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VOCI DALLA CITTÀ
I testi di questo libretto sono stati composti per Città in condominio, iniziativa realizzata per tre anni a Milano da un gruppo di autori (Mauro Carli, Renata Ciaravino, Carlo G. Gabardini, Renato Gabrielli, Renata M. Molinari, Giampaolo Spinato, Roberto Traverso, Tommaso Urselli) con il proposito di sperimentare diverse scritture per raccontare la città, coinvolgendo altri autori e attori.
I luoghi che hanno ospitato questi testi: a Milano il Teatro Out Off, il tendone di esterni, la Scuola D’Arte Drammatica Paolo Grassi, l’Auditorium Demetrio Stratos di Radio Popolare, il Progetto Stazioni del Teatro Arsenale; l’Arboreto di Mondaino (Rimini); il Festival Castel dei Mondi (Andria).
Hanno detto le parole di questo libretto: Silvia Baldini, Tommaso Banfi, Egidia Bruno, Marta Comerio, Jenny De Cesarei, Gianluca De Col, Francesca Perilli, Claudio Raimondo, Mario Sala, Tommaso Urselli, Elisa Zanolla.
Da questo materiale prendono vita due lavori:
Ma che ci faccio io qua? — immagini note parole per uno s-concerto sulla città, presentato a Milano al Teatro della Contraddizione nel marzo 2006 per la sezione Transiti, in collaborazione con il regista Paolo Trotti e il musicista Alberto N. A. Turra; una ulteriore evoluzione del lavoro viene presentata nel mese di maggio al Teatro della Cooperativa, per la rassegna Lavori in corso
Piccole danze quotidiane, presentato in forma di studio presso il Teatro Mohole, Milano, con la partecipazione di Monica Gallarate, Lucrezia Maniscotti, Maria Pietroleonardo, Pino Polimeni, Barbara Tonon. -
FAMIGLIA MISERICORDIA
A tutte le famiglie, affinché possano trovare, sempre, la forza e l’entusiasmo per affrontare e superare i problemi della vita, restando unite… perchè è sempre meglio addormentarsi col sorriso.
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IO NON CI CASCO
È la storia di un ragazzo di 18 ani che cade in coma in seguito ad un incidente col motorino. Questa tragedia darà modo ai genitori separati di riavvicinarsi e agli amici di esprimersi come sono realmente con le loro paure, la ansie, le speranze e i loro desideri. Il letto d’ospedale diventa una sorta di confessionale e la stanza un ritrovo degli amici del protagonista.
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CONSUMARE PASSIONI
CINEMA E CIOCCOLATOAbbinare ai propri prodotti immagini di uno stesso film, inserire in ogni pacchetto di cioccolato ogni volta un altrettanto appetibile “cromos” di un film, era un modo negli anni Dieci di fomentare e istigare il consumo di prodotti parimenti voluttuari e volatili: il cinema e il cioccolato.
Si consumavano in tal modo all’unisono passioni, nel mentre pure si cavalcava l’onda di un fenomeno, il cinema, che attirava sempre più spettatori, superava confini e andava proprio in quegli anni creando i suoi divi. Le immagini dei film personalizzate con il “logo” dell’industria di cioccolato, che le aveva fatte stampare, vennero da diverse aziende abbinate ai propri prodotti in maniera seriale, inducendo gli spettatori a ricercare altre immagini dello stesso film per comporne la serie e quindi ad acquistare altri loro prodotti.
In questo libro, che fa seguito al nostro “Cinema Fondente” pubblicato nel 2001, si vedranno immagini di film quali Mayblossom del 1917, Foolish Wives del 1922, di Napoléon di Abel Gange e di diversi altri film di quegli anni, dive celeberrime del cinema muto Pearl White, Mary Pickford, Lil Dagover, Mae Bush e divi altrettanto celebri quali Chaplin, Albert Dieudonné il Napoléon di Abel Gance, Francis Ford, il fratello attore del regista John Ford, Erich Von Stroheim in un ruolo di attore protagonista, si vedranno anche le foto di divi italiani e stranieri fatte pubblicare dalla ditta di cioccolato Zaini, di Norma Shearer, John Gilbert, Lilian Gish, Pola Negri, Dolores Costello, Rodolfo Valentino, Francesca Bertini, Jackie Coogan, Harold Lloyd e alcune rarissime fotografie della Collezione di dive fatte stampare dalla Perugina. -
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PATACIOC
ovvero
EROS E CIOCCOLATAI VOCE
Patacioc: che goduria!
Cioccolata-cioccolata calda, fondente, da leccare, da baciare, da ingoiare: cioccolata!!!
II VOCE
Cioccolato per godere, per gioire, per sublimare: gli affetti, l’amore, le gioie del sesso, il calore dei corpi uniti, sudati, intrecciati. Cioccolata fondente per fondere i nostri pensieri, per fondere la nostra mente, le nostre emozioni… -
MANOSCRITTI INEDITI DI TORQUATO TASSO
“La narrazione, se piacerà a Vostra Signoria e al signor Barga, comincerà in questo modo: Già il sesto anno volgea che ‘l grand’Urbano”, scriveva Torquato Tasso nell’ottobre 1575 al mantovano Scipione Gonzaga, inviandogli in una lettera l’ottava con cui egli avrebbe voluto dare avvio al racconto dell’eroica impresa dei cristiani nel primo Canto della sua Gerusalemme.
“Vostra Signoria mi faccia favore di scrivermi se piace questa, o più particolarmente in qual altro modo la desiderano”, concludeva Tasso nella sua lettera ferrarese.
Dunque era sua intenzione non solo cominciare il racconto delle gesta a partire dall’anno sesto di guerra, ma farlo con l’inserirvi proprio questa ottava che egli invia a Scipione Gonzaga e per la quale chiede anche l’approvazione del Barga.
Oggi, a distanza di quattro secoli e più, quell’ottava, con tutte le significative e evidenti valenze di nucleo germinativo, ci è restituita autografa e addirittura in quella che sembra essere una prima ideazione e stesura con alcune correzioni, scritta dalla mano stessa del poeta, in virtù di un importante e recente ritrovamento .
È stato infatti da poco rinvenuto un foglio, vergato su ambo i lati con inchiostro bistro dal poeta sorrentino, che contiene scritte di mano del poeta sul recto il sonetto Alla figlia di Carlo, augusta madre con varianti e cancellazioni, sul retro nello stesso foglio dieci righe che riportano appunti in italiano sul tema dei sogni, due frasi in latino tratte dalla Poetica di Aristotele e, di seguito, dopo una riga bianca, l’ ottava eroica poi espunta dalla Gerusalemme liberata che inizia “già l sesto anno volgea che ‘ l grand Urbano” anch’essa con varianti e cancellazioni.
Il foglio è compreso in un fascicolo titolato Tasso Torquato, che contiene anche la trascrizione autografa del manoscritto, fatta da mano ottocentesca, presumibilmente proprio dell’antico possessore del foglio autografo tassiano che lo conservava nella sua biblioteca privata; oggi esso, facente parte del cospicuo Fondo Gelli, costituito per la donazione effettuata pochi anni fa dal possessore, è in possesso dell’Archivio di Stato di Pistoia.
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RANGO E DENARO
Il giovane ufficiale di belle speranze Vadim Svirskij, dal patrimonio tutt’altro che ragguardevole, conosce a un ballo la candida e incantevole Vera. Da Don Giovanni a tempo quale era stato fino ad allora, si tramuta in devoto sacerdote di un unico, ossessivo culto: l’amore per Vera. Ma la storia è destinata ad essere travolta dai pregiudizi della società russa del primo Ottocento. Alla mente si affaccia tutto un universo divenuto familiare al lettore occidentale grazie a PuSkin, Lermontov e Tolstoj, ma che viene narrato qui per la prima volta con occhi femminili.
Rango e denaro si legge come una creatura letteraria delle più, singolari: narrativamente ricercata, ibrida per lingua e stile, incerta tra la celebrazione dell’ebbrezza allucinatoria di una passione senza confini e la sua patetica parodia. E soprattutto, in bilico tra la critica alle ragioni del “beau monde” e la rappresentazione, anche se tutt’altro che impassibile, della sua auto-assoluzione. -
SE VUOI SAPERE DI ME
Poesie inediteSe vuoi sapere di me, il mio cuore è un mesto borgo imperiale ed è l’aquila che si posa sulle altissime vette dei monti gode dell’uragano del cielo azzurrissimo e impetuoso quando la folgore tuona e impreca sulla terra tramortita.
Se vuoi sapere di me, vi è un diluvio immenso di luci nella città di Pietro e dei Cesari antichi.
Ma il mio spirito è pur l’aquila dalle ali spezzate che si posa tristemente a mezzo monte e guarda la pioggia che cade nella valle lamentosa con la serpe acquattata tra i giaggioli. -
IO, CATERINA SFORZA
Sono allievo di cinema di Silvano Agosti.
I tarocchi me li ha insegnati Jodorowsky.
Ho realizzato due cortometraggi “importanti”: Buio Omega 2 (menzione speciale al festival di Bellaria) e “It’s a Blue blue day”. Ho scritto la sceneggiatura di “Giravolte” di Carola Spadoni. Il film è stato proiettato a Torino, a Chicago, in Egitto, alla Berlinale. Ho collaborato anche al film “Il killer evanescente” di Paolo Doppieri.
Ho realizzato la prima parte de “La clinica dei sogni”, che è stata presentata al Roma film festival. -
AMORE, WHISKY E IPOCRISIA
“Graffiante e grottesca la vena narrativa di Armando Mancuso, tesa ad esplorare con amaro disincanto il rapporto Io-mondo. In periodare nervoso e franto la prosa scarnificata rivela uno spaccato desolante della disintegrazione morale e fisica dell’uomo contemporaneo.
Lironia beffarda e lucida di Mancuso è la cifra dell’assurdità dell’esistenza, spoglia di valori che non siano quelli del benessere materiale e dello sviluppo tecnologico.
Nella maggiorparte dei racconti l’atmosfera surreale si coniuga con la ricerca tesa a valori universali, la vocazione alla razionalità è complementare con la desemantizzazione ludica del reale.”dalla nota critica di Lidia Caputo
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LA FIUMARA SARACENO
Sito d’importanza Comunitaria“Ai nostri occhi le fiumare devono ritornare ad essere il principale elemento di relazione del territorio calabrese, il SIC fiumara Saraceno, oltre ad essere un corridoio ecologico (corridors), è il luogo in cui si raccolgono tutti i punti di forza del territorio: la costa con la sua ampissima foce, le montagne del Pollino da cui scaturiscono le sue acque, l’agricoltura con gli antichi agrumeti di Trebisacce, la storia con l’importante sito archeologico di Broglio. Per concludere, i benfici economici e sociali che può comportare la tutela della biodiversità sono notevoli…
dall’Introduzione dell’autore
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Le GUERRE DIMENTICATE e il DRAMMA dei BAMBINI SOLDATO
Colette Kitonga è un medico. E’ nata in Congo. E’ venuta in Europa per laurearsi in medicina e specializzarsi in Ginecologia ed Ostetricia. Colette è tornata in Congo. E da quando è tornata nel suo Paese africano si occupa di quasi 6000 persone, neonati e giovani adulti, sani e malati. Ed ogni giorno li ha strappati e li strappa alla guerra civile che dilania da anni il suo Paese, con le unghie, mettendo spesso in serio pericolo la propria vita. Quando Colette è venuta in Italia, nel Dicembre scorso, abbiamo avuto la fortuna, in qualità di Associazione, di poterla incontrare e conoscere. Ci ha portato le foto dei “suoi ragazzi”, dellorto nel quale fa lavorare i bambini ex soldato che ogni giorno, da anni, “ruba” ai signori della guerriglia. Mentre quelle foto ci passavano tra le mani, Colette ci raccontava la vita di tutti i giorni nel Congo delle campagne, quello più duro e difficile, lontano dalla capitale Kinshasa, dove la vita è un pò più facile. Ci ha raccontato di bambini che hanno visto la loro mamma e la loro nonna seppellita viva dai guerriglieri…
Dall’introduzione
Dott. De Bari Bernardino
Presidente Nazionale
dell’Associazione
Clematide – ONLUS -
CIOCCOLATO E FIOCCO BLU
Sorridere… So- ridere… Questo, Matteo chiede agli altri. E’ un mistero, capire come puntualmente riesca a trovare il modo per addolcire anche per un solo istante la vita di chi sfiora.
Lui è un bambino: ha otto anni e suona il pianoforte. Le sue dita corrono sulla tastiera e i suoi occhi danzano sulle note. La sua musica è dolce, ingenua, dolcissimamente dolce: è ancora acerba, ma…riesce sempre ad affascinarti, a tal punto da riuscire a farti restare fisso ad ascoltare…
Ascoltare…e non capire… Non capire…ma sentire quella musica sorriderti.
Cosa hai suonato? Questa è la domanda che gli fanno di frequente i suoi familiari.
“E’ tutto di cioccolato”, risponde lui.
Eh? Sì. Proprio così: Questo è il titolo che lui dà ad ogni cosa che suona. Non è Chopin né Mozart. E’ il cioccolato ad ispirarlo. Nessuno riesce a spiegarsi perché questo bambino abbia così tanto cioccolato in testa e tra le dita. Persino la sua musica ne è tutta ricoperta.
Da qualche anno, si diverte a chiedere alla “signorina del cioccolato” una barretta di cioccolato e una confezione con un fiocco blu. Ogni mattina la “signorina del cioccolato” aspetta
quel bambino, che regala sorrisi col solo sguardo. La curiosità di sapere a chi sia destinata la solita barretta di cioccolato che abitualmente Matteo acquista nella dolceria, domina ormai la sua mente. E ogni giorno, incartando il cioccolato, guarda incuriosita il viso di quel bambino.
Le guance rosee e due labbra sottili e leggere: come un fiocco, per quel dolce viso, costellato da tante lentiggini, quasi fossero granuli di zucchero, pronti per diventare parte del cioccolato.
La curiosità è più forte di lei, così cerca di capire:
-Ehi Matteo, ma si può sapere per chi è questo cioccolato?
– Per un sorriso – , queste la parole di Matteo… -
LA FABBRICA DELLA VITA
Omaggio a Capo Verde“Si parte, si va, poi si torna, ma a volte l’anima resta dove la valigia del destino vuole che sia. Così nasce questo libro, perchè io l’anima l’ho lasciata a Capo Verde. Queste pagine sono il filo che attraversa l’oceano e ricongiunge all’anima, aiutatemi a non spezzarlo!
Queste fotografie sono la storia di un pugno di isole tra il tropico e l’equatore, perse nell’oceano Atlantico tra l’Africa e l’America del Sud, dove il sole è più sole, la luce è più luce, e gli esseri umani sono più esseri umani.”“One goes, one leaves and then returns, but sometimes one’s soul remains where the luggage of destiny wants it to be. This is how this book came to life, because I left my soul in Cabo Verde. These pages are the thread that crosses the ocean and links Cabo Verde to my soul. Help me not to break it!
These photographs show the story of a handful of islands in the middle of the tropics and the equator, lost in the Atlantic Ocean between Africa and South America, where the sun is more than sun, the light is more than light and human beings are more human.”dall’introduzione di Fausta Dal Monte
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MEMORY
“Quanta crudeltà è vivere sapendo che tutto si perderà nell’oblìo del nulla…” Ossessionato da questo pensiero, Aristarco Abelardi, figlio di un noto ricercatore, conduce l’intera esistenza lavorando incessantemente ad un incredibile progetto: affiancato da una qualificata équipe di scienziati, progetta la conservazione della memoria e, forse, dell’essenza stessa dell’uomo oltre la vita. Tramite collegamento cervello/computer, lo spazio fisico cerebrale potrà essere sostituito da un cyberspazio entro cui la mente, ridotta a puro software, si muoverà liberamente. Il trasferimento ingloberà tutta la memoria di una vita, l’intera essenza e forse l’anima stessa dell’uomo. Il programma viene appunto battezzato SOUL. Una tale notizia è destinata a scuotere le coscienze degli uomini di fede con un inevitabile impatto sull’immaginario collettivo: “Vivere dentro un computer dopo la morte significa ingabbiare l’anima?” Alla fine, seppur angosciato e senza speranza, lo scienziato, fedele al proprio desiderio di conoscenza, scoprirà la vera essenza dell’immortalità.
Pura fantascienza, ai confini con la visione scientifica, e suggestiva miscela di riflessioni di vario tipo, tra il sociologico ed il filosofico; una posizione di frontiera, quella di Alberto Umbrella, che pone in termini di estremo conflitto il rapporto fra uomo e tecnologia, vita e morte, memoria ed oblìo. Nei panni di un affabulatore scientifico/futurologico, lo scrittore racconta una delle più antiche fantasie: l’ipotesi di una vita post-umana, l’immortalità della pura mente. Dalla rivoluzione socratica a quella contemporanea delle neuroscienze e della neurobiologia riduttivista il passo è lungo, ma la domanda rimane ancora aperta: “che cos’è l’anima?”Marilena Seminara
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Sogno… fantasia e realtà
Il testo “Sogno, fantasia e realtà” è una raccolta di tredici racconti: nove prodotti dagli alunni della classe 3a, tre dagli alunni della classe 2a, e uno da quelli della classe 5a. Sono testi fantastici, scaturiti dalla fantasia collettiva degli alunni. Inizialmente, un foglio bianco e semplici stimoli dell’insegnante, poi la storia prendeva vita e si concludeva in modo autonomo e naturale: un vero e proprio gioco di fantasia tra alunni e insegnante, il cui risultato era sempre a favore degli alunni, per la loro maggiore potenzialità creativa e immaginativa. Volutamente, il testo si intitola “Sogno, fantasia e realtà”, perchè nelle storie si affiancano elementi reali a quelli fantastici. I piccoli alunni invitano gli adulti a tornare bambini con loro, e augurano “Buona lettura a tutti”.
Rita Cinicola
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LO YOGA QUOTIDIANO BANALIZZATO O
“Dopo decenni di pratica passiva, ero in cucina a preparare spaghetti con la cicoria messi a cuocere insieme nella stessa acqua bollente e nell’aria l’odore amarognolo si rincorreva con quello dolciastro del pomodoro che, con olio e abbondante aglio a pezzetti e poco peperoncino, aspettava paziente nella padella il connubio con la pasta e cicoria scolate, quando per la prima volta pensai allo yoga anche in termini di valore e crescita spirituale”.
“Sono fermamente convinto che lo yoga sia una filosofia antica per la vita e che ha più obiettivi sinergici. Lo yoga può suggerire che l’uomo si chieda chi è e cosa vuole e cosa ha intorno e in quale placenta stia vivendo la sua realtà corrente e che lo porti alla conoscenza approfondita del proprio corpo, delle senzazioni più acute, delle energie sottili, delle forze che ci circondano, delle diverse dimensioni che sono attive oltre la nostra…”.(dall’Introduzione a cura dell’Autore)
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Simposio
La rivista, in forma cartacea ed on line, si inquadra in un progetto unitario ed articolato che vede come momenti qualificanti la costituzione della biblioteca del territorio, che ha l’ambizione di raccogliere e divulgare quanto il territorio produce e quanto sul territorio è stato e viene prodotto, e l’introduzione della storia del territorio come momento fondativi della riflessione comune e della ricerca di una identità che non sia municipalistica nè nostalgica del passato, ma critica consapevolezza della vita di un popolo, delle sue lotte, delle sue positive tradizioni.
Non a caso questo numero iniziale raccoglie contributi riguardanti la questione meridionale, che è diventato il terribile convitato di pietra della politica e della cultura del nostro paese, senza pretese assurde di esaustività, ma solo come indicazione di tracce di un lavoro in progressione. La cadenza sarà per il momento di due numeri per anno scolastico ed il prossimo numero si aprirà ai contributi di quanti, pur non di questa scuola, sono sensibili alle problematiche proposte e vogliono entrare a far parte di una comunità di ricerca.Aldo Viola
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IL FIACRE (già La colpa di scrivere)
Ed eccoci nel cuore del cambiamento. Doloroso. Tanto doloroso quanto necessario. Si chiude definitivamente il capitolo straordinariamente appagante de La Colpa di scrivere.
Ma non si chiude il libro.
Il viaggio continua, dunque. Ed è un viaggio che non rinnega ciò che un gruppo di amici, animati dalla passione per la letteratura, ha condiviso insieme per un tratto di strada.
Tuttavia siamo uomini, siamo mondi. Abbiamo le nostre idee, le nostre fragilità. Non esiste una ragione. Siamo tutti colpevoli. È la vita che ci rende tali.
Due anni passati insieme. Otto numeri straordinari. Con firme di grande spessore. Una linea editoriale invidiata da tutti. E tante altre ragioni per essere orgogliosi del lavoro fatto. Eppure non sono bastati a tenerci insieme. I motivi? Tanti. La vecchia cultura meridionale che fatica ad accettare una visione più contemporanea, più europea.
E ancora la linea della qualità che alla fine ha finito per scontentare tutti perché ha limitato, e di molto, alcuni giochi di scambio.
Ora si riprende il percorso con Il fiacre n. 9.
Bisognerebbe spiegare le ragioni di questo nome. Qualcuno potrebbe individuarne riferimenti letterari (Xavier de Montépin) o cinematografici (Mario Mattoli).
Non sarebbe totalmente sbagliato. Ma se è vero che essere è essere nominato, la denominazione crea il valore, l’essenza. E la crea, gradatamente, in una nuova orbita carica di energia emotiva e simbolica.
C’è il fiacre che richiama al movimento. E poi c’è il n. 9 che ricollega ad una continuità dalla quale non si può prescindere.
Penso che possa bastare.
Due parole soltanto su questo fascicolo. È dedicato a Gadda. Un autore straordinario. L’augurio che ci facciamo è che gli interventi di La Moglie, Muzzioli, Mangone, Lo Passo e Salari contribuiscano a farvelo conoscere meglio e magari accendino in voi il piacevole desiderio della lettura.
Vi lasciamo ricordandovi che il prossimo numero, la cui uscita è prevista per il mese di giugno, sarà dedicato a Cristina Campo.La Direzione
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CON LE TUE LABBRA SENZA DIRLO
Con le tue labbra senza dirlo è il monologo tragicomico di un giovane autore/attore che approfitta del palco per confessare tutta la sua arroganza. L’arroganza di un amore, profondo, viscerale, che si traduce in un gioco di maschere in cui la parola passa senza distinzione dall’autore all’attore, in un continuo rimescolamento delle parti. Quale migliore alchimia per esprimere, all’esordio, tutto il proprio amore per il teatro?! Amore arrogante, che restituisce, di riflesso, l’arroganza della sfida che il teatro lancia a quanti vogliono calcarne le scene. Da qui la galleria di personaggi con cui impatta il giovane autore ai primi passi – dalla famiglia, al parroco, ai baroni dell’arte.
Massimo Canepa