Venjamin Aleksandrovic Kaverin (1902-1989), una delle voci più liberali della letteratura sovietica, ha esordito negli anni ’20 nell’ambito del gruppo “I fratelli di Serapione” con originali racconti, Cronaca della città di Lipsia, Il grande gioco, La botte, Fine di una banda (Marietti, 1983), in cui mescolava l’elemento fantastico e poliziesco. L’interesse per i meccanismi dell’intreccio narrativo caratterizza le sue opere successive, Lo scandalista (Mondatori, 1970) Il pittore è ignoto (Einaudi,1966), L’appagamento dei desideri, ambientate fra gli intellettuali di Pietrogrado/Leningrado. Criticato aspramente per il disinteresse dimostrato per le tematiche rivoluzionane. lo scrittore fu costretto a rivolgersi a materiale più realistico. Frutto di questa svolta è il romanzo l due capitani (tradotto in italiano con il titolo II pilota dell’artico, Bompiani, 1980), resoconto di una spedizione nell’artico, che ebbe un grandissimo successo e divenne un classico della letteratura giovanile.
Le sue opere successive sono dedicate alla rievocazione della Russia provinciale prerivoluzionaria (Il libro aperto). al ricordo dell’infanzia e dell’adolescenza (Davanti allo specchio), della temperie culturale di cui Kaverin stesso è stato uno dei protagonisti. Nella trilogia Finestre illuminate, in L’interlocutore e soprattutto in Epilogo, la sua ultima opera, Io scrittore ha pubblicato scottanti documenti del suo archivio, e ricostruito avvenimenti come il caso Pasternak, la pubblicazione del romanzo Il Maestro e Margherita, l’espulsione di Solzenicyn, con precisione e coraggio. Doti che hanno fatto si che Io scrittore non venisse dimenticato dopo la fine dell’Unione Sovietica: proprio dal suo più famoso romanzo I due capitani, è stato tratto il primo musical russo, quel Nord-Ost brutalmente interrotto dall’assalto dei terroristi ceceni nel teatro di Mosca nel novembre 2002.
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IL GRANDE GIOCO
Pubblicato nel 1925 sull’almanacco Literaturnaja Mysl’, n. 3, e l’anno successivo in volume insieme a Fine di una banda (Konec chazy), con cui ha in comune il motivo dei bassifondi e Dell’avventura, il romanzo Il grande gioco (Bol’šaja igra) racconta con eleganza una storia di spionaggio. Palese è il rimando al romanzo Kim di Kipling, da cui Kaverin deriva il titolo (il Grande Gioco è, nel servizio segreto, la strategia delle trame spionistiche) e la motivazione prima. Il grande gioco è però anche il gioco d’azzardo che vede i due protagonisti incontrarsi nell’ultimo capitolo al tavolo verde di una bisca per una sfida decisiva che vedrà il predominio dell’uno e la rovina finale dell’altro.
La genesi di questo breve romanzo è complessa: la prima stesura risale all’estate del 1923 e reca il titolo Šuler Dieu (Il baro Dieu), dove Dieu è un cognome ed è scritto in caratteri latini.
Partendo da un’ambientazione esotica, l’Etiopia, e da un documento realmente esistito, la storia è imperniata sul contrasto fra l’agente inglese StephenWood, che si crede Dio, e il flemmatico professor Panaev, l’agente russo. Lo spunto da cui muove lo scrittore è reale come lo sono anche personaggi, riferimenti storici e eventi legati alla successione dell’imperatoreMenelik e alla Storia della penetrazione russa in Etiopia.
Su questo sfondo storicamente valido, Kaverin inserisce la sua finzione artistica che si apre con la presentazione di uno dei due protagonisti, il professor Panaev.
Rilevante è l’uso che Kaverin fa nel romanzo del motivo del gioco. Da una parte c’è il gioco continuo dell’autore con la trama e con i suoi personaggi, dall’altra il Gran Gioco, inteso sia come gioco
spionistico che come gioco d’azzardo, nella fattispecie chemin de fer e štoss,- una variante del faraone,- a cui si sfidano Panaev e Wood. La tradizione romantica del gioco di carte come «gioco con
la morte» nella poetica dell’avanguardia russa assume un carattere parodico da humor nero, particolarmente forte in Igra v adu (Gioco all’inferno) di Chručenych e Chlebnikov.
Il grande gioco è strutturato in modo tale che l’azione si svolga a incastro per arrivare alla logica dello scioglimento. Il duello fra i due protagonisti avviene su due piani: da una parte per il possesso
del proclama del negus, dall’altra per il predominio al tavolo da gioco. Chi perde al “Gran Gioco”, soccombe, e, per quanto sia paradossale in una storia con due antieroi,- uno rappresenta il bene e l’altro il male.