Dante Maffia tutto ebbe inizio con il nome
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“La poesia va diretta al cuore, e incendia la testa. La frequentazione con la poesia, per Maffia, non ammette pause. Il poeta ha bisogno di esprimersi con continuità così come necessita dell’acqua per dissetarsi. La poesia non è qualcosa di importante per la sua vita, è la sua vita.”
SKU: | 978-88-99514-31-0 |
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Category: | I quaderni dell'irfea |
Anno | 2016 |
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Autore | |
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Raffaele Vincenzo Barone
Pittore di Vaccarizzo Albaneseil 15 dicembre del 1953. Un altro caso di emigrazione per poter dare esito alla sua voca-zione artistica, come per tanti pittori calabresi del passato? No. Come ben si intuisce dalla ricostruzione della vita e della carriera artistica compiuta in queste pagine, l’emigrazione di Raffaele Vincenzo Barone in Argentina andrebbe inseri¬ta nel più complesso fenome¬no dell’epoca che vide tanti italiani, fra essi moltissimi ca-labresi, cercare fortuna nel Nuovo mondo. Egli, infat¬ti, studiò normalmente presso l’istituto tecnico della città di Cosenza e nessuna fonte in-forma del suo talento per la pittura, ma anche questa si do-vrebbe evincere dalla sua de-cisione, dopo gli studi tecnici, di trasferirsi a Firenze per fre-quentare l’Accademia di Belle Arti, dove studiò sotto il mae-stro Carlo Manzini.
dalla Prefazione di Giorgio Leone
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POEMETTO PER IL RE DI NAPOLI
In questo poemetto si avverte immediatamente il fiato caldo di chi ha attraversato molte esperienze e ne ha tratto insegnamenti e verità che poi hanno saputo fiorire e trovare una loro dimensione, una peculiarità personale e inconfondibile. Di Giacomo conosce il peso delle parole e te adopera senza sprecarle, con un timbro che evita di sfociare nella musica esteriore, con una cadenza che ci accompagna all’interno di un mondo che è riuscito a contemperare maniere diverse d’espressione, amalgamando la lirica all’epica, l’elegia al narrativo poetico, il parlato basso con l’aulico. Ci sono versi che sembrano creare una danza di immagini e altri che si diluiscono in accensioni che ci portano nelle atmosfere della storia senza appesantirsi.
Si avverte che Di Giacomo è transitato attraverso infinite controversie abbeverandosi alle fonti alte della poesia, per questo ci fa scaldare al fuoco di una umanità alta fuori da sentenziosità e da intellettualismi che pure potevano affacciarsi dato l’argomento. Egli sa dosare immagini e pensiero con accortezza, sa assegnare ad ognuna delle quattro parti il ruolo necessario per farci comprendere il tuffo nella dimensione che fa scoprire le verità inconfutabili dell’essere.
Accade ciò senza sforzo, con naturalezza, perché il poeta coglie ogni cosa stupito e ammirato di essere il protagonista eccezionale di un incontro eccezionale.(dalla Prefazione di Dante Maffia)
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Per Lelia
I racconti, le testimonianze, gli scritti in genere raccolti in questi antologia vogliono avere due valenze. Da un verso intendono essere una testimonianza di affetto nei confronti di Lelia Risole, di cui vogliono rinverdire la memoria a quattro anni circa dalla sua dipartita, da un altro verso vogliono indurre a una riflessione sul tema della diversità e, più in generale, dell’alterità. Sono due valenze che si ricompongono in una sola, data la loro inscindibile significatività circa le sollecitazioni che ci offrono. La testimonianza nasce da un atto d’affetto ma quell’atto è solo il punto d’avvio del processo di riflessione.ln altre parole il sentimento si coniuga con la ragione indotta alla riflessione consapevole grazie alle emozioni suscitate delle narrazioni. Il messaggio che si vuole dare è racchiuso in alcune riflessioni di Lelia, che ebbe a scrivere: «proviamo a considerare la diversità un valore, [e l’altro] una persona da scoprire, una possibilità di arricchimento reciproco […] per vivere attivamente e in modo costruttivo la nostra società» e per «costruire una nuova cultura della disabilità, della diversità nei suoi molteplici aspetti, per abbattere le barriere mentali, per allargare le vedute su orizzonti di solidarietà, comunicazione e sensibilità intelligente», nella consapevolezza che il vero «problema sociale non è la disabilità ma la mentalità, la crescita di una cultura errata sul termine “diversità”, una mentalità difficile da cambiare in poco tempo».
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Dante Maffia la forza della parola
“Un omaggio a Dante Maffia, questo vogliono essere le pagine che seguono. Un omaggio doveroso non tanto perché coglie l’occasione del conferimento della cittadinanza onoraria da parte del comune di Cassano all’lonio ma soprattutto perché Maffia è unanimemente riconosciuto come una delle più autorevoli voci della cultura internazionale. È doveroso, questo omaggio, anche perché lui affonda le radici delle sue origini non solo nel paese che gli ha dato i natali e ha nutrito la sua prima formazione, Roseto Capo Spulico, ma anche in Cassano all’lonio, paese natale del padre Salvatore, paese pienamente vissuto dallo stesso Dante” (dall’introduzione).
Per questo omaggio ci è parso opportuno impreziosire la copertina con il mare Jonio, il mare del mito e dei sogni, il mare di Sibari e di Pitagora.
La fotografia, di Maurizio Guarino, dalla foce del Crati, fiume, anch’esso, un mito ancora vivo, apre lo sguardo all’orizzonte per cui viene spontaneo pensare ai versi che Maffia scrive per le figlie: “Come discese da un fiume / che cadenza il suo corso e verdeggiando / abbraccia il mare aperto, dove ci sono / navi pronte a salpare. / L’orizzonte una facondia di sussurri”. Sussurri come potrebbe essere la Grecia d’oriente, madre di quella Sibari che come un lampo illuminò la cultura del nostro territorio tanto che, scrive Dante Maffia, “ancora i sibariti lamentano / sulla riva dello Jonio la caduta / del mistero e l’esaltazione dell’arbitrio. / Crotone non esiste per la poesia”. (Da Di Rosa e di rose).
Se il mare ricorre spesso nelle pagine scritte da Maffia (“sono uomo di mare e di passione”, scrive), lo Jonio in particolare, ha attraversato la sua vita e continua a farlo: “I francesi ti sanno donna / e io lo so perché: / per i tuoi seni immensi, / per la tua tenerezza quando sogni. / Mi piace che m’aspetti e che festeggi / i miei ritorni: / già alla Grilla m’investe l’euforia / delle tue onde. / Ed è bello che non m’assegni colpe / per le mie fughe e i miei dinieghi. / Vorrei sradicare le radici: ne sorridi, / mi accogli allegramente e fai le fusa. / E appena sono in te sento / che t’apri a un’armonia immacolata. / Mi dici: riposati, ti cullo, / dimentica gli affanni, / ci son io / a preservarti dall’invidia. / lo sono la tua sposa / e il tuo futuro. / Devo crederti o uccidere Calipso / che ancora implora ad alta voce Ulisse? / Sei la mia culla. / Sarai la mia bara eternamente?”(Lo Jonio sposa, inedito)
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SUL GOLGOTHA
Testi di Dante Maffia, Carmelo Mezzasalma, Cecilia Perri, Francesco Savino, Giuseppe Zumpano.
Opere pittoriche di Mario Pitocco e Serena Maffia -
SULLA VALUTAZIONE SCOLASTICA
RiflessioniQuesto libro vuole invitare i lettori a una riflessione sul tema della valutazione scolastica, uno degli aspetti più delicati dei processi formativi, spesso fonte di ansie e di preoccupazioni per le sue ricadute sul piano emotivo e affettivo dei soggetti coinvolti.
Partendo da questi presupposti vengono ripercorsi i significati che assume il termine valutazione in relazione ai modelli culturali che la sorreggono e che orientano anche l’azione educativa e didattica. È un approccio problematico che, tra l’altro, tenta di dar conto della notevole estensione semantica del termine e che rifugge dall’idea che nel parlare di valutazione ci si possa limitare a disa mine sui metodi, sulle tecniche e sugli strumenti, espressioni di un ben più vasto quadro di riferimento. L’idea di fondo che traspare dalla ricerca è che la valutazione è chiamata a contribuire al massimo sviluppo delle potenzialità di ogni persona, sostenendo il lungo cammino che conduce alla formazione di menti autonome in grado di auto-valutare le proprie prestazioni non solo per perseguire il successo formativo ma anche in vista di un apprendimento per l’intero arco della vita che, in quanto momento del più generale processo del “prendere forma”, contribuisce alla costruzione dell’identità del sé. -
ARGENTINA, PARAGUAY E BRASILE
ricordi, impressioni e consigliPubblicato la prima volta nel 1906 dalla Tipografia Torinese, Argentina, Paraguay e Brasile: ricordi, impressioni e consigli, è la narrazione del lungo viaggio e delle vicende che portarono Riccardo D’Elia a stabilirsi nei villaggi di Sào Vicente e Jaguari nel Rio Grande do Sul. Il medico calabrese il 10 maggio del 1888, quando «un lembo di cielo appariva ancora chiaro, e le nuvole s’intagliavano più nere e più enormi, mentre la luna pallida e grande a poco a poco sorgeva dietro una catena di monti», lascia Cassano allo Ionio in Calabria. Parte non perché costretto da stringenti motivi economici quanto per inseguire il sogno di un diverso tenore di vita, di avventure e di ricerca di felicità e di fortuna, come tanti della sua stessa estrazione sociale attratti non solo dalle informazioni che ricevevano dalla rete amicale già emigrata ma anche dalle prospettive di sviluppo dei paesi dell’America latina le cui politiche favorivano l’immigrazione, anche quella di medici e di altri professionisti.
Sono pagine dense di emozioni quelle di D’Elia, in cui la storia individuale e familiare, le sue vicende nelle terre di alcuni paesi dell’America latina e le sue annotazioni divengono fonte storica per la conoscenza della formazione del Rio Grande do Sul, come sottolinea Nuncia Santoro de Constantino. Ma sono anche uno spaccato sulle memorie del paese custodite nella mente e nel cuore degli emigrati, sulle loro consuetudini in terre altre, sulle loro fortune e sulle loro sfortune, come sono il commosso racconto-diario delle tappe di un viaggio percorso insieme a Carlotta, moglie adorata, alla bambinaia, all'”idolatrata” figlioletta Maria, al cugino Leonardo Taranto con la moglie Clotilde. Sguardo curioso, ma sempre vigile e documentato, quello del medico cassanese, emigrato in Paesi altri dove ha modo di ammirare la lussureggiante natura, di osservare le principali attività economiche e di conoscere la cultura dei luoghi e dove, quando lo sguardo si posa sul paesaggio, si fa dirompente la commozione nel ricordo del paese natio.