Paola Ferretti ha conseguito un Ph.D presso l’Università di Cambridge (U.K.). Insegna Lingua e Letteratura Russa presso il Dipartimento di Studi Slavi e dell’Europa Centro-Orientale dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Ha curato diversi volumi di autori russi, tra cui Michail Kuzmin (La prodigiosa vita di Giuseppe Balsamo, conte di Cagliostro, Sellerio, 1991), Vasilij Malinovskij (Un Russo in Inghilterra e Note dalla Moldavia, Ibis, 1999), Aleksej Tolstoj (Don Giovanni, Bulzoni, 2003). E’ autrice della monografia A Russian Advocate of Peace: Vasilii Malinovskii (1765-1814), Kluwer Academic Publishers, 1998.
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Il destino di Charles Lonceville
Nel 1932, su invito di Gor’kij, Paustovskij si reca a Petrozavodsk per ricostruire le vicende legate alla locale Fonderia, risalente ai tempi di Pietro il Grande. Durante una passeggiata si imbatte in una stele funeraria su cui è scritto: “CharlesEugène Lonceville, ingegnere artigliere della Grande Armata dell’Imperatore Napoleone, nato nel 1778 a Perpignan, morto nell’estate del 1816 a Petrozavodsk, lontano dalla patria. Che la pace discenda sul suo cuore tormentato”. Dopo un intenso lavoro d’archivio, il personaggio di Lonceville prende vita come una figura in carne ed ossa, vissuta più di cento anni addietro, e trascina con sé tutte le altre linee narrative, che si ricompongono in un vivido mosaico.
Nell’abbracciare il travaso di un’epoca nell’altra, Paustovskij riesce a far incrociare i destini dei suoi protagonisti fittizi con una folta schiera di silhouettes reali: da Pugkin a Goethe, da Caterina II ad Alessandro I, da Gascoigne a Voronichin. La rappresentazione della Russia sofferente nella morsa della tirannia si fonde con la visione dei fondali di neve e fango in cui affonda il suo sterminato territorio, in contrasto con le magnificenze di una Pietroburgo monumentale e sfuggente. Opera di passaggio dal Paustovskij “romantico” a quello “realista”, il racconto travalica la dimensione cronologica in cui è collocato e si proietta nel presente dei giorni di Stalin anche in virtù di una fitta rete di allusioni al clima di sospetto, ai soprusi e alle delazioni che si ripresentano immutati da un’epoca all’altra.Traduzione e introduzione a cura di Paola Ferretti
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RANGO E DENARO
Il giovane ufficiale di belle speranze Vadim Svirskij, dal patrimonio tutt’altro che ragguardevole, conosce a un ballo la candida e incantevole Vera. Da Don Giovanni a tempo quale era stato fino ad allora, si tramuta in devoto sacerdote di un unico, ossessivo culto: l’amore per Vera. Ma la storia è destinata ad essere travolta dai pregiudizi della società russa del primo Ottocento. Alla mente si affaccia tutto un universo divenuto familiare al lettore occidentale grazie a PuSkin, Lermontov e Tolstoj, ma che viene narrato qui per la prima volta con occhi femminili.
Rango e denaro si legge come una creatura letteraria delle più, singolari: narrativamente ricercata, ibrida per lingua e stile, incerta tra la celebrazione dell’ebbrezza allucinatoria di una passione senza confini e la sua patetica parodia. E soprattutto, in bilico tra la critica alle ragioni del “beau monde” e la rappresentazione, anche se tutt’altro che impassibile, della sua auto-assoluzione.