Evdokija Petrovna Rostopcina (1811-1858), poetessa e scrittrice, acclamata come “la George Sand russa”, conobbe tra gli anni Trenta e Quaranta del XIX secolo il suo periodo di massimo fulgore. Donna colta e affascinante, fu brillante animatrice di salotti letterari e intrattenne rapporti di amicizia con alcuni degli indiscussi protagonisti letterari del suo tempo, tra cui Aleksandr Puskin, Michail Lermontov, Vasilij Zukovskij e Vladimir Odoevskij. Oltre ad alcune raccolte di versi, fu autrice di racconti (Bozzetti del bel mondo, 1839), romanzi (Una donna felice, 1851-1852; Palazzo Forlì, 1854), un romanzo in versi (Diario di una fanciulla, 1842-1850), un’opera storica in versi (La monaca, 1842) e alcuni drammi (La solitaria, 1850; La figlia di Don Giovanni, 1856).
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RANGO E DENARO
Il giovane ufficiale di belle speranze Vadim Svirskij, dal patrimonio tutt’altro che ragguardevole, conosce a un ballo la candida e incantevole Vera. Da Don Giovanni a tempo quale era stato fino ad allora, si tramuta in devoto sacerdote di un unico, ossessivo culto: l’amore per Vera. Ma la storia è destinata ad essere travolta dai pregiudizi della società russa del primo Ottocento. Alla mente si affaccia tutto un universo divenuto familiare al lettore occidentale grazie a PuSkin, Lermontov e Tolstoj, ma che viene narrato qui per la prima volta con occhi femminili.
Rango e denaro si legge come una creatura letteraria delle più, singolari: narrativamente ricercata, ibrida per lingua e stile, incerta tra la celebrazione dell’ebbrezza allucinatoria di una passione senza confini e la sua patetica parodia. E soprattutto, in bilico tra la critica alle ragioni del “beau monde” e la rappresentazione, anche se tutt’altro che impassibile, della sua auto-assoluzione.