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ORAZIO SI RACCONTA
Nato a San Sisto dei Valdesi, Comune di San Vincenzo la Costa in Provincia di Cosenza, il 2 Novembre 1925.
“Questi racconti biografici sono incominciati con la rivelazione brutale della mia malattia (2003) che, unitamente ad altre non meno gravi, condiziona la mia esistenza e la domina. Scrivendo, mi servo di riferimenti personali e di esperienze ed episodi che riguardano la mia vita: il tutto all’insegna della verità che ha sempre caratterizzato la mia esistenza. In seguito mi chiamerò solo Orazio, per spersonalizzare il racconto autenticamente genuino senza turbamento alcuno.” -
DIARIO COMPLICE
Luis García Montero è, senza dubbio, un poeta che possiamo definire necessario all’interno del panorama culturale contemporaneo; non solo per la sua produzione artistica che gli è valsa numerosi premi, ma anche per il suo spaziare dal saggio al racconto, dalla teoria critica al teatro. La traiettoria poetica di questo andaluso ha le sue precoci radici nella sua città natale, Granada, luogo d’incontro tra le storie di tutti i giorni e la Storia; terra di arte e cultura, dove incontriamo figure come quella di Federico García Lorca, che attraverso il premio a lui dedicato, sarà testimone nel 1979 degli inizi del conterraneo allora ventunenne. Y Ahora ya eres dueno del puente de Brooklyn, questo il nome del libro con il quale García Montero vinse il Premio Lorca, racchiudeva in sé le chiavi di quella che oggigiorno è una singolare e densa produzione poetica: di lì in poi, infatti, appariranno testi come Tristia, Las flores del frío, EL jardín extranjero o il presente Diario Complice.
Con la poesia di Luis García Montero è possibile scoprire un verseggiare che prescinde dalle rime facili ed accompagna in una dimensione tanto vicina da sembrare reale.Andrea Perciaccante
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L’ALTRO ME
PoesieEd io come sono nei miei occhi? Dopo aver letto i versi di Filippo mi è venuta voglia di bere acqua. Come quando vedi un film dove ci si disseta con piacere e quel piacere ti viene magicamente trasferito nel corpo e hai voglia di goderne anche tu. È poesia del corpo, quella di Filippo: fisica poesia. E proprio per questo, profonda senza perdere di naturalezza e chiarità. Sono le questioni di tutti i corpi quelle che affronta: il tempo, l ’amore, l ’identità, il viaggio, il rapporto con l ’altro da sé, animali o umani che siano, con l ’esterno, anch ’esso ‘dentro’ il corpo. È quindi anche consapevolezza di essere presente in ciascun ‘vivo’ e da ultimo –non è affatto scontato– in se stesso.Tant ’è che gli viene voglia di guardarsi dritto negli occhi, per lo stesso motivo per cui a me viene voglia di bere di corsa dell ’acqua dopo averlo letto. Attento ora a Mariangela. I suoi sono versi che possono far male. Entra dentro le sue parole a piedi scalzi, così come è capace di far lei, per sentire che la sua casa è il mondo. Un consiglio d’accortezza al lettore: guarda bene dove metti i piedi. Verso il mondo nutri rispetto, è l ’unico luogo munito di tetto per ripararti la testa. La casa di Mariangela è la mia, la tua casa, dove, se vuoi, sarai presente in autentica vita, in generosa miseria. Lasciati accompagnare, come ho fatto io. Leggi e rileggi, molte sono le sorprese. Poesie femmine, queste. Per loro, naturalmente stupido, sarei capace di dare e ricevere amore. C ’era, in un tempo glorioso per la poesia come per le tutte le arti, il luogo dove si incontravano i poeti. Questo posto era tanti posti sparsi per il mondo, nelle grandi come nelle piccole città. Luoghi semplici, essenziali ma mutevoli e straordinari in virtù della presenza assidua degli artisti. Dove si incontrano i poeti in questo Tempo Nero? Negli pseudocaffè letterari? Nelle enoteche? Su internet? Non so davvero come e dove si siano mai incontrati Mariangela e Filippo. Forse per caso, in una ricerca reciproca inconsapevole. Sta di fatto che poi puntualmente si riconoscono in quello che scrivono. Posso dire che si incontrano su fogli bianchi sporcati di nero? Chiedo il permesso, per non urtare quei poeti che si scrivono addosso senza tanto cercare confronti o affinità. Mariangela e Filippo si volevano incontrare e ci sono riusciti. Fuori dagli schemi che vogliono il poeta solitario, crocifisso nell ’anima e affranto anche nel fisico; sono giovani e sani, evviva!. Ho trovato interessante questo confronto su temi e stili comuni. È stato come mettere una poesia dell ’uno davanti allo specchio e vedere riflessa la poesia dell ’altra. Nella poesia, le parole pesano ma non contano, si sdoppiano, si lasciano, si abbandonano al lettore e si lasciano ingoiare. Per questo il poeta è un viaggiatore che produce pane. Senza di me e di te che leggi, non riuscirebbe mai a partire. E a nutrire.
Introduzione di Massimo Lanzetta
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UNA VITA PER LO SPORT
Nato a Cassano allo Ionio (CS) nel 1958, ha studiato sempre a Cassano ed ha conseguito la maturità presso il Liceo Classico. Iscritto all’Università della Calabria, alla Facoltà di Scienze Biologiche, successivemente ha interrotto gli studi per la sua passione verso il calcio. Ha iniziato giovanissimo a giocare a pallone, diventando nel corso degli anni prima ottimo giocatore e poi allenatore e comunque sempre legato alla sua Cassano. Dal momento che per lui lo sport era una forte passione, senza alcun fine di lucro, ha dovuto scolgere un lavoro presso la Casa di Cura “Madonna delle Grazie” a Sibari. Prematuramente scomparso il 15 novembre 2004 a soli 46 anni.
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IL FILM DI LETTERINA
Nel marzo del 1963 nelle sale cinemtografiche italiane usciva, distribuito da Cineriz, “In Italia si chiama amore” un film del regista torinese Virgilio Sabel. Nello stesso anno il film viene proiettato anche in Argentina con il titolo “En Italia lo llaman amor”. Un film drammatico, del genere documentario, una vera e propria inchiesta che racconta delle vicende dell’amore della provincia italiana. Un curioso itinerario nel costume amoroso nazionale tra innamoramento, corteggiamento e amore, che affronta anche le tematiche del matrimonio, della gelosia, del tradimento e dell’amore non corrisposto. Voce fuori campo, di questo interessante film documentario, è il grande attore Nino Manfredi, allora ancora sconosciuto al grande pubblico. Il volume analizza un episodio del film girato nel 1960, con attori non professionisti, alla Marina di Briatico, Attrice principale dell’episodio la mitica Letterina, un’anziana signora del luogo che caratterizzò fortemente il lavoro di Sabel e che, in ambito locale, fece ricordare “In Italia si chiama amore” come “Il film di Letterina”.
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SAHRAWI
Libertà NegataLa presente opera, “Sahrawi libertà negata” è l’unificazione degli avvenimenti più toccanti racchiusi nei diari di viaggio: “Sahrawi Memorie di Libertà” (1998) e “Rabbia di Sabbia” (2001), che trattano la tragedia di un popolo in esilio, vuole essere la sintesi di quanto ascoltato, visto e vissuto nei miei recenti viaggi fatti, insieme al fotoreporter G. Fornoni tra gli amici sahrawi, sia nelle tendopoli dei profughi di Tindouf in Algeria, sia ad El Ayoun occupata, nel Sahara Occidentale, sulle rive dell’Oceano Atlantico, dove vivono prigionieri nella propria terra, occupata dall’invasore marocchino. L’opera si completa, nella prima parte con un interessante documento geopolitico e storico di Roberta Romano “Il Caso del Sahara Occidentale” – Sono inserite inoltre alcune pagine sugli ultimi avvenimenti dell’INTIFADA nei territori occupati di Maggio-Settembre 2005.
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VINO DIVINO
(Ovvero la vera istoria del santo bevitore)Diplomatosi presso il “Centro di avviamento all’espressione” diretto da Orazio Costa a Firenze dove apprende il metodo mimico, segue i corsi del Laboratorio Nove sempre a Firenze, prosegue gli studi presso il Centro di Sperimentazione di Pontedera. Nel 1991 fonda la Compagnia Occupazioni Farsesche e si occupa della conduzione dei teatri di Scandicci, Pieve Santo Stefano, e Barberino del Mugello. Partecipa al primo allestimento del “Sogno di una notte di mezz’estate” per la regia di Glauco Mauri. Nel 1992 lavora con la Compagnia dell’Uovo di L’Aquila. Nel 1995 collabora con l’Università di Cincinnaty per la quale realizza lo spettacolo “Festino del Martedì Grasso” di cui è autore ed interprete sotto la regia di Malcom Fraser. Nel 1996 fonda, con Maurizio Annesi e Cristina Caldani, il Teatro San Leonardo di Viterbo con il quale partecipa alla realizzazione di numerosi spettacoli tra i quali “Harry’s Light” di cui è autore e regista, “Bella e la bestia” di cui è autore, si occupa della regia degli spettacoli “Remember my rame is Will” dai sonetti di Shakespeare, “La purga di Bebè” di Feydeau. Nel 1997 partecipa allo spettacolo “L’avaro di Plauto” di Lerici. Nel 2000 è protagonista dello spettacolo “L’asino d’oro” da Apuleio a fianco di Orso Maria Guerrini. Nel 2002 è Mercurio nello spettacolo Anfitrione di Plauto con Stefano Masciarelli. Nel 2003 lavora a diversi spettacoli tra i quali, “Morte di Galeazzo Ciano” di Enzo Siciliano, “La Tempesta” di Shakespeare, “Trapped” di Piermaria Cecchini. Da tre amni dirige il laboratorio permanente “Lo spettacolo possibile” a Viterbo.
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IL PIANETA CINEMA
Incontri ravvicinatiOggi, con l’abituale instancabile ricorso che noi facciamo alla terminologia inglese, si usa la parola location per dire di un luogo individuato e scelto per girarvi scene di un film: questo libro di Sergio Micheli, assai originale e unico nel suo genere, ci porta un contributo di prima mano su quella location primaria, assolutamente insostituibile che è il cuore e l’attenzione di uno spettatore di film.
Tutti i film, e sono davvero tanti, di cui Sergio Micheli ci conduce ad limina in questo libro, hanno avuto infatti la ventura di una localizzazione comune, imprescindibile e preziosa: il cuore e la mente di Sergio. Che, in primis, è stato ed è uno spettatore, ma è anche uno storico, critico, studioso, regista egli stesso e docente di storia del cinema e allora Micheli, nell’esercizio di queste sue appassionate competenze e professionalità, si è trovato anche molte volte nella condizione di incontrare registi attori, troupes cinematografiche, di attivare egli stesso incontri, eventi, interviste, festival di cinema in Italia e in diversi altri Paesi stranieri e in tutte queste occasioni egli ha catturato… quel quid che di solito non viene menzionato nelle storie ufficiali (e dunque anche nelle storie del cinema), ovverossia la grana dell’incontro reale con i protagonisti del cinema, che, si badi bene, è un reality captures, molto poco praticato fin qui da altri studiosi, ma non meno interessante di uno screen captures cui pure tutti noi siamo adusi.
Qualche nome, ad esempio, per restare in ambito italiano: Alessandro Blasetti, Roberto Rossellini, Federico Fellini, Pier Paolo Pasolini, Luchino Visconti, Alberto Sordi, Macello Mastroianni, Michelangelo Antonioni e “gli ultimi mohicani” ovvero gli indimenticati divi degli anni Trenta – Quaranta Roberto Villa, Maria Denis, Maria Mercader, Lilia Silvi, Massimo Gironi.Dall’Introduzione di Matilde Tortora
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FARMACINEMA
“Questo libro, curato da Giovanni Scarfò, direttore della Cineteca della Calabria, svolge un argomento (la figura del farmacista nel cinema e, secondariamente, nella televisione) che non può non essermi molto vicino, dal momento che sono nata in una famiglia di farmacisti e ho ottenuto, a suo tempo, prima di intraprendere altre strade, una laurea in farmacia”.
dall’Introduzione di Elisabetta Sgarbi
“Giovanni Scarfò, perciò, con questo suo libro, non solamente viene a dirci di essere anch’egli e abuon diritto un parente di quel lontano Alighieri farmacista, dunque viaggiatore, dunque intrepido, ma ci regala tutt’assieme un libro elisir nel mentre ci consegna un dotto, arguto, nuovo libro di cinema”.
dalla Postfazione di Matilde Tortora
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L’ARGOT… NOSTRO CONTEMPORANEO
Sono ormai diversi anni che mi occupo principalmente di drammaturgia contemporanea ed in particolare di quella italiana. Ho visto crescere decine di autori, oggi più o meno affermati, ma certamente “autori”; con loro ho stabilito rapporti di lavoro e più spesso questi rapporti si sono trasformati in amicizia. Scegliere di lavorare in particolare con i “giovani” ha significato in qualche caso crescere insieme. I rapporti sono a volte conflittuali ma sempre e comunque il confronto con l’autore è risultato molto fecondo. La possibilità di confrontarsi con più autori ha dato vita alla creazione di un vero e proprio laboratorio, “factory” come la definiscono gli anglosassoni, in continuo movimento ed alla ricerca di nuove forme espressive di scrittura e di un linguaggio comprensibile per il pubblico del nostro tempo. Un luogo dove gli autori, i registi, gli attori potessero elaborare e condividere il primo momento del fare teatro che è la scrittura di un testo. (…) Credo molto in questo metodo di lavoro, nello scambio continuo di informazioni, nel rispetto dei ruoli e nella assoluta consapevolezza che ogni partecipante alla messa in scena deve essere coinvolto nell’allestimento in modo responsabile. Ritengo che questo “lavorare” intorno al testo sia uno degli ingredienti fondamentali per la riuscita degli spettacoli. L’augurio è che sempre più case-laboratorio nascano per permettere ai giovani autori e non solo, di fare pratica di palcoscenico, perchè è in questo modo che si costruisce una drammaturgia nazionale con una identità e una ricchezza assolutamente indispensabili oggi per un rinnovato rapporto con il pubblico.
Maurizio Panici
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Passio
PASSIO è una sacra rappresentazione, rifacimento di Mistero su modelli di devozione popolare di ispirazione vagamente medioevale. Essa accoglie nel suo seno vari frammenti ed atmosfere tratte dal patrimonio delle tradizioni e dell’espressività popolare intorno ai riti penitenziali della Settimana Santa, dai contrasti alle danze macabre dei “Trionfi della Morte”, dai canti processionali alle azioni drammatiche intorno al processo a Cristo ed alla Via Crucis.
PASSIO è una sorta di viaggio nella memoria devozionale di un Popolo che, celebrando la passione e la morte della Verità Incarnata, del “Dio che si fa uomo” per salvare quest’ultimo dall’antica colpa del peccato originale, riesce, con la pietà che gli è propria, a commuoversi e a partecipare emotivamente, fino a fare proprio il dramma ed il dolore della Madre di fronte allo scempio del Figlio, di fronte allo strazio della “carne delle proprie carni”. Vivendo la rievocazione dell’evento e partecipando a questa “comunione di dolore”, si celebra così un vero e proprio rito di penitenza.
Volutamente si è cercato di utilizzare una lingua inventata, una sorta di “calabrese epico”, un linguaggio cioè che non appartiene a nessun luogo in particolare, in quanto solo un linguaggio che travalica gli angusti confini dello spazio può essere adeguato per celebrare un Mistero che va al di là del tempo.
Proprio per tutto questo, al di là dell’aspetto della mera spettacolarità, PASSIO vuole porsi come profondo momento di riflessione, penitenza e preghiera. -
A SUD DELLA MIA ANIMA
Viaggiatore attento e fotografo raffinato, Renato Pagliaro si fa anche narratore, ordinando “a specchio” immagini straordinariamente dense ed efficaci e narrazione scritta. Ne risulta una descrizione duplice di un suo reiterato percorso, che lo conduce in forma circolare da Morano Calabro alle città latinoamericane – Salvador da Bahia, Rio de Janeiro, Porto Alegre, Montevideo, Buenos Aires – e da queste di nuovo a Morano. Il viaggio diviene autobiografia e reportage, documentazione e fiction ad un tempo.
Il libro si presta ad una lettura molteplice ed attesta in maniera esemplare, muovendosi agilmente tra dimensione
privata, memoria storica e invenzione artistica, quanto sia preziosa e vitale per l’autore una duplice identità “calabro
latinoamericana”. È più che mai importante conservare e valorizzare questa molteplicità e questa apertura al mondo, in tempi in cui anche Morano e la Calabria sì trovano a ricevere per la prima volta gli immigrati da molti sud del pianeta.Vittorio Cappelli
A metà tra reportage giornalistico e racconto di una discesa nella propria anima. Il viaggio di Renato Pagliaro collega i Sud e le profondità del mondo nell’incontro di sguardi e di mani. Un’esperienza vissuta e narrata con immagini e parole.
Bernardino Cozza
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I PROMESSI SPOSI NEL CINEMA
II cinema, fin dal 1908, si è ispirato a I promessi sposi; quando infatti la L. Comerio e C. decise di trarre i primi film italiani da opere letterarie, optò per il romanzo manzoniano, né poteva essere altrimenti. Da allora altri film ne sono stati tratti, costituendo pure, tra l’altro, i due film omonimi realizzati entrambi nel 1913 da due società torinesi, la Ambrosio e la Pasquali e C., il primo caso di diretta concorrenza tra due società cinematografiche e, negli anni a seguire, altre edizioni del romanzo manzoniano per lo schermo sono state realizzate nel 1922, nel 1941, nel 1963. Questo libro ne ripercorre la “storia’; avvalendosi di un ricco e raro apparato iconografico, a partire dalle immagini dei film del muto andati perduti, così da dare delle varie edizioni cinematografiche de I promessi sposi una certa “esaustiva” visione.
Vittorio Martinelli, storico del cinema, è autore insieme ad Aldo Bernardini della filmografia (in ventuno volumi) del cinema muto italiano e di numerose altre opere su registi, attori e momenti del cinema muto europeo, tra cui II dolce sorriso di Maria Jacobini (1994) e Lucy Doraine alla conquista dell’Italia (1998), entrambi editi dall’Associazione Italiana per le Ricerche di Storia del Cinema, Cuor d’oro e muscoli d’acciaio (2000), Dal Dottor Calligari a Lola-Lola (2001), L’eterna invasione (2002), tutti editi dalla Cineteca del Friuli, Le dive del silenzio (Le Mani-Cineteca di Bologna, 2001), Pino Menichelli. II fascino della seduzione (Bulzoni, 2002). Molti anche i suoi libri in collaborazione con altri, tra cui Leda Gys attrice (1986) e Titanus (1987), con Aldo Bernardini, editi da Coi isseum, ll cinema di Augusto Genina (Biblioteca dell’immagine, 1990) in coli. con Sergio Germani e Francesca Bertini, in coli. con Gianfranco Mingozzi (Le Mani-Cineteca di Bologna, 2003).
Matilde Tortora, docente di Storia e Critica del Cinema, ha pubblicato Domestiche visioni (Università della Calabria, 1997), Lo Schermo in tasca, libro e CD-Rom (Abramo, 1999), Auguri lunghi un secolo (Andrea Livi, 2000), Cinema Fondente (La Mongolfiera, 2001), Au Pays Noir. Film Pathé en pochette: 1903-1905 (La Mongolfiera,2002), L’opera lirica in tasca (Rubbettino, 2003), Dallo Schermo alla parola (La Mongolfiera, 2003). Ha rinvenuto e pubblicato gli inediti: Lettere di Eleonora Duse a Giovanni Papini dal 1915 al 1921, Ariel. Rivista di Studi Pirandelliani, 2001, Un dono di Eleonora Duse a Mary Pickford, Immagine. Associazione Italiana per le Ricerche di Storia del Cinema, 2002, Lettere di Matilde Serao a Eleonora Duse, 2004. Collabora con il Conseil International du Cinéma, de la Télévision et de la Communication Audiovisuelle-Unesco.
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FUGA DALL’IMPERO
ovvero il paradosso di ParmenideTutto quello che stiamo vivendo noi, qui, adesso – commentò Robert -, se l’avessimo narrato a qualcuno un secolo fa, non sarebbe stato definito incredibile, bizzarro? Pura fantascienza ? (…). Poi, si ricordò delle parole di Tim Pardesh “Siamo propulsi in una fase accelerata dell’evoluzione, ma non può essere lasciata alla sola scienza dell’Impero (…) Bisogna resistere… Essere testimoni”. L’intelligenza può anche altro, eh sì, – pensò Robert in un rapido succedersi di emozioni -, è anche curiosità e amore per l’Essere… per la Terra… Conoscenza.
La storia qui narrata possiede gli ingredienti d’un romanzo fantascientifico. Ma, non lo è. Nasce dal filone di narrativa sul futuro esemplificato da autori come Huxley o Orwell. E’ una metafora su un iperpresente già segnato all’orizzonte da indizi inquietanti. Quando il destino del mondo rischia di sfuggire di mano al buon senso dell’umanità, quando la scienza diventa onnipotenza nanotecnologica e biotecnologica per il consolidamento di un Impero al detrimento dei Nativi della Terra (piante e animali inclusi), quando segrete strategie di controllo manipolano la vita e l’informazione, allora si profilano tempi totalitari e oscuri. Il protagonista di questo romanzo, Robert JonahOsborne, è un antropologo in fuga alla ricerca di una umana e libera esistenza. Ha una meta: raggiungere Helen e Naaman, anche loro fuggiaschi, al Sud di un paese africano ridotto a Riserva. Coinvolto in una serie di eventi, deve affrontare realtà avventurose quanto impreviste per raggiungere la frontiera elettronica che delimita l’Impero. Ma, si può fuggire lontano dall’Impero? Una singolare organizzazione fondata nei primi decenni del XXI secolo da un manipolo di scienziati dissidenti, tenta di dare una risposta portando in salvo ideali etici e bagaglio nozionale dell’umanità. Di nuovo in fuga, Robert attraversa un’oasi abbandonata, abitata da qualche romito e fuggiasco. Alla fine, per sottrarsi alla cattura di alcuni Robot apocalittici, e guidato da Diamante, lo scimpanzé che della Terra conserva l’atavica saggezza, si salverà in modo del tutto inatteso. O era la sua avventurosa fuga soltanto il sogno di un viaggiatore inquieto, addormentatosi nella hall d’un aeroporto continentale? -
SCANZANO IONICO
I giorni della rivoltaCome credere che un governo volesse trasformare un giardino d’aranci in un cimitero di scorie radioattive.
“Come sarà il nostro futuro, se è lecito immaginarne uno?” Questo è l’interrogativo che si pone la giovane autrice di questo piccolo libro, che ha partecipato in prima persona ai “Giorni della Rivolta” di Scanzano Jonico fra il 13 e il 27 novembre del 2003, per impedire che la Terra Lucana diventasse sede di un deposito di scorie radioattive. La rivolta lucana non è stata una comune protesta, ma ha rappresentato la rinascita di un’intera popolazione, un evento non solo politico ma civile e culturale per il Mezzogiorno. L’esempio di Scanzano per questo “vuole essere una storia di uomini e donne uniti e mossi da un profondo amore per la vita e per la propria terra.” Qui, Simona Ianuzziello, racconta, senza enfasi ma con lucidità, gli stati
d’animo, i pensieri, la rabbia, i progetti, che un popolo in piedi si è voluto dare nei giorni della rivolta.
Scrive l’autrice: “Tutti abbiamo bisogno di credere, sperare e sognare per costruire il nostro futuro e nessun uomo ha il diritto o la facoltà di privare gli altri dei propri sogni e delle proprie speranze.” -
NELLE ALTRE AMERICHE
Lungo l’interminabile perimetro dell’America Latina si dispongono a est i Paesi che accolsero le grandi ondate dell’emigrazione transoceanica: il brasile, l’argentina e il piccolo Uruguay, affacciati sull’Atlantico per migliaia di chilometri. Sul versante opposto, oltre le Ande, lungo le coste del Pacifico, e a nord, sulle coste del mar dei Caraibi, si dispongono i Paesi di un”altra America”, un America “minore”, più distante e appartata per gli europei e gli italiani tra Otto e Novecento: Cile, Perù, Ecuador, Colombia, Venezuela, i piccoli Paesi istmici (da Panama e Costa Rica al Guatemala), Cuba e Santo Domingo, le più grandi isole delle Antille.
Dal Gran fiume dell’emigrazione transoceanica si diramarono più o meno piccole correnti migratorie anche verso questi Paesi, talora spegnendosi in territori vastissimi fino a sciogliersi tra le popolazioni locali, talaltra definendosi e sviluppandosi durevolmente fino a costituire sezioni significative delle società locali, contribuendo spesso a definirne l’identità odierna. Pur rimanendo assai distante dai grandi numeri dei flussi migratori diretti in Argentina e Brasile, questa parte dell’emigrazione non può essere ignorata, perchè presenta molteplici ragioni d’interesse e, qualche volta, peculiarità straordinarie. In pura forma enumerativa si possono indicare: la consistenza di sbocchi sociali medio-alti; il prevalente carattere definitivo dell’emigrazione e la connessa e larga presenza femminile; una particolare vivacità associativa degl’immigrati e la presenza, in qualche caso, di una componente politica socialista e antifascista, intrecciata alle catene parentali e paesane. Complessivamente, l’emigrazione italiana in quest”altra America” costituisce la periferia variegata e molteplice del fenomeno migratorio tra il XIX e il XX secolo. All’estremo sud (Cile) e all’estremo nord (Venezuela) del subcontinente si situano forse i casi più cospicui, rispettivamente nel primo Novecento e nel secondo dopoguerra, ma è il caso di descrivere sinteticamente le vicende dell’immigrazione nei vari Paesi, anche per sottolineare la complessità storico-sociale e geografica di quest’emigrazione “altra”. -
AMBIENTE E ECOLOGIA
Il libro presenta una interessante analisi storica e scientifica dello studio della Natura come ambiente e come Territorio, sia in termini di scienza vera e propria, cioè di ecologia, che di protezionismo e cioè di ambientalismo e di associazionismo ambientalista. Lescursus storico riguarda, dunque, sia lecologia che le Associazioni ambientaliste, passando qui e la, per le più note e tragiche vicende (nucleare, rifiuti tossici, ecc.) che hanno caratterizzato e che caratterizzano l’ambientalismo oggi. L’ultima parte del libro non poteva non essere dedicata all’interpretazione moderna della Natura (l’ipotesi Gaia, ecc.)
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ENRICO GUAZZONI
regista pittoreII volume documenta e analizza per la prima volta la carriera e le opere di uno dei maggiori realizzatori del cinema muto italiano, Enrico Guazzoni, il regista che, lasciandosi guidare dalla sua passione per l’arte pittorica, per la grafica e la cartellonistica, contribuì alla scoperta e alla maturazione delle possibilità espressive del linguaggio delle immagini in movimento. Con i suoi primi, grandi lungometraggi storici, La Gerusalemme liberata (1911) e Quo vadis? (1913), girati per la grande società romana Cines, fece aprire le porte dei mercati internazionali al cinema italiano, ottenendo consensi e successo in tutto il mondo.
II lavoro di questo straordinario pioniere ha attraversato e influenzato tutta la storia del nostro cinema, dalla fase delle origini ai successi degli anni Dieci, dall’avvento del sonoro agli anni della seconda guerra mondiale.
II primo saggio ricostruisce e documenta la biografia, la formazione, la carriera e la “filosofia” di Guazzoni, sulla base di documenti d’epoca e con analisi dettagliate dei suoi film ancora oggi esistenti; il secondo è dedicato in particolare ai rapporti tra il regista e le suggestioni letterarie, musicali e figurative che nel tempo hanno ruotato intorno al capolavoro del Tasso “La Gerusalemme liberata”; mentre l’ultima parte del volume ne ricostruisce nei dettagli la filmografia, dalle prime prove nel 1907 fino agli ultimi film degli anni Quaranta. -
INTRODUZIONE ALLA MEDICINA OMEOPATICA
Il libro del Dr. Ferdinando Pandolfi introduce il lettore alla Medicina Omeopatica storicamente, partendo dalle origini, dal suo fondatore il Dr. S.F. Hahnemann, proseguendo sempre in maniera chiara e semplice sugli sviluppi ed i problemi connessi allevoluzione nei tempi della Medicina Omeopatica.
La Medicina Omeopatica è ormai da tempo un altro modo di fare medicina molto diffuso; contro le facilonerie e le interpretazioni più o meno volgari, più o meno esoteriche e mistiche dellOmeopatia, il Dr. Pandolfi contrappone una serietà professionale ed una impostazione scientifica sullargomento. Dimostrando così che lOmeopatia è una scienza e non una magia, una scienza che usa il metodo empirico di sperimentazione. Sicuramente è una scienza diversa da quella medica allopatica, è una scienza diversa da quella ufficiale, diversa dal materialismo e positivismo occidentali, ma sempre scienza empirica, non magia o conoscenza mistica come alcuni vorrebbero dipingerla. A tal proposito voglio citare il Prof. Alberto Lodispoto quando scrive: “È meglio essere guariti da un metodo empírico, piuttosto che essere uccisi da un metodo scientifico”.(1) Forse dovremmo chiederci a questo punto che cosa intendiamo per “scienza”, ma il discorso diventerebbe molto lungo per una presentazione e lo lasciamo quindi a chi si occupa di filosofia della scienza.
Sulla Medicina Omeopatica ci sono tanti altri libri da consultare e studiare, ma il lavoro del Dr. Pandolfi merita la nostra attenzione ed il nostro interesse perchè in poche pagine di facile lettura riesce a sintetizzare bene una “Introduzione alla Medicina Omeopatica” (titolo del libro). Una introduzione indispensabile ed estremamente chiara per chi si avvicina per la prima volta allargomento, per chi profano “vuole saperne di più” (cittadini, studiosi, operatori sanitari e sociali, educatori , studenti di medicina ed altri). Ma anche in un libro utile per chi studia la Medicina Omeopatica (medici, farmacisti ed altri), per ulteriori riflessioni o conoscenze, perchè è sempre necessario confrontarsi con altri per valutare meglio le proprie conoscenze. In merito poi ad alcuni problemi connessi con la Medicina Omeopatica, voglio citare ancora il Prof. Alberto Lodispoto per concludere questa presentazione. -
LA RICRESCITA DEI CAPELLI
“La lettura mi ha sorpreso piacevolmente perché il libro sembra proporsi come una semplice elencazione di rimedi e invece rappresenta riflessioni e studi di un farmacista cosmetologo, in collaborazione con docenti di altre materie mediche, che partono dal capello per prospettare il benessere dell’organismo in toto schiarendo nuovi orizzonti alla ricerca anche in altri campi….”
Domenico Barbati – Il Mattino
“Il libro sottolinea che già i nostri progenitori erano alla ricerca di rimedi per la “Ricrescita”dei capelli… Il lettore troverà tante motivazioni per credere, per sé e per gli altri, che si possa arginare, se non bloccare del tutto, la caduta. La lettura del testo rappresenta la risposta più recente, raffinata e provocante a un quesito antico e mai risolto”.
Angelo Bodrato – Diagnosi & Terapia