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UN VECCHIO GIOCO
In un luogo imprecisato, un seminterrato che potrebbe trovarsi proprio sotto i nostri piedi, una strana coppia. La soliditĆ del legame ĆØ garantita dalle premesse non proprio convenzionali con cui avviene l’incontro tra lui e lei, che solo a un certo punto ci ĆØ dato conoscere. I due scoprono di essere accomunati da un passato molto simile, vissuto in un villaggio residenziale dall’apparenza rassicurante, e toccato a un certo punto da qualcosa di oscuro. Qualcosa su cui entrambi fondano la propria esistenza; e che, come non ci fosse per loro altra possibilitĆ , hanno bisogno di perpetuare con la collaborazione di un malcapitato di turno. L’azione si sviluppa e procede attraverso la “storia” in maniera non lineare. Un puzzle di cui il pubblico ĆØ chiamato a rimettere insieme i pezzi. Un gioco delirante in cui sembra non poterci essere altro ruolo, per i differenti personaggi, se non quello di vittima, complice o carnefice; e come per loro, cosƬ per lo spettatore.
TEATRO 88
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BOCCAPERTA
MAI NATEBOCCAPERTA
Un ragazzo con la vocazione alla rappresentazione e al trasformismo gioca a mettere in scena la propria famiglia, i personaggi e alcuni episodi fondanti e a volte tipici di una certa preadolescenza di provincia; per raccontarli, in una chiave spesso ingenua e surreale, al principale confidente e punto di riferimento: il proprio amico immaginario. Attraverso questo processo di rappresentazione di sĆØ e del mondo che lo circonda, si svolgono le tappe attraverso cui il personaggio dĆ vita a un “monologo di formazione” a piĆ¹ voci. Una sorta di personalissimo teatrino, alla fine del quale il nostro riuscirĆ a conquistare un oggetto da sempre desiderato – un paio di jeans – con l’aiuto dell’amico immaginario, poco prima che questi sparisca per sempre.MAI NATE
Si tratta di una rivisitazione al femminile del primo testo scritto dall’autore. Due gemelle senza etĆ chiuse dentro la propria camera, come personaggi beckettiani che aspettano il loro Godot, giacciono in un’infinita e claustrofobica attesa della madre. Diversi temi si incrociano: la paura, la fragilitĆ , la difficoltĆ di nascere alla vita, la ricerca della libertĆ e della salvezza da un ambiente familiare violento, l’abbandono. Per le due la vita scorre come un lento rito che si ripete sempre uguale a se stesso, le stesse parole e battibecchi, le stesse ossessioni; lo scorrere del tempo ĆØ scandito da giochi infantili, vecchie sveglie e letture di improbabili articoli di giornale. Ma ĆØ proprio attraverso questa liturgia quotidiana che accade, un giorno, qualcosa di nuovo.TEATRO 83
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SUL GOLGOTHA
Testi di Dante Maffia, Carmelo Mezzasalma, Cecilia Perri, Francesco Savino, Giuseppe Zumpano.
Opere pittoriche di Mario Pitocco e Serena Maffia -
Dante Maffia tutto ebbe inizio con il nome
“La poesia va diretta al cuore, e incendia la testa. La frequentazione con la poesia, per Maffia, non ammette pause. Il poeta ha bisogno di esprimersi con continuitĆ cosƬ come necessita dell’acqua per dissetarsi. La poesia non ĆØ qualcosa di importante per la sua vita, ĆØ la sua vita.”
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LE STAGIONI DOLCENERE DI ELSA
Non ricordo bene se l’affermazione sia di Oscar Wilde o di Ibsen, in teatro non sono le vicende in sĆØ che producono arte e fanno sentire i brividi della vita, ma come sono poste e interpretate.
Antonella Radogna porge le vicende di quest’opera con la naturalezza che appartiene propriamente al palcoscenico. I protagonisti sono autentici e si esprimoni senza fronzoli e senza atteggiamenti sofisticati, senza mai un accenno di enfasi e senza mai creare situazioni improprie.
Un teatro che ci pone dinanzi alla realtĆ dei nostri giorni e che tuttavia ha un’aura che arriva da lontano e ci fa sentire la veridicitĆ non solo dei sentimenti, ma anche del groviglio della psiche umana, a volte contorta e sbandata e altre volte spianata verso radure impensate.
Si sente che la Radogna ha attraversato molto teatro con esperienze attive e con molte letture e che perciĆ² ha imparato a dosare le battute, a trovare l’incastro giusto nel dialogare e nel fare apparire con naturalezza il senso recondito delle ragioni dei comportamenti.
Il risultato ĆØ questo lavoro che io mi auguro sia presto messo in scena in modo che l’onda umana e poetica con cui ĆØ stato concepito possa trovare la giusta rappresentazione e il meritato successo.CARMINE CHIODO
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DONNE DEL SUD
TRILOGIAMaria Pia Daniele nel precorrere i tempi traccia filoni che ancora oggi registrano grande interesse e successo. Rodolfo Di Giammarco l’ha definita la Cassandra del nostro teatro. Tra cronaca e mito, la Trilogia Donne del Sud raccoglie Faide del 1987, la prima Antigone contro la mafia de Il mio giudice, del 1993, e il piĆ¹ recente Cattive madri. Nei luoghi che un tempo furono della Magna Grecia e nella crisi dei valori, protagoniste sono le donne, o depositarie della mentalitĆ patriarcale o eroine del rinnovamento volte al futuro nel rispetto delle regole della vita civile.
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IL MONDO HA SCELTO BARABBA
“Il mondo non muore perchĆØ un giorno il pianeta terra esplode. La fine del mondo coincide con la fine dell’umanitĆ e dissacrando il significato della vita, inesorabilmente ci si avvia verso la fine dell’umanitĆ . Infatti, se milioni di uomini vengono lasciati morire dietro un muro di confine, quale remora puĆ² frenare una nazione, che si sente minacciata, a non scatenare anche una guerra atomica?
Nel pensiero corrente, una atomica lanciata su una grande metropoli che mieterebbe milioni di vittime non creerebbe piĆ¹ alcuna impressione, anzi, ci sarebbero ottime giustificazioni, come ottime giustificazioni ci sono adesso lasciando morire affogati o in preda alla fame milioni di persone. Se recuperiamo umanitĆ siamo ancora in tempo a salvare il mondo, perchĆØ se salviamo una vita salviamo noi stessi”. -
MALEDETTO MERIDIONE
“Lo spettacolo edilizio lungo quella strada non era dissimile da altri luoghi: decine di fabbricati a piĆ¹ piani solo con lo scheletro in cemento con i lavori fermi da anni. Monumenti, che oltre ad offendere gli occhi, mortificano l’anima dello spettatore.
I modi per farsi del male al Sud non pongono limiti, spaziano dalla violenza sugli uomini a quella sulla natura.
Mi sedetti ad un tavolino all’aperto di un bar ed ordinai un caffĆØ, in modo per far riposare anche la gamba che molto sollecitata ricominciĆ² a farmi piĆ¹ male”. -
IRENA SENDLER
La Terza Madre del Ghetto di VarsaviaNel Ghetto di Varsavia, in un terreno di circa 4 chilometri quadrati, fu stipato tra la fine del 1940 e la primavera del 1943 quasi mezzo milione di Ebrei, tra cui uno stragrande numero di bambini nell’attesa di morirci di fame e di tifo prima di esserne deportati nei campi di sterminio, prevalentemente ad Auschwitz o a Treblinka. Queste le cifre della cronaca tetra della Shoah subita dagli Ebrei polacchi, che ebbe inizio il 1Ā° settembre 1939 quando le truppe tedesche invasero la Polonia.
La presente Opera rivisita e ripensa, in veste drammaturgica e con dei flashback di accurata ricerca storico documentaristica, la Memoria del Volto Truce del Male perpetrato dalla follia nazista sugli innocenti, i bambini, gli intoccabili, il cui sterminio fu deliberato nel 1941 quale uno dei principali scopi bellici di Hitler. Uno sfondo che purtroppo non puĆ² essere mai piĆ¹ cancellato nĆ© cambiato, ma in cui si innesta un altro Volto della VeritĆ Storica: un Volto di Alta UmanitĆ , GenerositĆ e BontĆ , quale fu quello di Irena Sendler, infermiera e assistente sociale polacca, proclamata Giusta tra le Nazioni nel 1965, per aver salvato, con i suoi collaboratori della resistenza polacca, 2500 bambini dal Ghetto di Varsavia.
Il filo conduttore dell’Opera ĆØ quello del magistero di Irena Sendler, con cui si vuole tracciare un ‘testamento etico’ per le presenti e le future generazioni: la Condivisione del Bene e degli alti ideali tradotti in eroiche azioni, che restano iscritti con la Luce, come un dolce raggio dell’EternitĆ , nell’OscuritĆ macabra del Male commesso contro la parte piĆ¹ indifesa dell’UmanitĆ .
“Ci sono notti in cui, negli incubi, sento singhiozzi, grida disperate e pianti inconsolabili…” era il pensiero costante che attanagliava Irena Sendler fino alla sua morte avvenuta all’etĆ di 98 anni.
Quest’opera pone il valoroso esempio di Irena Sendler, testimone oculare anche dell’agire dei protagonisti di un circolo letterario del Ghetto di Varsavia, i quali con la parola letteraria e la musica cercarono di sopravviverci spiritualmente (poeti come Szlengel e il pianista Szpilman), facendoli assurgere tutti a metafora globale del Bene piĆ¹ grande che abbiamo, la Giustizia, l’Amore e la Riconoscenza, gli unici con cui possiamo e dobbiamo sottrarci agli orrori della Storia sul cammino del nostro pericoloso oggi e l’incerto domani.
Il sommo magistero della Sendler “che nella vita vale solo che persona si ĆØ” insieme a quello talmudico: “Chi salva una vita, salva il mondo intera”Roberto Giordano e Suzana GlavaÅ”
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IL PROGRAMMA
Un atto unico che vede come protagonisti due uomini, Alan e Bryan, e un telefono.
Ci troviamo in un luogo indefinito, potremmo supporre (come potremmo supporre tutt’altro) nella cella di una prigione, in una societĆ invisibile, astratta, che a poeti, letterati, artisti e scienziati riserba un trattamento molto speciale: il programma.
Un testo che lascia infinite possibilitĆ di interpretazione, di gioco scenico (per gli attori) e di messa in scena (per il regista); un testo cangiante, che non rivela e non maschera, ma che lascia camminare il lettore/spettatore sul filo del rasoio tra la comprensione e la dispersione, tra la storia e la non-storia; un’opera che non vuole essere compresa, ma soltanto vissuta. -
OGNI VOLTA CHE GUARDI IL MAREO
Omaggio a Lea Garofalo“… Mirella Taranto ci consegna un ritratto poetico ed epico di due donne, come solo chi ama la parola e le proprie origini riesce a restituire… La Carruba Toscano ĆØ mirabile ed intensissima…Triestino, regia creativa ed elegante..:” first-online
“… Scritto magistralmente… eccellente Federica Carruba Toscano e la regia tira fuori dal cilindro idee brillanti… spettacolo imperdibile!” overblog.com
“… Federica Carruba Toscano ĆØ intensa protagonista… ogni espressione ne contiene una opposta, ogni nuovo stato emotivo ĆØ giĆ preparato nel precedente, ogni sorriso mostra un angolo acre e ogni lacrima o grido aspira ad un anelito di pace e di perdono…:” Laura Novelli – paneacquaculture.net -
FIGLI MARITI AMANTI
Il maschio superfluoLa storia, si snoda in presa diretta come fosse un lungo piano sequenza, inizia di sera e prosegue con l’avanzare della notte all’interno di un sofisticato loft destinato a trasformarsi da dimora accogliente in territorio di scontri e riconciliazioni.
Una coppia, addestrata a battibecchi resi ormai innoqui da una consolidata tradizione di schermaglie domestiche, subisce l’intromissione proditoria di una seconda coppia composta da un vecchio amico in perenne stato di necessitĆ e da una sua recente e assai piĆ¹ giovane compagna. I due trascineranno a casa dei primi l’onda lunga di una litigata furibonda e impietosa che getterĆ anche costoro in un rutilante vortice di rinfacci senza esclusioni di colpi dando corpo alla messa in campo di un alterco assoluto, denso di colpi di scena e tessuto da battute fulminanti. Daltronde, quando si ĆØ in presenza di un contenzioso ad alta temperatura, gli essere umani, per difendersi, sanno affilare le armi verbali al punto che, nel pathos del momento, si rivelano addirittura capaci di comporre endecasillabi perfetti. Due relazioni – una coniugale, l’altra estemporanea – si fonderanno, dunque in una girandola di malintesi e permalositĆ sino a ricomporre lo scenario di una nuova armonia. Se piĆ¹ forte o piĆ¹ precaria della precedente ĆØ materia offerta alla discussione. -
Vaccarizzo Albanese e la sua Banda Musicale (1890-2015)
Il libro racconta i primi 125 anni di storia della Banda Musicale di Vaccarizzo Albanese, paese della Calabria in provincia di Cosenza, attraverso una serie di documenti, articoli, personaggi e foto, dal 1890 al 2015.
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Dante Maffia la forza della parola
“Un omaggio a Dante Maffia, questo vogliono essere le pagine che seguono. Un omaggio doveroso non tanto perchĆ© coglie l’occasione del conferimento della cittadinanza onoraria da parte del comune di Cassano all’lonio ma soprattutto perchĆ© Maffia ĆØ unanimemente riconosciuto come una delle piĆ¹ autorevoli voci della cultura internazionale. Ć doveroso, questo omaggio, anche perchĆ© lui affonda le radici delle sue origini non solo nel paese che gli ha dato i natali e ha nutrito la sua prima formazione, Roseto Capo Spulico, ma anche in Cassano all’lonio, paese natale del padre Salvatore, paese pienamente vissuto dallo stesso Dante” (dall’introduzione).
Per questo omaggio ci ĆØ parso opportuno impreziosire la copertina con il mare Jonio, il mare del mito e dei sogni, il mare di Sibari e di Pitagora.
La fotografia, di Maurizio Guarino, dalla foce del Crati, fiume, anch’esso, un mito ancora vivo, apre lo sguardo all’orizzonte per cui viene spontaneo pensare ai versi che Maffia scrive per le figlie: “Come discese da un fiume / che cadenza il suo corso e verdeggiando / abbraccia il mare aperto, dove ci sono / navi pronte a salpare. / L’orizzonte una facondia di sussurri”. Sussurri come potrebbe essere la Grecia d’oriente, madre di quella Sibari che come un lampo illuminĆ² la cultura del nostro territorio tanto che, scrive Dante Maffia, “ancora i sibariti lamentano / sulla riva dello Jonio la caduta / del mistero e l’esaltazione dell’arbitrio. / Crotone non esiste per la poesia”. (Da Di Rosa e di rose).
Se il mare ricorre spesso nelle pagine scritte da Maffia (“sono uomo di mare e di passione”, scrive), lo Jonio in particolare, ha attraversato la sua vita e continua a farlo: “I francesi ti sanno donna / e io lo so perchĆ©: / per i tuoi seni immensi, / per la tua tenerezza quando sogni. / Mi piace che m’aspetti e che festeggi / i miei ritorni: / giĆ alla Grilla m’investe l’euforia / delle tue onde. / Ed ĆØ bello che non m’assegni colpe / per le mie fughe e i miei dinieghi. / Vorrei sradicare le radici: ne sorridi, / mi accogli allegramente e fai le fusa. / E appena sono in te sento / che t’apri a un’armonia immacolata. / Mi dici: riposati, ti cullo, / dimentica gli affanni, / ci son io / a preservarti dall’invidia. / lo sono la tua sposa / e il tuo futuro. / Devo crederti o uccidere Calipso / che ancora implora ad alta voce Ulisse? / Sei la mia culla. / Sarai la mia bara eternamente?”(Lo Jonio sposa, inedito)
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IL FOLLE VOLO DELLA PAROLA PER LA MUSICA
Saggio sul Teatro d’opera, sulla musica, sui grandi artisti : si passa da Wagner a Nietzsche, da Mozart a Kierkegaard, da D’Annunzio a Wilde, da Matteo Brega ai francesi Barthes e Baudrillard…
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LOUISE BOURGEOIS: FALLI, RAGNI E GHIGLIOTTINE
Louise Bourgeois era una donna eccezionale, ed ĆØ una delle piĆ¹ grandi artiste del secolo. Lucida, folle, anticonvenzionale, rigorosa, geniale, umile, straordinaria interprete del femminile, ĆØ segnata fin da bambina dalla violenza, dalla sua estrema sensibilitĆ , ed ĆØ infaticabile creatrice di sculture intense, agghiaccianti, grottesche, rivelatrici, folgoranti. Ć famosa per i falli che sono spesso protagonisti delle sue opere o con cui si fa fotografare portandoli sotto il braccio; per i ragni monumentali, sotto cui ci si sente vulnerabili e allo stesso tempo protetti (“i ragni sono la madre”, diceva); per le ghigliottine che sospende sopra le case borghesi e le vite tranquille che racchiudono. E’ il prototipo, non convenzionale, dell’artista, che passa dall’euforia alla depressione, dall’attivitĆ frenetica all’immobilismo, dalla creativitĆ alla riflessione. Ed ĆØ sorprendentemente, clamorosamente teatrale. II testo che racconta la sua vita e il suo lavoro mette in scena l’essenza di questo essere strano, al tempo stesso vecchia e bambina. Restituisce con le parole le sculture da lei create: tasselli che si compongono e ci restituiscono la figura di una donna affascinante, emozionante, totale. E probabilmente irripetibile.
TEATRO 80
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TI SUONO LE MIE DITA
PER MANO SOLA[ā¦] La vita di Suzana, la vita di ciascuno di noi, ognuno di noi un poeta nella sua vita, costruttore di pezzi da mettere su due piatti di bilancia per poi stare a guardare. Raccolgo i cocci della mia anima, dice la GlavaÅ”; raccogliamo i nostri. Il Male ĆØ forte, il Bene ĆØ forte e si chiede chi dei due la condurrĆ alla morte. Facciamo altrettanto. La parola dono la riporta alla parola perdono. E ci chiediamo per chi, perchĆ©, ma ce lo chiediamo. Condivisione. Questo chiede e questo chiediamo, tutte le volte che ancora abbiamo la sana abitudine di sfogliare pagine di carta, accoccolati, acconchigliati, come lei dice, disposti ad accogliere poesia. Il poeta provvede a calarci in un abisso in cui trovare luce, ma dobbiamo lasciarci condurre e non pensare che non cāĆØ tempo, non cāĆØ spazio, non cāĆØ vita e natura. Ed ĆØ a questo punto che la GlavaÅ” ci ricorda che cāera una volta un Re Signore, che non sapeva odorare i fiori, che non aveva nessuno che gli raccontasse una Favola e forse anche per questo i suoi occhi non avevano luce. E senza luce non cāĆØ meta. La favola del Re Signore ĆØ apodittica e svela il senso profondo della poesia. Il senso ĆØ si direbbe la necessitĆ del verso. La favola in versi ĆØ una ballata col suo ritornello, un rondĆ², una musica antica. [ā¦]
Dalla Prefazione di Maria Gabriella Mariani, pianista compositrice scrittrice
[ā¦] PiĆ¹ silenzi che parole, Suzana parla da nessun luogo, si nasconde agli uomini: dallāoscuritĆ che lāavvolge emerge un brandello del suo animo che descrive la morte come un quadro di Arnold Bƶcklin. LāUniverso vive il tempo di un rimbalzo, che a noi umani appare invece un tempo eterno: un breve abbraccio giustifica la vita, un abbraccio ĆØ eterno. Si vive solo di relazione e nella brevitĆ di quei tocchi di pianoforte vi sono le lacrime dāamore o dāamarezza di Suzana. Dice Flaiano, con sarcasmo, che lāItaliano ĆØ una lingua parlata dai doppiatori: Suzana GlavaÅ”, Croata, conosce le virtĆ¹ musicali dellāItaliano meglio di un madrelingua. āLāArte sentita ĆØ una specie di malattia, stato dāanimo dāeccezione, sovraeccitazione di ogni fibra, dāogni attimoā. CosƬ Giacomo Puccini.
Ć questo il mare increspato di Suzana GlavaÅ”.DallāIntroduzione di Luca Signorini, violoncellista compositore scrittore
Curatele e traduzioni di Suzana GlavaÅ” per la Mongolfiera Editrice e Spettacoli:
Fiora. Dialogo in assenza di Torquato/Cvijeta. Dijalog bez Torquata, dramma, atto unico, edizione in italiano e croato, di Matilde Tortora (cura e traduzione in croato, 2000);
Rebecca nel profondo dellāanima, romanzo sulla violoncellista Rebecca Levi prima durante e dopo la Shoah in Croazia, di Jasminka DomaÅ” (cura e traduzione in italiano, 2000);
Sonetti dāamore (Nuove Versioni)/Zvonjelice ljuvene (Novi prepjevi), per i settecento anni dalla nascita di Francesco Petrarca, edizione in italiano e croato, di Mirko TomasoviÄ (cura e traduzione in italiano, 2003);
Cvijeta ZuzoriÄ/Fiora Zuzzeri quasi una fantasia, dramma, atto unico, rivisitazione contemporanea di due letterate amiche del Rinascimento croato, di Matko SrÅ”en (cura e traduzione in italiano, 2008). -
LA SCALA
‘La scala’ racconta una disputa a sei dal ritmo serratissimo che si consuma in presa diretta durante un cocktail ben augurale organizzato per festeggiare la ristrutturazione di un seminterrato al Nuovo Salario di cui hanno da poco preso possesso Mirko e Miriam. Con loro, una coppia di vecchi amici (Corrado e Terry) e un’altra coppia da poco conosciuta (NicolĆ² ed Elvi) che abita nello stesso palazzo. Fiore all’occhiello dell’approssimativo restyling, una scala che collega direttamente il seminterrato col marciapiede di fuori. Un estroso Ć©scamotage ideato per evitare, a chi debba entrare ed uscire, complicati giri nel cortile esterno.
Tutto sulle prima sembra filare liscio, anzi… ĆØ un fluire ininterrotto di smancerie e
mondanitĆ ai limiti dell’enfasi, sin quando qualcosa avviene e tutto cambia, con la scala che assurgerĆ al ruolo di protagonista assoluta.
Quel che avviene meglio non dirlo, certo ĆØ che gli effetti saranno esplosivi, e la simpatica riunione assumerĆ d’un lampo una metamorfosi impressionante. Scheletri nell’armadio, antichi rancori e antipatie inopinate prenderanno il sopravvento in una ridda pirotecnica di colpi di scena senza freni.
Commedia aspra quanto esilarante, ‘La scala’ mette a nudo ciĆ² che in qualche parte di noi
quasi tutti siamo. Doppi e tripli, anche se sinceri. E dunque, spesso, come in questo caso, tremendamente comici.TEATRO 79
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CHRISSY DELLE SIEPI
STORIA DI UNA DONNA Al MARGINISullo sfondo di un luogo evocativo, che diventa esterno o interno a seconda dei momenti, si consuma la vicenda di Chrissy, una donna che ha scelto la strada per vivere, facendo delle siepi la sua icona. Una storia piena di tensione, scenica e interiore, che affronta il mondo della prostituzione attraverso il racconto di un assassinio pieno di mistero, con un linguaggio crudo, diretto, a volte brutale, dove le quattro donne protagoniste vivono il giallo della loro vita in un tourbillon di emozioni che si scontrano molto spesso col perbenismo e l’ipocrisia del pensiero comune.
TEATRO 78
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TEMPESTE SOLARI
Tempeste solari ĆØ il ritratto di una famiglia borghese, una famiglia ormai disintegrata e i cui componenti sono da tempo distanti l’uno dall’altro. CiĆ² che hanno in comune ĆØ l’incapacitĆ di costruire legami solidi e veritieri, la disperata ricerca di qualcosa che nutra le loro esistenze e le loro anime, la rabbia che cova dentro di loro, la responsabilitĆ gettata sugli altri per motivare lo sbandamento delle proprie vite, l’ostinazione nel non guardare mai dentro se stessi se non quando tutto sembra perduto. Posti di fronte a situazioni estreme, i personaggi si interrogano finalmente sul loro passato, sulle scelte fatte, su ciĆ² che ha contribuito a far deragliare le proprie vite e su ciĆ² di cui hanno davvero bisogno per sopravvivere. Questo li condurrĆ , forse, a trovare una chiave per comprendere il proprio destino e andare avanti. Sulle loro storie fatte di dramma, di violenza, di ironia, di disincanto incombe, come un rombo sordo e lontano, la minaccia propagata dai media di una tempesta magnetica proveniente dal sole, metafora di una vita in bilico costantemente sospesa tra la disperazione per un’imminente fine e la speranza per un nuovo inizio.
TEATRO 77