Paolo Puppa, già ordinario di storia dello spettacolo all’Università di Venezia, ha alle spalle volumi su Pirandello, Fo, Rosso di San Secondo, Ibsen, D’Annunzio, Goldoni, storie della messinscena e della drammaturgia, monografie su attori come Baseggio, su registri come Brook e sul monologo. Appena uscita La recita interrotta, sulla trilogia meta-teatrale pirandelliana. Come coeditor, ha diretto nel 2006 The History of the Italian Theatre, nel 2007 Encyclopedia of the Italian Literature, nel 2013 Differences on stage. Co-dirige altresì la rivista Archivio d’Annunzio. Come commediografo, ha all’attivo molti copioni, pubblicati, tradotti e rappresentati anche all’estero, tra cui La collina di Euridice (premio Pirandello ’97), Zio mio (premio Bignami-Riccione ’99), Parole di Giuda da lui stesso interpretato (premio Associazione critici di teatro 2006), Tim e Tom (premio Campiglia marittima 2008), Scosse in famiglia (premio Ugo Betti 2018). Si ricordano anche Famiglie di notte, Venire, a Venezia, Cronache venete, Le commedie del professore e il recente Altre scene. Copioni del terzo millennio. Nel 2015, il romanzo Ca’ Foscari dei dolori.
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IL TEATRO DELLA PANDEMIA
“Diario del Virus”, monologo scritto nel 2020 durante il lockdown, fa parlare il mostro, compiaciuto della strage e stupito davanti alla resistenza degli umani. Gli altri due copioni, stesi vent’anni prima, affrontano entrambi il tema del lutto, ma nella versione individuale, non collettiva, declinandolo inoltre con registri grotteschi. “La collina di Euridice”, collocata nelle colline venete, affronta infatti la scomparsa di una figlia, venuta a mancare all’improvviso distruggendo le ragioni di una coppia. “Ponte all’Angelo”, ambientato in una Venezia spettrale, singolarmente profetica delle città vissuta in questi ultimi tempi, vede al centro un anziano professore, visitato da un amico deceduto nel tempo della sua giovinezza, ignaro di essere morto.