per la prima volta in Italia. Il suo autore, il poeta argentino Tomàs Scusceria Muffatti, lo dedicò da giovane —aveva diciannove anni— a Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco, in segno di gratitudine e affetto. Tomàs conobbe Jorge durante gli ultimi anni del liceo. Voleva diventare gesuita perché ammirava la formazione intellettuale e la preparazione culturale dei sacerdoti della Compagnia di Gesù.

    El libro Oraciones de la paz monastica se publica por primera vez en Italia. Su autor, el poeta argentino Tomàs Scusceria Muffatti, lo dedicó de joven —tenia diecinueve arios— a Jorge Mario Bergoglio, el Papa Francisco, en signo de gratitud y afecto. Tomàs conoció a Jorge durante los últimos arios de la escuela secundaria. Quería convertirse en jesuita porque admiraba la formación intelectual y la preparación cultural de los sacerdotes de la Comparila de Jesús.

    TEATRO 60

    10,00
  • I LUOGHI DEL POSSIBILE
    cinque pezzi di teatro italiano contemporaneo

    … Lo sottolineo senza autocensure di maniera: ritengo che questi cinque brevi pezzi di pura drammaturgia siano tutti, assolutamente tutti, di livello notevole; addirittura, quasi sbalorditivo nella democratica diffusione dei pregi, nelle varie tessiture dialogiche, nella singolarità delle trame, negli impasti narrativi e nei diversi modi di corrispondere a un tema premesso: i luoghi del possibile.
    lo stesso ho faticato a confrontarmi con un argomento così rischiosamente multiplo e inafferrabile per cavarne motivo di sollecitazione non facile, e subito ho trovato una corresponsione complice, ricca di idee e di spunti. Abbiamo molto parlato di teatro prima di avviare le diverse scritture, che infine hanno preso forma, una a una, in modo autonomo e compiutamente personale.
    Per certi versi, considero questo libro un vero traguardo. Nel senso che si è meritato di esistere, e che il materiale scenico che ci mette a disposizione non lo si direbbe affatto l’inerte corpo di lavoro prodotto da un impegno sperimentale, come di chi debba cimentarsi per apprendere. Qui ovunque c’è grazia, dolore, ironia e ispirazione. In ognuno dei quattro autori, e nella sola autrice.

    Giuseppe Manfridi

    TEATRO 60

    10,00
  • TRE ANNI

    Un sogno ricorrente.
    Un figlio cerca ostinatamente di riannodare gli attimi felici della sua esistenza accanto alla madre durante i suoi primi tre anni di vita.
    L’amore, gli ideali e le cause che hanno portato alla detenzione, in un percorso lucido e fantastico al tempo stesso. Il carcere, focolare domestico e luogo di costrizione.

    TEATRO 58

    8,00
  • “LA SUPPLENTE” E “IL FAZZOLETTO DI DOSTOEVSKIJ”
    Due spettacoli in forma di monologo

    (…) Il teatro nella vita, la vita nel teatro, per una eccentrica, tenerissima, supplente, Stella, che ha occhi intensi di blu oltremare di una strepitosa Silvia Brogi: a disposizione solo un’ora, il tempo stesso, reale e immaginario, della pièce, per incantare i finti scolari e i veri spettatori (…)
    Tra i bellissimi testi riproposti con La supplente nell’ambito del Teatro dell’Eccesso (La cena, Il maestro, Gioco al buio, lodevolmente proposti dalla Mongolfiera in questa stessa collana) figura l’altro splendido monologo che qui potete leggere II fazzoletto di Dostoevskij, che si può riassumere con questa sarcastica ironia del protagonista: Ma che c’entravo io?… E che c’entrava il mio povero fazzoletto col ventotto gennaio 1881 del signor Fedor Dostoevskij?… Cosa?…

    (da “Qui e Ora” di Fabio Pierangeli)

    10,00
  • FAUST E LA CITTA
    Dramma per la lettura e scritti sul Faust

    “Il lettore che conosce il grande Faust di Goethe si accorgerà che il mio Faust e la Città si riallaccia a quelle scene della seconda parte del Faust dove l’eroe goethiano crea una città libera”.

    A. V. Lunaéarskij

    Opera di carattere filosofico-socialista, Faust e la Città fu scritta da Lunačarskij nel 1908 durante il soggiorno italiano ad Antrodoco e completata nel 1916, un anno prima della Rivoluzione russa. L’autore, che fu anche una personalità politica di spicco, riflette artisticamente sul rapporto conflittuale tra il creatore e il creato, tra il genitore e il figlio lato sensu, tra il sovrano “illuminato” e il popolo che rivendica la propria autonomia, tra “Faust e la Città” appunto. Nell’opera occorre un confronto tra due grandi sistemi di governo, la monarchia e la democrazia, che LunaCarskij ritiene in opposizione dialettica e che nel dramma tenta di risolvere in una prospettiva socio-storica attraverso l’immagine della Repubblica Socialista fondata sul lavoro e sulla fratellanza universale.
    Della visione “faustiana” di Lunačarskij e dell’origine goethiana della Repubblica Socialista realizzata dal conte Faust convertito al socialismo tratta ampiamente nella sua introduzione Donatella Di Leo.

    18,00
  • TANTE TANTE CICALE

    I personaggi, i mestieri, i modi di vivere cristallizzati nel tempo vengono descritti in queste pagine, con nostalgia e rimpianto, per tramandare un tempo che non tornerà più.

    10,00
  • TEATRO DELL’ECCESSO
    Capitolo secondo

    “(…) Nelle opere proposte in questo volume – ‘La Cena’, ‘Il Maestro’, ‘Gioco al buio’ – concepite in un arco temporale che va dal 1991 al 2011, oltre a ritrovare temi, linguaggi e luoghi propri della drammaturgia di Manfridi, si ravvisa anche la presenza evidente di una certa nota noir che serpeggia in tutte e tre le storie e che le accomuna in un’atmosfera da thriller.
    In tutti e tre i testi assistiamo all’attesa di un evento che, con il dipanarsi della vicenda, si carica di suspense. Si tratta di tre storie e tre ambiti completamente diversi, dove ci si imbatte in fantasmi di cadaveri, in cadaveri fantasma, e in cadaveri veri e propri. (…)”

    (Dalla prefazione di Claudio Boccaccini)

    TEATRO 56

    15,00
  • TI AMO, MARIA!

    “Ti amo, Maria!” è una storia colma di energie compresse pronte a esplodere. Energie oscure e lampeggianti da cui promanano fantasmi, e, con essi, visioni esagerate dell’amore.
    L’amore, ecco! Di questo, soprattutto, racconta la commedia che, a dirla breve, potrebbe essere definita una storia d’amore. Certo, bruciante, poichè i sentimenti che le danno anima si nutrono di un’idea dura dell’amore, concepito come inimicizia, scontro, conflitto. Soprattutto, come persecuzione. E se si dà persecuzione, si dà una vittima e si dà un carnefice. In questo caso, chi l’una e chi l’altro? Non è data risposta. Come nel caso di un amante che perseguiti l’amato accusandolo a sua volta di essere uno stalker. Un circolo vizioso. Una patologia. Una patologia di coppia.

    8,00
  • ISMENE

    -“Ho bisogno di parlarti”,
    “Ancora… Ci siamo detti già tutto”,
    “Ho mentito… Non ti ho detto la cosa più importante”,
    “L’ultima volta mi avevi detto la stessa cosa”,
    “Questa volta sono sincero, ho una cosa importantissima da dirti, una
    cosa che non ti ho mai detto”
    “Non so…”
    “Dopo non mi rivedrai mai più”.
    Quell’esitazione è la conferma della mia vittoria distruttiva su
    entrambi.
    Chi dei due si salverà?
    lo scommetto…
    nessuno. –

    Dalla Bibbia ai classici greci, il teatro offre il palcoscenico per mettere in scena la tragedia contemporanea delle relazioni di coppia, sempre di più pretesto di proiezioni individuali di nodi non risolti.
    Amore, odio e violenza in questi contesti diventano equivalenti, una confusione che preclude il più delle volte la possibilità di una via di scampo e di salvezza.
    Questo testo, se pur drammatizzato, vuole essere un’analisi secondo il modello della psicologia analitica junghiana di quello che sta accadendo in seno ai rapporti di coppia.

    5,00
  • STELLARUM OPIFICE
    Celeste e altre figlie

    Oh padre mio, voi che con quell’occhiale maraviglioso
    le stelle avete avvicinato vicino e anco più vicino,
    sapeste come anch’io desidererei prender con la mano
    e serrare nel pugno quel che mi appare lontano e d’improvviso
    farlo arrivar vicino e più vicino…

    Oh, mein Vater. Sie haben mit jenem wunderbaren
    Glas die Sterne näher und näher gebracht. Wenn Sie
    nur wüssten, wie ich mir auch wünschte, das anzufassen
    und in die Hand zu schließen, was mir so weit
    weg scheint, um es plötzlich näher und noch näher zu
    bringen…

    Oh! Mon père, vous qui avec cette lunette merveilleuse
    avez rapproché les étoiles, tout près et encore
    plus près, si vous saviez combien moi-aussi je souhaiterais
    prendre dans la main et serrer très fort ce qui
    m’apparaît si loin et soudain rapprocher tout près et
    encore plus près…

    La figlia di Galileo, Virginia, viene alla luce al fiorire di un nuovo secolo: il 1600. A 13 anni, per volere del padre, entra nel convento di San Matteo in Arcetri prendendo il nome di suor Maria Celeste. Galilei esplora i massimi sistemi, Celeste ha bisogno di una coperta per scaldarsi, chiede selvaggina per le consorelle malate e sogna una cella “tutta per sé”. Al padre invia collari imbiancati e medicine dalla spezieria del convento e, intanto, si strugge nel desiderio di vederlo: “Ah, se V.S. potesse penetrar l’animo e il desiderio mio come penetra i cieli…”.
    La vicenda di Celeste rinvia ad altre figlie: da Minerva uscita dalla testa di Giove a Tatiana Tolstoj, da Eleonor Marx ad Anna Freud senza dimenticare
    Matilde Manzoni: “Vero, caro papà, che se dovessi star male tu verresti?”.

    * * *

    Die Tochter von Galileo, Virginia, kommt zu Beginn des XVII Jahrhunderts zur Welt. Im Alter von dreizehn Jahren tritt sie, nach ihres Vaters Willen, in das Kloster San Matteo in Arcetri ein und nimmt den Namen Schwester Maria Celeste an. Galilei erforscht die hauptsächlichen Weltsysteme; Celeste braucht dringend eine Decke, um sich zu wärmen, sie bittet um Wildbret für die kranken Mitschwestern und träumt von einer Zelle „nur für sich”. Dem Vater schickt sie gebleichte Kragen und Medikamente aus der Klosterapotheke und vergeht inzwischen vor Sehnsucht, ihn wiederzusehen: „Ach, mein geliebter Herr Vater, wenn Sie in meine Seele und in mein Verlangen eindringen könnten, wie Sie in den Himmel eindringen…”
    Celestes Leben verweist auf andere Töchter: die aus Jupiters Kopf entstandene Minerva, Tatiana Tolstoj, Eleonor Marx und Anna Freud, ohne
    Matilde Manzoni zu vergessen: „Stimmt es, lieber Vater, dass du kommen würdest, falls ich krank wäre?”

    * * *

    La fille de Galileo, Virginia, vient au monde à l’aube d’un nouveau siècle: le XVIIème. A 13 ans, selon la volonté de son père, elle entre au couvent de San Matteo in Arcetri, adoptant le nom de Soeur Maria Celeste. Galileo explore les plus grands systèmes, Celeste a besoin d’une chaude couverture,
    demande du gibier pour ses consoeurs malades, et rêve d’une cellule “toute
    pour soi”. Elle envoie à son père les rabats de cols blanchis ainsi que des
    potions de l’herboristerie du couvent tandis qu’elle brûle du désir de le voir: «Ah! Si mon Seigneur Père pouvait pénétrer mon âme et mes désirs comme il pénètre les cieux…».
    L’histoire de Celeste rappelle d’autres filles célèbres: Minerve, née du cerveau de Jupiter, Tatiana Tolstoï, Eleonor Marx, Anna Freud et enfin, Matilde Manzoni: “N’est-ce pas que tu viendrais, mon cher père, si j’étais souffrante?”

    Traduzioni del testo teatrale:
    Dorica Poggi in tedesco
    Michel Rocher in francese

    Padre che sei nei cieli
    di Manuela Fraire

    Galileo Galilei
    di Bernd Berge

    Ein nachmittag bei den klarissen
    di Jenny Kirschblum

    Mon Père
    di Maria Laborit

    Une ombre sur le mur
    di David Haziot

    TEATRO 53

    10,00
  • SULLA VALUTAZIONE SCOLASTICA
    Riflessioni

    Questo libro vuole invitare i lettori a una riflessione sul tema della valutazione scolastica, uno degli aspetti più delicati dei processi formativi, spesso fonte di ansie e di preoccupazioni per le sue ricadute sul piano emotivo e affettivo dei soggetti coinvolti.
    Partendo da questi presupposti vengono ripercorsi i significati che assume il termine valutazione in relazione ai modelli culturali che la sorreggono e che orientano anche l’azione educativa e didattica. È un approccio problematico che, tra l’altro, tenta di dar conto della notevole estensione semantica del termine e che rifugge dall’idea che nel parlare di valutazione ci si possa limitare a disa mine sui metodi, sulle tecniche e sugli strumenti, espressioni di un ben più vasto quadro di riferimento. L’idea di fondo che traspare dalla ricerca è che la valutazione è chiamata a contribuire al massimo sviluppo delle potenzialità di ogni persona, sostenendo il lungo cammino che conduce alla formazione di menti autonome in grado di auto-valutare le proprie prestazioni non solo per perseguire il successo formativo ma anche in vista di un apprendimento per l’intero arco della vita che, in quanto momento del più generale processo del “prendere forma”, contribuisce alla costruzione dell’identità del sé.

    12,00
  • LE TRE CORONE
    La ricerca dei Cartigli

    Un rinomato veggente, Occhio, sconvolge la tranquilla vita di Aron e Ania che tra mille disavventure e viaggi in una natura incontaminata ritrovano il loro terzo fratello, Nolan, per adempiere, con l’aiuto di Leonard, la loro missione: quella di trovare i Cartigli, la prova della loro regale discendenza di fronte agli Elfi e ai Nani, le sole creature in grado di aiutare gli uomini di AbriMas a liberarsi da Balhack.

    Leonard batté una mano sulla spalla di Aron. <> Aron annuì e avvicinò deciso la mano al Cartiglio che brillava. Era talmente vicino che riusciva a vedere con chiarezza i segni impressi sulle lamine argentee. Ingoiò la bile e strinse i pugni, prima di muovere la mano per afferrarlo. Avvertì una sensazione di gelo. Si fermò e le dita riuscirono a toccare la delicata superficie. Una scarica elettrica investì il suo corpo. Gridò di dolore.

    16,50
  • IL PIEGHEVOLE Numero 3
    Numero monografico su Monica Maggi

    Nel pieghevole si pubblicano parole e immagini.
    Chi ha qualcosa da dire, lo dica subito.

    Il pieghevole
    Aperiodico di letteratura e arte
    A cura di: Alfredo Bruni, Maria Credidio, Salvatore Genovese,
    Salvatore La Moglie, Gianni Mazzei, Paolo Pellicano

    REDAZIONE: C/O Alfredo Bruni,
    Via Antioco 6
    87011 Sibari
    098174353
    ilpieghevole@alice.it

    Supplemento alla rivista La Mongolfiera
    Aut. Tribunale di Castrovillari N. 89 del 29 novembre 1989

    La collaborazione, che è da intendersi sempre a titolo gratuito, compresa quella dei curatori, è per invito e per accettazione. Il materiale pervenuto, che non verrà restituito, sani attentamente valutato. Ogni autore è responsabile delle proprie opere e delle proprie opinioni.

    Se ti dovessi dire, figlia

    Se ti dovessi dire
    figlia
    che cosa ho fatto finora
    e di cosa essere fiera
    ti racconterei la rincorsa di me e di non essere arrivata ancora.

    Dove vai? mi dico
    saltando le scale con il fiato in gola.
    Ad amare, vado
    Ad annusare un respiro
    A riprendere e lasciar andare.

    Seduta sulla mia poesia
    che scorre sotto, come fiume
    trascinante me
    immagino un altro mondo.

    La mia mamma mi voleva moglie

    Ti passo sopra
    accanto intorno attraverso
    ti scruto in ginocchio
    ti annuso nell’aria e ti assaggio

    mordeva, lei, che aveva fame
    chissà da quanto tempo
    e io ignara e incolta padrona
    me ne andavo a spasso
    che neanche sentivo.
    Beata te, amica mia
    tu hai avuto il coraggio della donna
    che partorisce da sola.

    Dalle tue labbra stillano le
    gocce delle tue parole mi
    regali ad occhi chiusi
    piccole scaglie di te e me
    che non lascio cadere in terra.
    Un giorno mi sono svegliata
    è stato come strappare la pelle di mia madre
    uscire allo scoperto alla luce la città era
    quella di sempre io non più.

    Lo stesso silenzio che crei
    è quello che mi fa paura
    sbatte sui muri bianchi il gemito
    dell’amore che non ha ragione è
    inutile, mi dico
    cercare nei libri e nei salmi
    la spiegazione della follia.

    Il cammino di molti altri
    di Matilde Tortora

    Non mi era mai fin qui capitato di pensare che la Poesia potesse “rizzarsi come aspide” e mordere e devo il pensarlo ora, con un forte assenso e un’autentica emozione, ai versi di Monica Maggi. Sicché ogni volta che accon¬sentiamo a scrivere una poesia, dacché credevamo di essere intieri e di noi indiscussi padroni, cessiamo di essere gli ignari camminatori per via che credevamo di essere, prendiamo coscienza del magma, della notte, della fame che in noi cova come covoni attizzati in un campo a noi sconosciuto le cui fiamme imponendosi, mordendoci le gambe, d’ora innanzi si ergono, si pongono di fianco a noi, s’impongono alla vista, ci danno la rincorsa e ci consegnano immagini, parole, ritmi e suoni, si rivelano quali gemelli esigenti, compagni di passi del nostro viaggio diurno affannato metropolitano. Un Poeta diviene allora “sbocconcellato”, “morso”, coi piedi infangati, più solo eppure multiplo, se volge in basso il suo sguardo scorge la terra di tutti e narra poi il cammino di molti altri, se guarda in alto, può perfino carpire qualche segreto alla volta del cielo e, al risveglio, serbarne e consegnarne vivida memoria. Bellissima poesia questa di Monica Maggi, a tratti sapienziale, fatta di solitudine, di tanta audacia, di moltitudini, di morsi, di immagini davvero originali, di rincorsa, di identità e di modelli disattesi, vien voglia di guardarle le caviglie e di scoprirle alate.

    Monica Maggi è nata a Roma. Dal 2002 insegna all’Università Roma Tre. Ha collaborato con Il Messaggero, VitaliO, Happy Web, Capital, For Men Magaine. Ha lavorato con TeleMontecarlo in “Gente sull’orlo di una crisi di nervi”, per Italia 1 nelle due edizioni di “Cronache Marziane”, con Stream per “Sex Selen e videtape”. Per Radio Capital ha scritto e condotto “Capital Hot Line”, striscia pomeridiana sull’eros. Attualmente ha una rubrica di attualità su Grazia, scrive per Linus, per Per Me, Bella, Di tutto, Geo, L’Espresso. Ha curato l’antologia poetica di versi femminili Ti bacio in bocca (2004). Nel 2003 esce La mia pelle è un cifrario, poesie per la Lietocolle di Como (nove edizioni). Nel 2006 il libro è stato rappresentato dall’Accademia del Dubbio al Teatro dell’Orologio nel lavoro Soffiando via i capelli dalle labbra, riscuotendo il tutto esaurito. Nel 2007 esce Calco (Lietocolle). Da marzo del 2010 è titolare e ideatrice di Libra, caffè letterario e libreria di Morlupo (Roma), e con la sua associazione culturale “LibrAria” organizza eventi e incontri poetici. A luglio del 2011 nasce, in collaborazione con la poeta Viviana Scarinci, Libra Poetica, unica libreria in Italia con una stanza interamente dedicata a testi poetici.

    0,00
  • Per Lelia

    I racconti, le testimonianze, gli scritti in genere raccolti in questi antologia vogliono avere due valenze. Da un verso intendono essere una testimonianza di affetto nei confronti di Lelia Risole, di cui vogliono rinverdire la memoria a quattro anni circa dalla sua dipartita, da un altro verso vogliono indurre a una riflessione sul tema della diversità e, più in generale, dell’alterità. Sono due valenze che si ricompongono in una sola, data la loro inscindibile significatività circa le sollecitazioni che ci offrono. La testimonianza nasce da un atto d’affetto ma quell’atto è solo il punto d’avvio del processo di riflessione.ln altre parole il sentimento si coniuga con la ragione indotta alla riflessione consapevole grazie alle emozioni suscitate delle narrazioni. Il messaggio che si vuole dare è racchiuso in alcune riflessioni di Lelia, che ebbe a scrivere: «proviamo a considerare la diversità un valore, [e l’altro] una persona da scoprire, una possibilità di arricchimento reciproco […] per vivere attivamente e in modo costruttivo la nostra società» e per «costruire una nuova cultura della disabilità, della diversità nei suoi molteplici aspetti, per abbattere le barriere mentali, per allargare le vedute su orizzonti di solidarietà, comunicazione e sensibilità intelligente», nella consapevolezza che il vero «problema sociale non è la disabilità ma la mentalità, la crescita di una cultura errata sul termine “diversità”, una mentalità difficile da cambiare in poco tempo».

    9,00
  • IL MIO COPPI
    pedala, pedala

    “Il mio Coppi”, pièce teatrale interpretata da Pamela Villoresi, da un racconto di Albe Ros, testo di Daniela Morelli e regia di Maurizio Panici. Pamela Villoresi interpreta il ruolo di Maria, sorella maggiore di Coppi. Il momento è drammatico: Coppi è in agonia e Maria cerca di trattenerlo con la forza del suo amore e della sua pedalata. Con la memoria di una vita vissuta in fuga, una vita che ora sta per fuggire davvero.

    TEATRO 51

    5,00